Si è aperta a Glasgow, in Scozia, la 26esima conferenza degli Stati firmatari della convenzione Onu sul clima (Cop26). Presenti circa 120 tra capi di Stato e di governo (che partecipano al World Leaders Summit) e delegati di duecento Paesi. Nel discorso di apertura il primo ministro britannico, Boris Johnson, ha evocato un paragone cinematografico: “Il personaggio più famoso di questo Paese che ci ospita è James Bond. Oggi noi leader mondiali siamo come James Bond che deve affrontare la fine del mondo. Il problema è che questo non è un film, e la fine del mondo è un pericolo reale“, ha avvertito. Citando l’attivista svedese Greta Thunberg, Johnson ha detto che dopo gli accordi del 2015 il mondo ha fatto troppi “bla bla bla” e che “ora è il momento di agire”, di far sì che la Cop di Glasgow serva a “disinnescare la bomba“, sia “l’inizio della fine del cambiamento climatico”. Un fallimento del vertice, dice Johnson, scatenerebbe la “collera” nel mondo. “L’età media di questo summit è di più di sessant’anni. Ho intenzione di essere vivo nel 2060, avrò 94 anni, anche se non sarò più a Downing Street. Ma i figli che ci giudicheranno non sono ancora nati, e così i loro figli. Se falliamo, non ci perdoneranno”, ha concluso.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha preso la parola dicendo che nella lotta al riscaldamento globale c’è “un’opportunità incredibile. Abbiamo l’occasione di fare un investimento nella resilienza economica delle nostre società. Il mio piano Build Back Better farà un investimento storico nell’energia pulita, il più significativo investimento per contrastare la crisi climatica mai fatto da qualsiasi Paese avanzato”. Ha poi citato il suo predecessore, Donald Trump, e si è scusato per la sua decisione di aver ritirato gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima: “Noi faremo la nostra parte, è la sfida della vita e non si può stare a guardare”.

Poi è stato il turno del segretario generale delle Nazioni Unite, il portoghese António Guterres. I sei anni trascorsi dagli accordi di Parigi, ha ricordato, sono stati i più caldi di sempre: “O mettiamo una fine al cambiamento climatico, o lui metterà fine a noi“, ha sintetizzato. “Il pianeta cambia di fronte ai nostri occhi, il livello del mare si alza a velocità doppia rispetto a trent’anni fa. Gli oceani sono più caldi che mai e si riscaldano sempre più rapidamente. Mentre apriamo questa conferenza stiamo andando verso il disastro climatico. I giovani lo sanno, ogni Stato lo vede, le piccole isole, i Paesi in via di sviluppo e quelli più vulnerabili lo vivono già. Per loro il fallimento non è un’opzione, ma una condanna a morte“, ha ricordato. Per poi passare agli aspetti più pratici: “Un certo numero di Stati ha già preso impegni credibili per arrivare a zero emissioni nette entro la metà del secolo. Ma se quegli impegni non saranno rispettati entro la prossima Cop, i governi dovranno rivedere i propri piani. E non ogni cinque anni, ma ogni anno finché il mantenimento del limite degli 1,5 gradi non sarà assicurato”.

Il premier italiano Mario Draghi, reduce dalla presidenza del G20 che ha prodotto un accordo vago per raggiungere la neutralità carbonica entro fine secolo, chiede che la Conferenza dia “l’inizio di un nuovo slancio, un salto quantico nella nostra lotta contro il cambiamento climatico”. E sottolinea che “il cambiamento climatico ha gravi ripercussioni sulla pace e la sicurezza globali. Può esaurire le risorse naturali e aggravare le tensioni sociali. Può portare a nuovi flussi migratori e contribuire al terrorismo e alla criminalità organizzata. Il cambiamento climatico può dividerci. Ora, qui alla Cop 26, dobbiamo andare oltre, molto più di quanto abbiamo fatto al G20. Dobbiamo accelerare il nostro impegno per contenere l’aumento della temperatura al di sotto di 1,5 gradi. Dobbiamo basarci sull’accordo del G20 e agire in modo più rapido e deciso“, avverte. In questo senso ricorda che l’Italia “ha triplicato il suo contributo, arrivando a sette miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, per aiutare i paesi vulnerabili” e anticipa che “domani Roberto Cingolani, Ministro per la transizione ecologica, annuncerà un’iniziativa ambiziosa da parte dell’Italia”.

