Nel 2020 segnato dalla pandemia sono stati accertati in media 95 reati ambientali al giorno: nonostante la flessione dei controlli effettuati (-17%), toccano quota 34.867 (+0,6% rispetto al 2019), con una media di 4 ogni ora. Il numero maggiore riguarda i settori del cemento e dei rifiuti, che però sono in calo, mentre è codice rosso per l’aumento di reati contro boschi e fauna. Cresce l’impatto nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa (46,6% del totale). Campania, Sicilia, Puglia sono le regioni più colpite da illeciti ambientali. Al quarto posto quest’anno sale il Lazio, con un incremento del 14,5% sul 2019, superando così la Calabria. La Lombardia resta la regione con il maggior numeri di arresti. Il mercato illegale è di 10,4 miliardi di euro (- 0,9% sul 2019). Crescono, però, gli investimenti a rischio, arrivati a 11,2 miliardi di euro (+2,6 sul 2019). Ed è preoccupante anche il numero dei Comuni commissariati per ecomafia, sino a oggi 32, dei quali 11 sono stati sciolti nei primi nove mesi del 2021. Sono alcuni dei dati contenuti nel nuovo rapporto Ecomafie di Legambiente, che racconta di un vero e proprio attacco all’ambiente in corso. Sono 4.233 i reati relativi agli incendi boschivi (+8,1% rispetto al 2019) e oltre 8mila gli illeciti contro gli animali, poco meno di uno ogni ora. Da soli, i reati contro la fauna rappresentano il 23,5% del totale dei reati ambientali, con 6.792 persone denunciate, oltre 18 al giorno e 33 arresti.

ATTACCO ALL’AMBIENTE – E sono numeri in difetto rispetto alla realtà, per l’esiguità dei controlli effettivi (principalmente nelle aree interne e naturali), ma soprattutto per la scarsa efficacia del sistema delle sanzioni. D’altronde, ai dati frutto dell’attività svolta da forze dell’ordine, capitanerie di porto, magistratura in Italia, si aggiunge il Global Witness: “In un mondo quasi paralizzato dalla pandemia sono state uccise 227 persone, dalla Colombia alle Filippine, dal Brasile alla Repubblica Democratica del Congo, a causa del loro impegno nella difesa della natura, contro le deforestazioni, le attività estrattive e lo sfruttamento selvaggio delle risorse idriche. Non sono mai state così tante dal 2012, primo anno di pubblicazione del report sugli ambientalisti uccisi nel mondo.

Tornando all’Italia, la flessione più significativa, probabilmente riconducibile ai lockdown, è quella relativa al ciclo dei rifiuti, che in termini di illeciti accertati registra un calo del 12,7% rispetto al 2019, ma più arresti (+15,2%). Reati in leggera flessione anche nel ciclo del cemento (-0,8%), con una crescita, però, delle persone denunciate (oltre 13mila, con un +23,1% rispetto al 2019). Ma le inchieste sviluppate contro i traffici organizzati di rifiuti (quelli più gravi) non hanno subito flessioni: sono state 27 nel 2020, in crescita rispetto al 2019, a cui se ne devono aggiungere altre 23 registrate da Legambiente dal 1 gennaio al 15 settembre di quest’anno. Dati che si riflettono anche sul valore complessivo del fatturato illegale. “A confermare la pressione inalterata dell’eco-criminalità nel nostro Paese è anche l’applicazione dei delitti contro l’ambiente, introdotti nel Codice penale dalla legge 68 del 2015 – spiega Legambiente – 883 i procedimenti aperti (in leggera flessione rispetto al 2019, quando erano stati 894), con oltre 2mila soggetti denunciati e 824 arresti”. E il numero più alto di procedimenti (477) ha riguardato il delitto di inquinamento ambientale. Cresce anche il numero crescente di Procure che hanno risposto all’appello del ministero per monitorare l’applicazione della legge 68: è stato superato l’88% degli uffici competenti.

