Una clausola capestro per impedire ai giovani dipendenti di esercizi pubblici e ristoranti di lasciare il posto di lavoro anzitempo. Una vera e propria penale, una tassa di mille euro indicata nel contratto di assunzione per impedire licenziamenti volontari anticipati. E’ l’ultima trovata nella Marca trevigiana, nota per la quantità di ristoranti, bar e trattorie, dove da tempo si registra una penuria di manodopera. I giovani hanno così di fronte diverse opportunità occupazionali, che li inducono a cambiare anzitempo.

La denuncia del fenomeno viene dalla Filcams-Cgil. Il segretario provinciale Alberto Irone esibisce una lettera di assunzione eloquente. La premessa solennizza: “Resta inteso che il rapporto, per tutta la sua durata pari a circa 2 mesi, sarà regolato dal Contratto nazionale del settore Turismo – Pubblici esercizi e si intenderà automaticamente risolto il 31 gennaio 2022 senza preavviso da parte”. Subito dopo il riferimento all’articolo 2119 del Codice civile. “Lei, salvo le motivazioni per giusta causa, si vincola a non dimettersi durante tutta la durata del rapporto di lavoro”. Fin qui nulla da eccepire. Ma segue la clausola-tagliola: “Le parti qui firmatarie concordano che le eventuali dimissioni anticipate comporteranno l’applicazione di una penale pecuniaria valutata consensualmente in € 1000 (mille), fatta salva l’ulteriore possibilità di richiesta di risarcimento del danno”. Quindi, per un contratto di 2 mesi viene quantificata in modo anomalo una penale non prevista, ma il datore di lavoro si tiene anche le mani libere di fronte a un possibile ulteriore richiesta di danni.

Nei primi 30 giorni di prova, mentre il datore di lavoro può licenziare, il dipendente non se ne può andare, altrimenti deve pagare mille euro. Dopo queste clausole blindate, il datore di lavoro è ben felice di scrivere al dipendente: “Le diamo il benvenuto e le rivolgiamo un cordiale augurio di buon lavoro”.

Spiega Irone: “Tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 sono venuti in sede decine di lavoratori, appartenenti ad aziende diverse, perché i loro datori stanno allegando ai contratti individuali clausole capestro. Un cameriere assunto per due mesi a tempo determinato, quindi nel caso si dimettesse o lasciasse il posto prima, dovrebbe pagare una multa salatissima, anche superiore alla paga base. Non essendoci personale, vengono inserite queste condizioni vessatorie”. Insomma, uno non viene pagato per quello che fa, ma viene non-pagato per quello che ha fatto se decide di andarsene.

Ma non è normale che un datore di lavoro cerchi di trattenere i dipendenti? La risposta del segretario provinciale di Filcams-Cgil: “C’è una disciplina giuridica che dice che se sono assunto a tempo determinato e mi allontano prima del termine, in linea teorica, il datore può rivalersi per il periodo lasciato scoperto. Ma qui accade una cosa diversa: è una penale consensuale che viene imposta a priori. È la prova di come le garanzie dei lavoratori si riducano sempre di più”.

A volte, infatti, il giovane lascia il posto di lavoro temporaneo, non solo perché ha prospettive di assunzioni a tempo indeterminato da qualche altra parte, ma anche perché non ha trovato nel primo lavoro le condizioni che gli erano state prospettate. In un caso, un cameriere si era infortunato dopo 20 giorni e non aveva piò potuto riprendere: si è trovato uno “zero” in busta paga. Il consiglio del sindacato: “Bisogna essere molto attenti, facendosi assistere al momento della stipula del contratto perché una volta che lo si è firmato è difficile farlo annullare”.

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