Draghi dedica buona parte del proprio discorso ai giovani, che “sono stati al centro del vertice pre-Cop di Milano. Negli ultimi anni – dice – i giovani ci hanno fatto un favore, portando l’agenda climatica in cima al dibattito politico. A Glasgow dobbiamo renderli orgogliosi”. Per questo, spiega, “intendiamo trasformare l’evento “Youth 4 Climate” che abbiamo tenuto a Milano in un appuntamento fisso di tutte le Cop. Le generazioni future ci giudicheranno per ciò che otteniamo o che non riusciamo a raggiungere. Dobbiamo coinvolgerli, ascoltarli e, soprattutto, imparare da loro“. Infine, il premier precisa che “L’iniziativa della Cop26 è molto molto importante, traccia il percorso che dovremo intraprendere tutti insieme per dare risposta al problema che non possiamo risolvere da soli. Un singolo Paese non può rispondere a questi problemi e questa forse è la più importante iniziativa collettiva diretta a questo fine. Non credo si ottenga molto sul clima indicando i Paesi colpevoli e i Paesi innocenti, perché i colpevoli sono moltissimi e gli innocenti sono pochissimi”. Il premier si è inoltre espresso a sfavore della “diplomazia dello scontro”, con la quale “non si ottiene nulla” e ha sottolineato l’importanza delle “distanze geopolitiche non aiutano ma bisogna essere capaci di superarle. Un grande aiuto lo vedo dalla tecnologia. Per quanto riguarda i paesi a basso reddito gli aiuti finanziari e gli investimenti tecnologici sono quelli fondamentali per lavorare a questo scopo”.

L’India, ha fatto sapere il premier Narendra Modi, vuole raggiungere l’obiettivo emissioni zero entro il 2070. Si tratta di uno di cinque impegni annunciati da Modi per il suo Paese, che finora non aveva fatto cenno a un obiettivo di emissioni zero come altri grandi Paesi. Il 2070 determinerà forte delusione dal momento che per molti uno degli obiettivi chiave di questo summit è di ottenere un impegno per emissioni zero entro il 2050, sottolinea la Bbc, ricordando che la Cina si è impegnata a raggiungere l’obiettivo ‘net zero’ entro il 2060. Ecco gli altri impegni cui ha fatto riferimento Modi: aumento della capacità di energia non fossile a 500GW entro il 2030, riduzione al 45% della ‘carbon intensity’, riduzione di una tonnellata entro il 2030 delle sue proiezioni di emissioni. A questo si aggiunge l’intenzione di ottenere (sempre entro nove anni) la metà della sua energia da fonti rinnovabili.

Il presidente cinese Xi Jinping, assente insieme all’omologo russo Vladimir Putin, ha inviato una dichiarazione scritta in cui invita tutte le parti a “intraprendere azioni più forti per affrontare insieme la sfida climatica”. Ha sottolineato che attualmente gli effetti negativi del global warming “sono sempre più evidenti” e che “l’urgenza di un’azione globale continua a crescere”. Il presidente ha avanzato tre suggerimenti basati sul mantenimento del consenso multilaterale, sul ricorso ad azioni pragmatiche e sull’accelerata alla trasformazione verde attraverso il ricorso all’innovazione scientifica e tecnologica.

Quanto alla Russia, altro grande assente all’incontro, al margine del G20 il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha fatto sapere al Corriere che “Il 2050 come limite per raggiungere la neutralità climatica “è un’ambizione dell’Unione europea, ma anche altri Paesi hanno diritto ad avere ambizioni”. E ha aggiunto: “Noi abbiamo razionalmente calcolato che raggiungeremo la neutralità carbonica entro il 2060 e lo faremo”. A tale proposito è arrivato un commento di Draghi nel corso di un un punto stampa: “Ci sono comportamenti poco coerenti e questo indebolisce la posizione dei Paesi molto virtuosi”.

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