Ridurre da 6 a 5 mesi l’intervallo tra la seconda e la terza dose per poter vaccinare subito un maggior numero di persone e garantire il “booster” anti-Covid a una platea più ampia prima che la nuova ondata travolga anche l’Italia. Dietro la mossa annunciata lunedì dal governo alle Regioni si celano i numeri della campagna vaccinale: al momento ha ricevuto la terza dose solamente un over 60 su cinque (21,76% al 22 novembre). Un numero ancora bassissimo, in parte dovuto ai ritardi delle Regioni nel contattare i cittadini per la nuova somministrazione, ma che va anche spiegato guardando a cosa succedeva 6 mesi fa. Secondo i numeri del governo, infatti, ad oggi la platea vaccinabile con la terza dose è di appena 5,13 milioni di persone: questi erano gli over 60 e operatori sanitari che al 22 maggio avevano già la seconda dose. Il 63,9% di loro ha ricevuto il booster (3,28 milioni). C’è un 35% di ritardo, quindi, ma per una vera accelerazione serve altro: ridurre l’intervallo a 5 mesi permette di aumentare all’improvviso la platea e poter aumentare la velocità della campagna. Ora però le Regioni non avranno più scuse: proseguire in ordine sparso rischia di compromettere il tentativo di aumentare la protezione prima che i contagi arrivino al picco. E come già accadeva a inizio mese, le Regioni ad oggi più virtuose sono quelle che hanno attivato la possibilità della chiamata diretta: un sms per avvisare il cittadino che è arrivato il suo turno e può ricevere il booster.

Le (poche) terze dosi – Solo 3.280.887 booster, a cui sommare 667.449 dosi addizionali date agli immunocompromessi. I numeri delle terze dosi sono al momento impietosi rispetto alla necessità di rafforzare l’efficacia del vaccino (dopo i 6 mesi la protezione dal rischio di infezione si riduce a poco sopra il 50%). Ma un problema più grande riguarda il prossimo futuro: la grande accelerazione nelle somministrazioni di seconde dosi in Italia ci fu tra la metà di giugno e la metà di luglio. Significa che per gran parte della popolazione vaccinata – soprattutto adulta – i fatidici sei mesi “scadranno” tra metà dicembre e metà gennaio, proprio quando la nuova ondata di Covid rischia di essere al punto più alto. Aprire agli over 40 dal primo dicembre non basta, perché molti di loro hanno completato il ciclo vaccinale a luglio, quindi dovrebbero aspettare gennaio. Anticipare tutto di un mese, riducendo l’intervallo da 180 a 150 giorni, permette invece di agire in anticipo e far partire veramente la campagna delle terze dosi prima che si arrivi al picco dei contagi.

Le due Regioni più virtuose – Per tenere il passo di giugno-luglio, però, servirà ora un’accelerazione da parte delle Regioni. In tre settimane si è passati dalle 90mila somministrazioni di venerdì 29 ottobre alle 134mila di venerdì 19 novembre. Ma da metà giugno le somministrazioni di seconde dosi viaggiavano a un ritmo sempre superiore alle 200mila al giorno, arrivando anche a un picco sopra il mezzo milione in 24 ore. La macchina dovrà essere in grado di ripartire a pieno ritmo, non come negli ultimi due mesi, quando invece le poche prenotazioni hanno portato a un ritardo del 35% (1,85 milioni di persone). Con i numeri ancora così ridotti, le classifiche sono ancora poco attendibili. Al momento però, la Regione più virtuosa è il Molise, dove secondo l’elaborazione di Gimbe sui dati del governo il 98% della platea vaccinabile a ricevuto la terza dose. Segue il Piemonte, dove la copertura è all’82,6%. Sono i due casi che ilfattoquotidiano.it aveva segnalato a inizio novembre: hanno scelto subito la chiamata diretta ed erano le Regioni con le performance migliori. Più di due settimane dopo, la situazione non è cambiata.

