“Temo che David custodisse informazioni molto sensibili, specie per il ruolo nevralgico che ricopriva in una città come Siena”. A parlare, in un’intervista al Corriere della Sera, è Antonella Tognazzi, moglie di David Rossi, il capo della comunicazione di Montepaschi che la sera del 6 marzo 2013 è precipitato dal terzo piano di Rocca Salimbeni, a Siena, sede della banca, dove aveva il suo ufficio. “Provo rabbia – dice -. Dopo anni si parla di prove inquinate. No, il mio David non si è suicidato. Custodiva segreti“. Per la moglie, David Rossi riposerà in pace “quando gli verrà resa giustizia e verrà riconosciuto che persona era David. Lo hanno fatto passare da tutto. E qualora si fosse voluto togliere la vita, come dice sua mamma Vittoria, non lo avrebbe fatto certo in banca”. Perché qualcuno avrebbe dovuto uccidere suo marito? “È la domanda su cui lavoriamo da nove anni – risponde -. E a cui purtroppo non c’è ancora risposta”.

Proprio oggi è stata diffusa una lettera inviata dall’avvocato Andrea Vernazza al presidente della Camera Roberto Fico. Il legale parla a nome dei pm che all’epoca dei fatti si occuparono del caso Rossi a Siena: Aldo Nadalini, Antonio Nastasi e Nicola Marini. Nella missiva il legale contesta il comportamento di alcuni membri della Commissione e la scelta di alcuni consulenti. Contestazioni alle quali Fico replica: “La commissione sulla morte di David Rossi sta portando avanti il suo lavoro su una vicenda molto delicata su cui è fondamentale far luce”, dice il presidente della Camera, facendo notare che “le prerogative e i poteri delle commissioni parlamentari d’inchiesta sono definiti dalla nostra Costituzione”.

Nella sua lettera al presidente della Camera l’avvocato Vernazza contesta alcune affermazioni o interviste rilasciate da alcuni componenti della Commissione, Luca Migliorino (M5s) e Walter Rizzetto (Fdi), e dallo stesso presidente Pierantonio Zanettin, di Forza Italia. Nella lettera del legale, secondo il quale i lavori dovrebbero svolgersi nel principio della riservatezza, si contesta anche la scelta di due consulenti. In particolare nella lettera vengono segnalate a Fico le affermazioni rilasciate dal vicepresidente Migliorino in un video riguardo ai risultati dell’indagine della Commissione e alcune interviste rilasciate dal deputato Fdi Rizzetto a quotidiani. Nella missiva a Fico si fa poi riferimento alla partecipazione alla trasmissione televisiva Quarta Repubblica del presidente della Commissione parlamentare Zanettin. Durante la trasmissione, in cui si parlava dell’attività svolta dai magistrati della procura di Siena e delle dichiarazioni fatte dal colonnello Pasquale Aglieco, ex comandante dei carabinieri del comando provinciale di Siena, il legale dei pm contesta a Zanettin di aver definito “scandaloso” l’operato degli stessi magistrati.

Aglieco è il testimone che alla commissione d’inchiesta ha detto di “essere entrato nella stanza di Rossi, insieme ai tre pm Nicola Marini, Aldo Natalini e Antonino Nastasi”, molte ore prima dell’arrivo della polizia scientifica, intervenuta solo a mezzanotte. “Nastasi si è seduto sulla sedia di Rossi – ha ricordato l’ufficiale – e ha acceso il computer”, manovrando il mouse “con una penna”. Uno dei tre pm, inoltre, “ha preso il cestino e lo ha svuotato sulla scrivania”. Dentro “erano contenuti i fazzolettini sporchi di sangue” (poi distrutti senza che ne venisse mai analizzato il Dna) e “i bigliettini” che sembrerebbero ricondurre il fatto a un suicidio. Quegli stessi biglietti verranno trovati in un altro punto della stanza. E ancora: sul telefono di Rossi arrivò una chiamata di Daniela Santanché, a cui rispose uno dei pm. “Mi sembra Nastasi”, dice Aglieco. Infine, qualcuno chiuse la finestra.

La lettera dell’avvocato dei pm contesta la testimonianza del carabiniere. “Ci vogliono prove nuove, serie, per riaprire le indagini. E le prove serie e nuove, per quello che ho visto trapelare, non sono certo le parole di Aglieco, che non è neanche entrato nella stanza di David Rossi”, ha detto il legale all’agenzia Adnkronos. Riguardo alle dichiarazioni rilasciate dall’ex comandante del comando provinciale dei carabinieri di Siena, colonnello Aglieco, l’avvocato riferisce “la versione che mi ha dato Marini che, essendo il sostituto anziano, aveva il diritto e dovere di coordinare le indagini“. “Aglieco non era nella stanza – osserva – questo è quello che si legge nelle comunicazioni fatte dal pm Marini”. I pm, a fronte di quelle parole, “sono rimasti sorpresi”. L’avvocato, riferendo in particolare la ricostruzione del suo assistito Marini, osserva: “Lo svuotamento del cestino non è avvenuto, nessuno ha risposto alla telefonata della Santanché: si è illuminato il display del cellulare, ha suonato e nessuno ha risposto. Si figuri se un investigatore anziano e altri investigatori mettono le dita sul cellulare”.

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