DAGLI ABUSI EDILIZI ALL’AGROMAFIA – Nota dolente: gli abbattimenti degli abusi edilizi sono al palo. Dal 2004 al 2021 sono state emesse oltre 57mila ordinanze di demolizione, ma ne sono state eseguite solo il 32,9%, con significative differenze tra Nord e Sud. La Puglia ha il record negativo con il 4%. A riguardo, Legambiente chiede di ripristinare, se necessario con una modifica legislativa, la corretta attuazione da parte delle prefetture di quanto previsto dall’articolo 10-bis della legge 120/2020, che ne stabilisce il potere sostitutivo in tutti i casi (anche antecedenti all’approvazione della norma) di mancata esecuzione da parte dei Comuni delle ordinanze di demolizione di immobili abusivi.

Sul fronte dell’agromafia, in un anno caratterizzato dalla diminuzione dei controlli (-10,8%) che ha sicuramente inciso sulla riduzione dei reati e degli illeciti amministrativi (-37%), fa da contraltare il primo posto per numero di infrazioni accertate relativo alle importazioni di prodotti alimentari (8.786), seguito da quello sui prodotti ittici in generale (6.844 reati commessi), che è anche quello dove è stato svolto il maggior numero di controlli, con oltre 106mila ispezioni. Nel corso del 2020, infine, sono stati 293 i reati di caporalato accertati, quasi uno al giorno. Nel 2020, inoltre, secondo i dati dell’Osservatorio di Assobioplastiche un quarto delle borse di plastica consumate in Italia non sarebbero ancora a norma. Nello stesso anno, nonostante le restrizioni dovute al Covid-19 e i mercati per buona parte del tempo chiusi o ridimensionati, sono finite sotto sequestro più di 15 tonnellate di shopper prodotte con materiali non rispondenti ai requisiti di legge.

Ma c’è anche il tema del commercio illegale dei cosiddetti F-gas, ossia i gas refrigeranti più utilizzati nel mercato, non pericolosi per l’ozono come i gas Cfc, da tempo ormai al bando, ma lo stesso dannosi per il loro effetto serra. Solo nell’ambito di due operazioni, svolte entrambe nel mese di febbraio 2021 dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli, la prima a Varese e la seconda a Milano, sono state intercettate oltre 14,5 tonnellate di F-gas provenienti dalla Turchia ma prodotti in Cina. Secondo gli investigatori, l’Italia è al centro dei flussi illegali di gas refrigeranti introdotti in Europa, provenienti soprattutto dai corridoi dell’Est.

IL PNRR E LE LACUNE DA COLMARE NELLA LEGGE – “In un momento storico in cui dovremo spendere ingenti risorse pubbliche previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – va scongiurato in ogni modo il rischio di infiltrazioni ecomafiose nei cantieri per la realizzazione di opere ferroviarie e portuali, impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e di riciclo dei rifiuti, depuratori, interventi di rigenerazione urbana, infrastrutture digitali, solo per fare qualche esempio delle opere che servono alla transizione ecologica del Paese”. Il lavoro di repressione ha avuto un’impennata grazie ai delitti contro l’ambiente. “Ora è fondamentale – aggiunge – un deciso cambio di passo che porti a completare il sistema normativo inserendo i delitti ambientali e di incendio boschivo tra i reati per cui è possibile, vista la loro particolare gravità e complessità, prorogare i termini di improcedibilità previsti dalla riforma della giustizia, approvata dal Parlamento”. Per Legambiente, va aggiornato il Codice penale inserendo tra i delitti anche le agromafie, il traffico di opere d’arte e di reperti archeologici e il racket degli animali. “È poi fondamentale – conclude Ciafani – alzare il livello qualitativo dei controlli pubblici ambientali in tutta Italia, a partire dal Centro-Sud”.

Articolo Precedente

Cop26, il futuro climatico del prossimo quarto di secolo è già scritto

next
Articolo Successivo

Alla Cop26 decisioni prese solo per non decidere

next