Dose booster – grafico Gimbe

Gli altri esempi – Non solo: anche la Toscana, che ha somministrato il booster al 76,5% della platea, utilizza il sistema della chiamata diretta per le persone trapiantate e immunocompromesse. Inoltre, per gli altri è prevista la possibilità di contattare il medico di famiglia, ma anche l’opzione di recarsi direttamente agli hub senza prenotazione. Anche in Lombardia – che è al 73,1% – gli immunocompromessi vengono raggiunti da invito. Per la terza dose agli over 60 però si punta soprattutto sulla già collaudata prenotazione attraverso la piattaforma online. Nel Lazio, che sempre secondo l’elaborazione di Gimbe è arrivato al 67,1%, sono stati particolarmente efficaci alcuni open day, affiancati però al lavoro di medici di famiglia e farmacie. In Campania, invece, dove la copertura con la terza dose è al 66% della platea, è prevista di nuovo la convocazione per chiamata diretta. Era d’altronde la direttiva arrivata dalla struttura del commissario Figliuolo con una circolare del 4 novembre scorso, in cui si leggeva: “Ricorrere in modo sistematico alla ‘chiamata attiva’”.

Il commissario non forza – Oggi, forte della ripresa delle somministrazioni nelle ultime settimane, la struttura commissariale spiega che l’andamento è positivo e non si pone più un problema di adesione. Ogni Regione, aggiungono, ha la sua strategia e non è facile capire quali siano le ragioni degli eventuali ritardi di alcune rispetto ad altre. Un sms che avvisi della possibilità di effettuare la terza dose però sembra essere al momento sinonimo di successo: lo dimostrano i casi di Molise, Piemonte e Toscana, tutte sul “podio”, ma anche la direzione che hanno preso altre Regioni. La Liguria, ad esempio, che risulta indietro con poco più del 50% di booster effettuati, ha aperto da lunedì le prenotazioni per la fascia di popolazione 40-59 anni: in 5 ore sono già andate a buon fine circa 18mila prenotazioni (attraverso il portale dedicato, le farmacie, gli sportelli Cup e il numero verde). E ha previsto l’invio di sms a tutti gli aventi diritto per ricordare loro la possibilità di prenotare fin da subito, senza aspettare che siano trascorsi i sei mesi dall’ultima dose.

L’Emilia-Romagna – È un’altra Regione che con il 65,5% di copertura della platea è sopra la media nazionale. A lunedì sono state fatte 383mila terze dosi, quasi il 10% di quelle effettuate a livello nazionale. Nel primo giorno per i 40-59enni sono arrivate quasi 20mila prenotazioni. L’Emilia-Romagna ha diversificato la sua strategia: si può prenotare tramite il Centro unico di prenotazione online, per telefono e anche agli sportelli, così come tramite il Fascicolo sanitario elettronico. Inoltre, è prevista la possibilità per le aziende sanitarie di inviare un messaggio alla popolazione per prenotare il booster. Ecco quindi un altro esempio di chiamata attiva, che è già stata attivata dalle Ausl di Modena e Reggio Emilia, mentre in altre province per ora è partita solo per alcune categorie.

Le Regioni più indietro – Ricorrere esclusivamente a portali e call center rischia quindi di non far decollare la terza dose: finché i numeri sono piccoli, basta poco per recuperare. La platea però andrà presto allargandosi e servirà la stessa adesione di sei mesi fa per tenere testa al virus. Al momento le Regioni più indietro sono Veneto, Sicilia, Basilicata e Calabria: in Veneto sono attivi i 47 centri vaccinali che restano aperti anche di sera e nel fine settimana. In Sicilia resteranno attivi gli hub e le strutture sanitarie che, in alcuni casi, saranno potenziati o coadiuvati da medici e farmacie. In Basilicata, dove l’accesso alle terze dosi per il momento è libero, sarà avviata una valutazione in base al “flusso” atteso a partire dal primo dicembre. In Calabria la Protezione Civile ha indetto gli Open Vax Days, con la possibilità di presentarsi nei 38 hub della regione. Le prossime settimane diranno se questo basterà per aumentare il ritmo.

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