Durante il brindisi di fine anno via Zoom di Articolo Uno, Massimo D’Alema apre al ritorno nel Partito Democratico: “La principale ragione per andarcene era una malattia terribile che è guarita da sola”, il riferimento è al renzismo, preso a paradigma della correttezza della lettura politica fatta a quel tempo da chi decise di lasciare il Pd: “Oggi pochi possono negare la fondatezza di quel giudizio, alcune delle nostre ragioni sono risultate tali”.

“Abbiamo un patrimonio di passione politica, di cultura politica, che può essere ancora utile al paese. Abbiamo di fronte un anno complicato, con scelte difficili. Il tema principale è quello di un ritorno in campo della politica – ha continuato -. Noi dobbiamo riguadagnare con intelligenza il terreno della democrazia politica, a partire dall’elezione del Capo dello Stato. Probabilmente non è plausibile che ancora una volta sia il centrosinistra a dare le carte, lo abbiamo fatto per molti anni, ma i rapporti di forza erano diversi. Però bisogna cercare di fare in modo che venga fuori una soluzione che riapra il campo della politica, anche se dovrà essere una soluzione di compromesso. L’idea che il presidente del consiglio si auto-elegge Capo dello stato e nomina un altro funzionario del ministero del Tesoro al suo posto, mi sembra una prospettiva non adeguata per un grande paese democratico come l’Italia”.

E conclude: “Si faccia un passo decisivo in avanti nella ricostruzione di una grande forza progressista. Alla fine non sarà il partito che volevamo noi, ma secondo me vale la pena di portare questo patrimonio che noi rappresentiamo nel contesto di una forza più grande”.

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Lavoro, Bersani: “Servono idee nuove. Il campo progressista deve darsi una mossa e tornare ad essere un riferimento su questo tema”

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