È stata ribattezzata la norma salva-Griessmair e tutte le opposizioni compatte l’hanno definita una legge “ad personam“. Roland Griessmair è il sindaco di Brunico, città dell’Alto Adige, ormai dal lontano 2014. Ma è anche un ingegnere e legale rappresentante della Griplan Gmbh, società che si occupa di progettazione ed urbanistica. Primo cittadino e ingegnere sullo stesso territorio: la legge lo vieta, in particolare il Testo unico degli enti locali, per evitare un conflitto d’interessi. Infatti, il prossimo 26 gennaio al Tar di Bolzano sarà discusso un ricorso presentato contro Griessmair proprio in merito a una concessione edilizia. Ma la Südtiroler Volkspartei, il partito che governa in Provincia di Bolzano, ha pensato bene di correre ai ripari con un articolo inserito in extremis in un ddl collegato alla legge di Stabilità regionale: la modifica della legge regionale è stata approvata venerdì dal Consiglio, grazie anche al consenso della Lega che governa in Trentino. Così, almeno per ora, Griessmair è salvo. D’ora in poi in Trentino-Alto Adige “chi amministra può svolgere anche attività professionale, una norma del genere va contro i principi del diritto“, commenta a ilfattoquotidiano.it il consigliere del M5s, Diego Nicolini. “Tutti hanno parlato di legge ad personam. Come M5s regionale abbiamo già fatto presente ai nostri esponenti a Roma quello che è successo – aggiunge – ora mi auguro che il nostro governo impugni la norma“.

Il primo a denunciare il modus operandi del sindaco Griessmair è stato Davide Barbieri, ex candidato sindaco dei Cinquestelle a Brunico, che ha iniziato a raccogliere testimonianze e documenti: “Ho avuto difficoltà a reperire tutte le concessioni edilizie degli ultimi 7 anni nelle quali il sindaco è interessato in prima persona. Ma basti sapere che su un campione di 10 concessioni edilizie private trovate inerenti lavori sul territorio Comunale da lui amministrato, Griessmair è presente in 7 di loro. In due è anche progettista”, ha raccontato Barbieri a ilfattoquotidiano.it. Successivamente, “ho recuperato ulteriore documentazione dalla quale risultava che la Griplan aveva partecipato a varie gare d’appalto provinciali (quindi finanziate con soldi pubblici) di lavori da eseguire nel territorio amministrato dal titolare della società come sindaco”, spiega Barbieri. “L’appalto più evidente – sottolinea – è quello per la costruzione del ‘Noiteck Park di Brunico‘, una struttura enorme accanto proprio al Comune, che costa alla Provincia la bellezza di circa 25 milioni di euro“.

Tutto questo materiale è finito in un esposto e in una seguente integrazione redatti dall’avvocato Mattia Alfano e depositati in Procura ad agosto e poi a ottobre 2020. Poche settimane dopo l’Svp ha tentato il primo blitz, presentando a dicembre una norma di interpretazione autentica per modificare la legge. La proposta alla fine è stata ritirata. A giugno scorso il gip di Bolzano, Emilio Schönsberg, ha però archiviato l’indagine per abuso d’ufficio nata dall’esposto di Barbieri, accogliendo la richiesta della procura. Secondo il giudice, si legge nel decreto di archiviazione, non è soddisfatto “il requisito della doppia ingiustizia“. Allo stesso tempo, però, il Gip scrive che “effettivamente può ritenersi che l’indagato, nella duplice qualità di Sindaco del Comune di Brunico e di legale rappresentante della Griplan Gmbh che si occupa di progettazione ed urbanistica, abbia agito in conflitto di interessi” in base all’art.78 del decreto legislativo n. 267/2000, “norma riprodotta dal legislatore regionale”.

Cosa prevede la legge? I componenti della Giunta comunale competenti in materia urbanistica, di edilizia e di lavori pubblici devono astenersi dall’esercitare attività professionale in materia edilizia privata e pubblica nel territorio da essi amministrato. Ovviamente come componenti della Giunta comunale non si intendono solo gli assessori competenti, ma anche lo stesso sindaco, che in qualità di presidente della Giunta e responsabile dell’amministrazione del Comune, ha l’onere di sovraintendere su tutte le attività, anche quelle delegate. Proprio su questo punto fa leva la norma approvata venerdì in consiglio regionale. L’emendamento prevede infatti che l’obbligo di astensione dall’esercizio dell’attività professionale “non sussiste in capo al sindaco qualora lo stesso abbia conferito ad uno o più assessori le deleghe in materia di urbanistica, di edilizia e di lavori pubblici”. Così, sottolinea Nicolini, “cambiano proprio l’articolo che viene citato all’interno dell’esposto” presentato da Davide Barbieri.

Una norma che quindi calza a pennello con la situazione del sindaco-ingegnere Griessmair, che non ha mantenuto le deleghe in materia e così vede sanata la sua posizione. Una legge approvata in fretta e furia, dice il consigliere Cinquestelle Nicolini, per anticipare l’udienza davanti al Tar: “Nel ricorso si chiede l’annullamento di una concessione edilizia viziata dal fatto che il sindaco partecipa ai lavori con la sua attività professionale. L’annullamento di quella concessione provocherebbe poi un effetto a catena. Rischia grosso“. L’Svp però ha agito per tempo, anche se si è dovuta scontrare con tutta l’opposizione e anche qualche mal di pancia in maggioranza: “Prima che venisse presentato questo emendamento, questa era una battaglia del M5s, ora invece c’è tutta l’opposizione e anche qualche esponente della maggioranza che riconosce che è una norma vergognosa“, sottolinea Nicolini.

Le proteste in Aula sono arrivate dal Partito democratico, così come da Fratelli d’Italia. Durissimo anche il commento dei Verdi: “La maggioranza Lega-Svp in Consiglio regionale ha approvato una porcata“, hanno detto Lucia Coppola e Paolo Zanella, come riporta ilDolomiti.it. Ora, hanno aggiunto, tutti i sindaci della Regione potranno “esercitare la professione di architetto, geometra, impresario edile nel comune che amministrano“. Per il consigliere Nicolini la situazione potrebbe essere ancora più grave: “Si prefigura a mio avviso anche una violazione del principio di concorrenza: ti fai le gare e poi le vinci. Non c’è solo edilizia privata ma anche edilizia pubblica”. Per questo, aggiunge, “il principio della norma è sbagliato, qui viene tutelato l’interesse privato a discapito di quello pubblico”. E, conclude, “quello che è accaduto non è un bel segnale per la nostra Autonomia provinciale, è un segnale di debolezza. Ogni volta che qua lo Stato interviene scattano i campanelli d’allarme, ma in questo caso non abbiamo paura. La norma va impugnata“.

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