Con un aumento record dei prezzi del 29,6% sono le pere a far registrare di gran lunga il maggior aumento dei listini al dettaglio tra i prodotti agroalimentari. Un’analisi Coldiretti sui dati Istat relativi all’inflazione mette sul podio dei rincari anche la pasta (+10,8%) e i frutti di mare (+9,8%) con il caro energia che impatta sul gasolio per rifornire i pescherecci a rischio di rimanere in banchina. E’ il risultato del mix tra caro bolletta – l’agroalimentare assorbe fino all’11% dei consumi industriali di energia totali – e cambiamenti climatici, tra gelate e siccità.

La produzione di pere nel 2021 ha chiuso con 276 milioni di chili contro i 770 milioni di chili di cinque anni fa, con una riduzione del 64%. Un crollo dovuto anche agli attacchi di parassiti come la cimice asiatica e al massiccio ricorso all’importazione di prodotti spacciati per italiani senza esserlo, secondo la confederazione. Tante le condizioni che hanno tagliato anche altre produzioni, dal 25% per il riso al 10 % per il grano, dal 15% per la frutta al 9% per il vino.

Per le semine di grano per pasta e pane, fa sapere la Coldiretti, gli agricoltori sono stati costretti ad affrontare aumenti dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le lavorazioni dei terreni, senza dimenticare che l’impennata del costo del gas, utilizzato per la produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare i prezzi dei concimi anche del 143%. L’aumento dei costi riguarda anche l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per ortaggi e tutto il segmento degli imballaggi, dalla plastica (+72%), al vetro (+40%) alla carta (+31%) per le etichette; il tutto andando ad incidere sulle filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi.

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