Scoprire la scienza, provando a farla sul campo. È questa l’idea alla base di “Alla scoperta degli animali robotici”, il progetto del ministero dell’Università e della Ricerca, per permettere ai più piccoli di avvicinarsi al mondo dell’osservazione e degli esperimenti. L’iniziativa è rivolta agli studenti delle scuole elementari e medie ed è un modo innovativo di diffondere la cultura scientifica. Infatti “chi aderisce riceve nella propria classe un robot animaloide – spiega Edoardo Datteri, professore ordinario di Logica e Filosofia della Scienza e coordinatore del RobotiCSS Lab del Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione dell’Università Bicocca – Può così studiarne il comportamento e fare ricerca, in modo da capire nella pratica come funziona il pensiero scientifico”. Per gli insegnanti che desiderano partecipare, dal 19 febbraio si terranno dei corsi di formazione. Le iscrizioni termineranno a breve.

L’elemento più curioso dell’esperienza è sicuramente la scelta di usare dei Coderbot – piccoli robot programmati per simulare il comportamento animale: “Non volevamo concentrarci su una materia particolare, come fisica chimica biologia – racconta Datteri – ma lavorare sul processo scientifico, di conoscenza e di pensiero. Così abbiamo preferito proporre un oggetto neutro”. In realtà i robot fisicamente non assomigliano a cani, gatti o altri animali. Però riescono a riprodurne tutti i comportamenti tipici. I bambini quindi possono lavorare come veri e propri ricercatori: “Fanno osservazioni ed esperimenti, formulano ipotesi. Svolgono così un’attività etologica”. O meglio robo – etologica, dal momento che il loro oggetto di studio non sono degli esseri viventi. Inoltre il 4 novembre, a conclusione del progetto, i giovani scienziati presenteranno i risultati della loro esperienza in un ciclo di conferenze organizzate dall’Università Bicocca. “Si tratterà di convegni standard – afferma il Filosofo delle Scienze – ma i bambini saranno i relatori e discuteranno tra loro – e con il pubblico – quello che hanno scoperto”. In un momento in cui “la scienza, come fonte di conoscenza, è sotto attacco – spiega ancora Datteri – è fondamentale promuovere la cultura scientifica, ma non solo come comunicazione dei risultati. Noi vogliamo educare al pensiero scientifico e permettere di capire come funziona”.

“Alla scoperta degli animali robotici” poi rappresenta un’occasione per trasformare in pratica una materia che, almeno tra i banchi di scuola, è molto teorica: “Spesso si insegnano le scienze, ma non si fanno fare. Gli studenti imparano sui libri, ma non si mettono mai in pista – ammette il filosofo – Questa attività invece è molto interattiva. Permette di lavorare a diretto contatto con la scienza, di capirne i metodi, di vedere subito se un esperimento è fatto bene o è fatto male”. Per accompagnare bambini e ragazzi nel loro percorso di avvicinamento alla robo-etologia è fondamentale il supporto degli insegnanti. Per questo il Mur ha finanziato corsi di formazione specifici: “L’obiettivo è ragionare su cos’è la scienza e su cosa di questa è importante con chi va in classe e ne parla”. La partecipazione è gratuita. Si possono iscrivere docenti educatrici ed educatori delle scuole primarie e secondarie di primo grado. La formazione teorica – della durata di 30 ore – inizierà a febbraio e si concentrerà sulle basi filosofiche del metodo scientifico. Nella parte pratica invece impareranno come condurre un’attività robo – etologica in classe.

La riflessione sul metodo, d’altra parte, è al centro del progetto. “Alla scoperta degli animali robotici” nasce infatti dall’interazione di tre dimensioni, legate a camici e provette in maniera collaterale: quella della pedagogia, della didattica e della filosofia. E punta proprio su questi aspetti per avvicinare i più piccoli ad una materia, apparentemente ostica e distante, ma fondamentale per “capire il mondo contemporaneo e quello che ci circonda”. Però l’esperienza non coinvolgerà esclusivamente i bambini delle scuole: durante i convegni, “cercheremo di metterli in contatto con scienziati veri”. Il confronto con chi agisce sul campo tutti giorni infatti può arricchire l’esperienza degli scienziati più giovani. Secondo Datteri e i suoi colleghi, “l’approccio può risultare interessante anche per il futuro”. I prossimi passi, dopo l’avvio del progetto, saranno renderlo visibile a livello nazionale, in modo da ampliare la platea dei partecipanti. L’iniziativa si svolge con il patrocinio della Silfs – Società Italiana di Logica e Filosofia delle Scienze. Partecipa anche l’Associazione Yunik.

Articolo Precedente

Uso nelle mascherine nelle scuole, alcuni studi ne hanno messo in dubbio l’efficacia

next
Articolo Successivo

Covid, il Tar del Lazio sospende la circolare sulla gestione domiciliare: una boccata d’ossigeno

next