È in corso la terza giornata della Cop26 di Glasgow, incentrata sulla finanza per il clima: rappresentanti degli Stati, delle aziende e delle istituzioni finanziarie discutono di come la finanza pubblica e privata possa intervenire per contribuire al mantenimento del riscaldamento globale sotto 1,5 gradi. La coalizione di banche e fondi Gfanz (Glasgow Financial Alliance for Net Zero), lanciata lo scorso aprile dall’inviato dell’Onu su clima e finanza Mark Carney (ex governatore della Bank of England), ha annunciato di aver raccolto al momento l’adesione di oltre 450 aziende che rappresentano 130mila miliardi di dollari di asset, il 40% dei capitali finanziari mondiali. Gli aderenti si impegnano ad adottare linee guida basate sulla scienza per raggiungere zero emissioni di carbonio alla metà del 2050, e a fornire obiettivi intermedi al 2030. Carney ha dichiarato che per combattere la crisi climatica servono “mille miliardi di dollari l’anno di investimenti nei Paesi in via di sviluppo. È necessario che i progetti internazionali siano allineati con i progetti nazionali”, ha spiegato, e per questo occorrono “nuove strutture di finanza mista, piattaforme per portare insieme pubblico e privato”.

Intanto i 120 capi di Stato e di governo hanno abbandonato la Scozia, lasciando il posto ai delegati che dovranno cercare di trovare una sintesi tra le dichiarazioni di principio. L’obiettivo generale è innalzare gli impegni sulla riduzione delle emissioni: in particolare, sul tavolo ci sono sono l’aumento dei livelli di decarbonizzazione dell’economia, il disegno di un mercato mondiale della CO2, il set di regole per l’applicazione dell’accordo di Parigi, e l’avvio nel 2023 del fondo da cento miliardi di dollari all’anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo. Proseguono in parallelo gli eventi collaterali: convegni, forum, conferenze stampa di governi, imprese, istituzioni internazionali, centri studi e ong. Intervenendo ai lavori, la direttrice del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva ha sottolineato l’importanza di “imporre un prezzo del carbonio a livello internazionale”, incoraggiando l’ipotesi di arrivare a un prezzo di 65 dollari a tonnellata entro il 2030, che ha definito “equo e pragmatico”. “La crisi climatica è una minaccia alla stabilità dei sistemi finanziari – ha detto – gli investimenti verdi, invece, possono generare 30 milioni di green jobs e un aumento del Pil globale del 2%”. La segretaria della Convenzione quadro Onu sui cambiamenti climatici (Unfcc), Patricia Espinosa, ha detto di sperare “che alla fine della Cop26 potremo arrivare all’obiettivo di attivare già nel 2022 il fondo da 100 miliardi di dollari all’anno”.

E proprio oggi l’attivista ambientalista svedese Greta Thunberg ha convocato due proteste per venerdì e sabato in coincidenza con lo svolgimento dei lavori. “Il tempo sta per scadere. Il cambiamento non verrà da queste conferenze come la Cop26 a meno che non ci sia una forte pressione pubblica da fuori”, ha scritto Greta su Twitter, invitando a unirsi allo sciopero per il clima di venerdì (a partire dalle 11 a Kelvingrove Park) e sabato alla marcia per il clima a partire dalle 11.30. “Fate sentire la vostra voce, insieme siamo forti”, ha scritto ancora la giovane che ha lanciato i Fridays for Future.

Il Cancelliere dello scacchiere (cioè il ministro delle Finanze) britannico, Rishi Sunak, ha promesso che la City di Londra diventerà il “primo centro finanziario a emissioni zero. Questo significa – ha spiegato – che ci muoveremo verso l’obbligo per le imprese di pubblicare un piano chiaro e attuabile per decarbonizzare e per arrivare a emissioni zero con una task force indipendente”. Secondo quanto annunciato, tutte le istituzioni finanziarie e le società quotate nel Regno Unito saranno costrette a pubblicare i piani su come intendano realizzare la transizione a emissioni zero a partire dal 2023. Il ministro britannico ha poi insistito sul ruolo chiave del settore privato, accanto a quello ineludibile delle casse degli Stati, per appoggiare la transizione verso un’economia globale sostenibile e contrastare la minaccia del cambiamento climatico: al riguardo, ha evidenziato la necessità di maggiori risorse pubbliche ma aggiunto che “gli investimenti pubblici da soli non bastano” e che “i governi hanno bisogno di aiuto dal settore privato” per mobilitare ulteriori risorse, come si è cominciato a fare con le promesse di mega donazioni annunciate ieri a Glasgow da magnati quali Jeff Bezos o Bill Gates.

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