Alle 16.49 in punto 29 palloncini lanciati in cielo per ricordare ognuna delle vittime della tragedia dell’Hotel Rigopiano, al culmine di una cerimonia iniziata con una fiaccolata e finita all’imbrunire, a cinque anni esatti da quella valanga che travolse il resort. A portare la vicinanza delle istituzioni ai parenti delle vittime e agli undici sopravvissuti c’erano a Farindola, in provincia di Pescara, tra gli altri, il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, il presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri, il prefetto e il questore di Pescara, Giancarlo Di Vincenzo e Luigi Liguori. “Chiediamo verità ancor prima di giustizia, perché la giustizia presuppone anche un prezzo alto e caro da pagare” ha detto a Chieti, dinanzi al monumento dedicato alle vittime, Alessandro Di Michelangelo, fratello di Dino, poliziotto morto a Rigopiano con la moglie Marina Serraiocco.
Sul luogo del disastro che segnò quel 18 gennaio 2017, Gianluca Tanda, tra i portavoce del Comitato Vittime, ha detto che fanno ben sperare le parole del capo della Procura di Pescara, Giuseppe Bellelli, il quale ha pubblicamente detto, nei giorni scorsi, “di voler chiudere la prima fase processuale di primo grado entro l’anno”. “Non c’è memoria se non c’è giustizia – ha dichiarato Tanda – Noi veniamo qui a testa china perché non pensiamo di non aver fatto tanto, non abbiamo colpa, ma dobbiamo cercare a tutti i costi questa giustizia. Sono passati cinque anni e tante cose successe rimarranno seppellite sotto questa neve, ma quel senso di giustizia dobbiamo averlo. La paura fino a ieri era che passasse l’idea che fosse stato il terremoto. Proprio oggi è uscita la notizia che, secondo una perizia, il terremoto non ha provocato la valanga”.

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