L’intelligenza artificiale per i semafori di Roma. È partito giovedì in Campidoglio l’iter che consentirà a Google di avviare una sperimentazione sulle strade della Capitale: l’obiettivo è abbattere, grazie agli algoritmi, i tempi di attesa nel traffico e ridurre tanto i consumi di benzina quanto le emissioni ambientali degli automobilisti. La giunta di Roberto Gualtieri ha licenziato nella seduta del 9 dicembre una memoria che esprime l’intenzione di avvalersi del colosso del web per mantenere una delle promesse fatte dal sindaco in campagna elettorale: abbattere le 254 ore che i romani ogni anno passano in auto per spostarsi da un punto all’altro della città. Un triste primato che vede Roma seconda solo a Bogotà, secondo l’ultimo rapporto Global card scorecard di Inrix che rileva annualmente la congestione urbana in 200 città di 38 Paesi.

La scorsa settimana l’assessore alla mobilità, Eugenio Patanè, ha incontrato in Campidoglio una delegazione di Google: dopo le valutazioni fatte in seguito all’interno della giunta è arrivato il via libera sulle azioni da intraprendere per “ottimizzare l’efficienza dei semafori in modo che si alternino nel momento migliore, ottenendo come risultato una riduzione del 10-20% del consumo di carburante e dei ritardi agli incroci”, si legge nella memoria firmata dall’assessore che ilfattoquotidiano.it ha letto in anteprima. Secondo Patanè, per perseguire l’obiettivo di mandato è “necessario avviare specifiche azioni ai fini dell’ottimizzazione di cicli semaforici, individuando specifici incroci che potrebbero presentare elementi di criticità”; e “per raggiungere l’obiettivo dello snellimento del traffico e quello della diminuzione delle emissioni inquinanti, la riduzione della congestione degli incroci regolati da impianti semaforici è particolarmente rilevante”.

I semafori del futuro, infatti, saranno in grado di prevedere i flussi di traffico e quindi, tramite un sistema satellitare, potranno suggerire all’automobilista come accorciare i tempi di attesa. Saranno installati, in via sperimentale, in una serie di incroci cittadini ritenuti sensibili. A questo scopo l’agenzia capitolina Roma Servizi per la mobilità (Rsm) lavorerà a un report: “Uno studio basato sui dati di traffico e mobilità” utilizzando informazioni “inerenti le attuali configurazioni degli impianti semaforici che Rsm gestisce per conto dell’amministrazione capitolina” ma anche dati “in possesso di specifici operatori di mercato che potrebbero essere di ausilio e integrati”. “Lo studio dei flussi”, spiega l’assessore, “può essere quindi di grande ausilio per trovare soluzioni utili a decongestionare il traffico in particolari punti critici e strategici della città”.
Per svolgere questo lavoro, Rsm potrà avvalersi di “primarie società che abbiano già avviato delle iniziative” volte a “rendere più efficienti i percorsi stradali nei centri urbani anche mediante l’uso dell’intelligenza artificiale“: una definizione che sembra portare dritto a Google, anche perché l’atto sottolinea che “sarebbe opportuno che le attività che si porranno in campo fossero già messe in campo anche in altre capitali europee e internazionali ai fini di un confronto con altre amministrazioni cittadine”. E il colosso statunitense ha già avviato sperimentazioni simili in due comuni israeliani, Haifa e Beer-Sheva. Infine, il Campidoglio mette già nero su bianco una clausola a tutela della privacy: “Le informazioni che dovranno essere condivise rispetto alla configurazione degli impianti semaforici di Roma Capitale, non comportano condivisione di dati sottoposti a regime di riservatezza”.