Avevano tentato di corrompere con mazzette da milioni di euro l’azienda italiana che faceva loro concorrenza su dei mega appalti per il trattamento delle acque nelle città francesi. Così, secondo le informazioni raccolte da Mediapart, Patrick Barbalat e Didier Le Tallec, rispettivamente ex vicedirettore generale e direttore regionale di Otv, legata alla multinazionale Veolia, sono stati incriminati dal giudice istruttore Nicolas Aubertin, che sta portando avanti un’indagine per corruzione all’interno dell’azienda di servizio pubblico igienico-sanitario nell’Ile-de-France, Siaap. Anche l’avvocato Dominique Paillé, ex vice segretario generale poi portavoce dell’Ump, l’ex partito di Nicolas Sarkozy, tra il 2007 e il 2011 e che all’epoca dei fatti si presentò come rappresentante di Siaap, risulta essere “testimone assistito” (una posizione tra testimone e imputato, status che può cambiare nel corso delle indagini).

Secondo l’accusa, quello messo in piedi dagli alti dirigenti delle aziende leader del settore è un vero e proprio “cartello che annulla la concorrenza” limitando l’accesso a questi importanti contratti ad altre realtà, sia nazionali che straniere, che vogliono tentare di entrare nel business degli appalti pubblici nel settore del trattamento delle acque. Un vero e proprio sistema emerso, come raccontato anche da FQ Millennium in un’inchiesta del 2019, dalla testimonianza e dalle registrazioni effettuate dall’imprenditore italiano Marco Schiavio, proprietario dell’azienda italiana Passavant che a quelle gare d’appalto era riuscito a partecipare, presentando anche la migliore offerta in più di un’occasione ma senza mai aggiudicarsi la gara. Esiti che lo avevano portato a presentare ricorso senza che mai questi venissero accolti.

Nei mesi in cui i bandi erano ancora aperti, Schiavio ha ricevuto numerose pressioni e offerte economiche, come testimoniano le registrazioni che lui stesso ha presentato ai procuratori francesi, per aumentare in maniera spropositata la sua offerta economica, così da favorire la vittoria della gara dei colossi del settore. Proposte sempre rispedite al mittente. Una di queste, quella presentatagli il 4 marzo 2015 all’hotel Méridien di Parigi, è diventata oggetto d’indagine. Durante quell’incontro, non il primo di questo genere, Barbalat e Le Tallec gli avevano proposto di evitare il ricorso in cambio del pagamento di tutte le spese accessorie, tra bandi e avvocati. Inoltre, gli prospettano anche la possibilità di entrare in un giro di affari di export “da 20-25 milioni all’anno” nel caso decidesse di non partecipare anche a un’altra gara finita nel mirino dei big del settore. Tutte offerte rifiutate.

Davanti ai giudici, i due imputati non hanno negato di aver proposto a Schiavio le soluzioni contenute nelle registrazioni, ma sostengono che questa sia stata solo una tattica per mettere in scacco l’imprenditore italiano, accusandolo di essere stato lui a presentarsi ai dirigenti di Otv nel tentativo di estorcere denaro in cambio del suo ritiro. “Volevamo solo capire le sue intenzioni – hanno dichiarato – e abbiamo messo in scena una fiction”. Allo stesso tempo, però, i due dirigenti non hanno saputo fornire alcuna prova su tutele e precauzioni che avrebbero dovuto prendere prima di recarsi da Schiavio per presentare quella che è un’offerta illegale. “Era qualcosa di eccezionale”, si è giustificato Barbalat.

Secondo il racconto dell’italiano, prima dell’offerta del marzo 2015 Schiavio aveva già ricevuto una proposta simile dai vertici di Otv. Il 15 gennaio 2014 era stato sempre Patrick Barbalat, nell’hotel Les Jardins de la Villa della capitale francese, a offrirgli “un milione di euro per aumentare la mia offerta (per la gara, ndr) di almeno 100 milioni di euro“, così da favorire la concorrenza. “Mi sono cadute le braccia, ero così stupito – ha spiegato l’imprenditore italiano – Sarei stato meno sorpreso se questa proposta fosse stata fatta nella Repubblica Centrafricana. Ma non me lo aspettavo affatto a Parigi”. Uno dei partner di Marco Schiavio, Andrea Lasagni, presente durante l’incontro, lo ha confermato. Anche in questo caso, però, Barbalat sostiene che la richiesta di denaro sia arrivata dall’imprenditore italiano.

Per quanto riguarda il ruolo ricoperto da Dominique Paillé, che in passato era stato anche consulente di Passavant, i giudici stanno analizzando il contenuto di un’altra registrazione, questa volta telefonica, di una conversazione tra l’avvocato e Schiavio dell’aprile 2016. In quell’occasione, Paillé disse di essere stato mobilitato dallo stesso ente pubblico che dovrebbe giudicare la correttezza e la trasparenza della gara, il Siaap appunto. In cambio offrì l’ennesima mazzetta per non presentare alcuna offerta per la gara riguardante la decantazione di Seine Aval Acheres: 1 milione e 350mila euro.

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