Nel corso del 2020 le donne accolte dai centri anti violenza D.i. Re – Donne in rete contro la violenza – sono state oltre 20mila. Calano quelle che hanno fatto accesso per la prima volta: passano da 14.431 nel 2019 a 13.390 (- 7,2%). Si confermano per il resto dati in tendenza con le rilevazioni degli anni precedenti. La violenza subita è quasi sempre violenza nelle relazioni di intimità e domestica, il maltrattante è in larga misura il partner o l’ex partner (72,3 per cento dei casi), in larghissima maggioranza di origine italiana (76,4 per cento). Questi dati sono riferiti al 2020 e riguardano 81 su 82 associazioni aderenti a D.i.Re per un totale di 106 su 109 di cav, centri antiviolenza. In poche denunciano: supportate dai centri antiviolenza, le vittime che scelgono un percorso giudiziario rappresentano il 27%, a fronte di un 10% stimato dall’Istat. Tale percentuale non stupisce – viene fatto notare da D.i. Re – ed imputabile a diverse ragioni: “La vittimizzazione secondaria nelle aule dei tribunali da una parte, e l’approccio metodologico di uscita dalla violenza adottato dai centri dall’altra, che punta all’autodeterminazione della donna e non soltanto alla denuncia”.

La maggioranza delle donne che si rivolgono ai cav hanno un’età compresa tra i 30 e i 49 anni (54,7%). Soprattutto italiane: solo il 26% sono straniere. Una donna su tre è a reddito zero (32,9%) e meno del 40% può contare su un reddito sicuro. La violenza più frequente è quella psicologica, subìta dalla grande maggioranza delle donne (77,3%), seguita da quella fisica (60,3%). Almeno 1 donna su 3 (33,4%) subisce violenza economica, mentre la violenza sessuale (15,3%) e lo stalking (14,9%) sono esercitate in un numero di casi più basso. Le violenze fisiche o sessuali spesso si accompagnano a violenze psicologiche o di carattere economico. Il 56,1% delle donne accolte nei centri non hanno alcun tipo di disagio e/o dipendenza.

“Siamo ancora in attesa dell’uscita del nuovo Piano nazionale antiviolenza, essendo il vecchio piano scaduto nel 2020 e dunque da quasi un anno. Un irreparabile ritardo che ha messo e mette in difficoltà tutte noi, non solo per la disponibilità e l’accesso ai fondi, ma soprattutto per l’impossibilità di programmazione e pianificazione degli interventi”, fa sapere presidente di D.i.Re Antonella Veltri. “La definizione e il ruolo dei centri antiviolenza nel sistema antiviolenza e la governance per rendere efficaci gli interventi previsti sono a nostro avviso i principali punti critici nella bozza di Piano anticipata finora dalla stampa”.

“Sono le istituzioni che dovrebbero supportare le donne nel momento in cui decidono di interrompere la violenza, tribunali civili e per i minorenni per la separazione e l’affidamento di figli e figlie, e anche i servizi sociali, ad agire comportamenti che rivittimizzano le donne“, ha detto Nadia Somma, referente dell’Osservatorio. “Con la legge 54/2006 è stato introdotto il concetto della bigenitorialità, che nessuno mette in discussione nelle separazioni che avvengono in presenza di buone relazioni nella coppia, ma che è invece diventato un dogma da imporre a prescindere dalla situazione che c’era nella coppia prima della decisione di separarsi”, sottolinea Somma. “Tutto questo rende molto più complicato per le donne uscire dalla violenza”.

D.i.Re lancerà il 24 novembre a partire dalle 14.30 una maratona Facebook in cui i centri antiviolenza aderenti alla rete avranno modo di presentare il proprio lavoro. “I centri antiviolenza sono spazi di attivismo civico, non di ‘volontariato’ nel senso classico del termine, anche se buona parte delle operatrici sono volontarie”, ha sottolineato in chiusura Antonella Veltri, “perché il nostro impegno nasce da una precisa scelta politica femminista. Per questo saremo in piazza il 27 novembre nella grande manifestazione di Non una di meno a Roma. Per ribadire ancora una volta che il sistema antiviolenza così com’è non funziona se le donne continuano a essere uccise”.

La fondazione del Fatto quotidiano, insieme alla onlus Trama di Terre finanzia borse di autonomia per sostenere donne sopravvissute alla violenza. Visita il sito è scopri come aiutarci: clicca qui

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