“Se un politico ha conti correnti diverso da questo c’è qualcosa che non torna”: lo diceva tre anni fa, mostrando il suo saldo da 15mila euro, l’allora segretario del Pd Matteo Renzi. Che dal 2018 al 2020, però, ha incassato oltre 2,6 milioni di euro, come emerso dalle carte dell’inchiesta fiorentina sulla Fondazione Open. Non solo. Sempre in quella occasione l’ex Rottamatore si erse a esempio di trasparenza, portando in televisione i dettagli del suo deposito bancario; oggi però grida allo scandalo perché Il Fatto Quotidiano ha pubblicato il contenuto di atti non più coperti da segreto investigativo, come la chiusura indagini della procura del capoluogo toscano su Open. Da allora ad oggi sono cambiate tante cose, a cominciare dal portafoglio del senatore semplice di Scandicci.

2018: RENZI E LA POLITICA PER MISSIONE
“Se volete fare i soldi, non fate politica. Fai politica perché hai un interesse, un ideale, hai passione. Se vuoi fare i soldi vai nelle banche d’affari, prendi i contratti milionari che ti offrono, non ti metti a fare il politico. Chi fa il politico ha questi conti correnti (e sventola il suo con 15mila euro d’attivo, ndr), non ne ha altri. Se ne ha altri c’è qualcosa che non torna”. Il 17 gennaio 2018, ospite di Nicola Porro a Matrix, l’allora segretario del Pd Matteo Renzi ha voluto dare prova di trasparenza. (“su questo non transigo” dice). A modo suo. Inscenando un colpo di teatro. Erano i giorni della polemica nata da un’intercettazione telefonica in cui Carlo De Benedetti ordinava a un suo consulente di investire subito in Borsa 5 milioni di euro, operazione che gli avrebbe fruttato in poco tempo 600mila euro netti. L’ingegnere era sicuro: il guadagno sarebbe stato determinato dagli effetti del Decreto Banche a cui lavorava l’allora Governo Renzi e approvato dopo 4 giorni dall’intercettazione incriminata, datata 16 gennaio 2015. Come faceva De Benedetti a sapere che la legge sarebbe passata in così breve tempo? “Me lo ha detto Renzi” assicurò al suo consulente. Dopo 3 anni il Corriere della Sera pubblica il testo della telefonata e si scatena il finimondo. Renzi, finito nei titoli di tutti i giornali, va in tv e prova a spiegare. Dice che quanto comunicato a De Benedetti erano informazioni pubbliche, soprattutto vuole sfatare l’assunto per cui chi fa politica è un traffichino. Per farlo mostra a tutti, in favore di telecamera, il suo conto corrente: 15mila euro e spiccioli, quasi 5mila euro in meno rispetto a quando non era premier. Poi la parabola della politica fatta per ideale e non per soldi, l’assunto per cui con la politica non ci si arricchisce e, se questo accade, allora vuol dire che c’è qualcosa che non va. Parole che fanno un certo effetto ascoltate a distanza di tre anni e, soprattutto, all’indomani della pubblicazione da parte del Fatto Quotidiano di quanto ha incassato il senatore Matteo Renzi dal 2018 al 2020: oltre 2milioni e 600mila euro, la maggior parte grazie alla sua attività di scrittore di libri, documentarista e, soprattutto, conferenziere. Attività e opportunità che è riuscito ad avere solo grazie alla sua attività politica, quindi in palese contraddizione con la retorica del politico che non si arricchisce, declamata in favore di telecamera.

2021: RENZI E I 2,6 MILIONI INCASSATI IN DUE ANNI
Quanto emerso dagli atti depositati nella chiusura indagini dell’inchiesta della Procura di Firenze sulla fondazione renziana Open dimostra anche altro. Negli anni gli incassi di Renzi hanno avuto un trend di crescita impressionante: se fino al 2017 il reddito dell’attuale senatore semplice di Scandicci oscillava sempre tra i 100mila e i 140mila euro, nel 2018 il reddito è salito a quasi 800mila euro, per poi esplodere nel periodo 2018-2020 con un incasso di 2milione 644mila euro. Un somma, come si legge negli atti dell’indagine, racimolata grazie ai soldi pagati da una serie di soggetti per il secondo lavoro del senatore fiorentino. Che si è arricchito grazie alla politica, seppur indirettamente. Il Renzi del 2018 potrebbe quindi dire che con quel conto corrente c’è qualcosa che non torna? Non è dato sapersi. Di certo il Renzi del 2021 ha gridato allo scandalo perché il Fatto Quotidiano avrebbe pubblicato il suo estratto conto (falso: lo schema pubblicato dal nostro giornale altro non è che un’infografica, ricavata da atti non più coperti da segreto), minacciando querele, dichiarandosi vittima politica e chiedendo aiuto ai suoi amici (reali e virtuali) al fine di proteggerlo dall’ingiustizia. Quindi per il Renzi del 2021 è normale che un politico abbia movimentazioni milionarie sul conto corrente, con buona pace del Renzi del 2018 e della teoria del politico che non si arricchisce. Sui profili legali di quegli incassi ci sono varie inchieste in corso: Roma indaga sui quasi 700mila euro ricevuti dalla società riconducibile al manager dei vip Lucio Presta, Firenze sul presunto carattere di organo politico della Fondazione Open. L’ex premier, dal canto suo, continua a professare l’assoluta legalità degli incassi in questione, basandosi sul fatto che la legge del Senato non impedisce quelle attività collaterali. Resta la questione dell’opportunità politica di certe attività e la completa contraddizione tra quanto dichiarato nel 2018. All’epoca Renzi diceva di avere appena 15mila euro sul conto corrente: dopo cinque mesi comprerà una villa a Firenze da 1,3 milioni di euro. Sui soldi necessari per la compravendita (un prestito ricevuto da un imprenditore) indaga sempre la Procura del capoluogo toscano.

CHI HA PAGATO MATTEO RENZI
Un’inchiesta diversa da quella sul carattere politico della Fondazione Open, dai cui atti di chiusura indagine si è delineato una volta per tutte il caleidoscopico mondo dei finanziatori di Matteo Renzi. Qualche numero. Detto dei quasi 700mila euro ricevuti in sei scritture private dalla Arcobaleno Tre srl del figlio di Lucio Presta (la Procura di Roma indaga per presunto finanziamento alla politica), da sottolineare anche il mezzo milione di euro ricevuto dalla Celebrity Speakers Ltd, che si occupa dell’organizzazione di conferenze. Dalla società Algebris del finanziere Davide Serra, invece, arrivano oltre 147mila euro (sempre per interventi dell’ex premier durante eventi), quasi 84mila dalla This is spoken Ltd (Regno Unito, sempre conferenze), 64mila euro dalla statunitense Interaudi bank, poi a seguire altri versamenti (anche corposi) da un’altra serie di soggetti, tra cui università, un quotidiano coreano, varie società italiane ed estere. Poi c’è l’Arabia Saudita. Del rapporto tra Renzi e il principe ereditario Mohammad bin Salman si sa ormai tutto, anche gli oltre 80mila euro ricevuti dall’ex Rottamatore per due conferenze, soldi rispettivamente versati dal ministero delle Finanze e dalla Commissione per il turismo sauditi.

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