Dal problema del debito pubblico “si esce solo attraverso la crescita” e l’Italia nel 2021 “crescerà ben oltre il 6%“. È questa la “bussola” indicata da Mario Draghi nel presentare la sua prima legge di bilancio che ha appena ricevuto il via libera del Consiglio dei ministri. Il disco verde è arrivato all’unanimità, nonostante le difficoltà su temi spinosi, come il reddito di cittadinanza, il taglio delle tasse – su cui “ci sono varie ipotesi che definiremo insieme al Parlamento nelle prossime settimane” – e la riforma delle pensioni. Su quest’ultimo punto il presidente del Consiglio è stato chiaro: “L’impegno del governo è tornare al contributivo“. All’interno di questo quadro, l’esecutivo “rimane disponibile al confronto con le parti sociali“. A questo proposito il capo dell’esecutivo ha detto di non aspettarsi “uno sciopero generale, mi sembrerebbe strano. C’è la disponibilità del governo a ragionare, ma comuque la decisione sta ai sindacati”. Draghi specifica che “questa legge di Bilancio non assicura che la crescita continui in futuro ma getta le basi perché continui a un livello più alto e sia anche più equa“. Parole condivise dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, che presentando la riforma degli ammortizzatori parla di una manovra “di forte segno sociale, di contrasto alle disuguaglianze”.

“Espansiva” e “coerente” con i provvedimenti fin qui approvati dal governo: così Draghi definisce la manovra. “Tagliamo le tasse, stimoliamo gli investimenti, miglioriamo la spesa sociale, dando più attenzione ai giovani e alle donne“, dice in conferenza stampa. Il primo accento però è sulla crescita, che prevede oltre il 6% per il 2021: “È un momento per l’Italia molto favorevole e dobbiamo essere capaci di mantenere questa crescita per gli anni a venire“. Una crescita che però, in Italia come nel resto d’Europa, deve tenere conto di aspetti come “sostenibilità, inclusività ed equità“.

E così arriva la prima rivendicazione di Draghi: nella manovra “ci sono 12 miliardi per ridurre la pressione fiscale in Italia”. Di questi, otto miliardi sono destinati a “ridurre le imposte su società e persone, il cuneo fiscale”. Alla riduzione delle tasse il governo destina quindi 8 miliardi di euro, ma per ora “definisce le finalità del taglio dell’Irpef e Irap“, mentre “nelle prossime settimane ascoltiamo le parti sociali e proporremo un emendamento governativo alla manovra che definisca la modalità di utilizzo degli 8 miliardi”, spiega il ministro dell’Economia Daniele Franco, precisando che è solo “l’avvio del processo di riforma del sistema fiscale italiano”. Come si arriva ai 12 indicati da Draghi? “Si aggiungono i 2 miliardi di interventi sull’energia (la riduzione delle aliquote Iva), il pacchetto di altre misure fiscali (sugar tax, plastic tax, la riduzione dell’iva sugli assorbenti) e i primi effetti delle misure di incentivazioni sugli investimenti immobiliari e industriali”, spiega il titolare del Mef.

Nel triennio 2022-24 “destiniamo 40 miliardi alla riduzione delle imposte – aggiunge Draghi – 24 per l’intervento sul cuneo, il restante per incentivi fiscali”. Proprio sui bonus, Draghi spiega che alcuni “verranno rimodulati“, facendo riferimento al Superbonus al 110%, ma sottolinea anche che “ha avuto un ruolo molto positivo nello stimolare la ripresa nel settore delle costruzioni”. Un altro aspetto sottolineato dal premier è il rilancio degli investimenti: “Stanziamo 89 miliardi per il periodo che va dal 2022 al 2026. Ma – prosegue – se uno considera tutto, il Pnrr i fondi stanziati e i fondi in manovra, il tutto porta a una cifra di 540 miliardi di investimenti nei prossimi 15 anni“.

Per quanto riguarda le pensioni, Draghi sottolinea più volte chiaramente che “l’impegno del governo è tornare al sistema contributivo“. Con la scadenza di Quota 100 a fine 2021, la manovra “prevede una transizione a quota 102 (38 anni di contributi e 64 anni di età), con il rafforzamento di Opzione Donna e Ape sociale“. Poi però ci sarà il pieno ritorno al contributivo che è la “scatola” entro la quale saranno possibili ulteriori modifiche: “Il governo rimane disponibile al confronto con le parti sociali”, dice Draghi. Poi aggiunge: “Tante cose si possono aggiustare: la flessibilità in uscita, recuperare chi è andato in pensione e lavora in nero. Il fine è assicurare la sostenibilità nel tempo del sistema pensionistico”.

La manovra prevede anche un riordino della spesa sociale: “La riforma degli ammortizzatori sociali è una riforma profonda ed è basata sul principio dell’universalismo. Tutti i lavoratori saranno coperti da misure protettive. Aumentiamo l’importo per il sussidio di disoccupazione (la Naspi)”, sottolinea Draghi. Sul punto interviene poi il ministro del Lavoro, Andrea Orlando: “È una manovra di forte segno sociale, di contrasto alle disuguaglianze. C’è un forte investimento nelle politiche sociali”, dice Orlando. Che ricorda il finanziamento al fondo sociale, quello a tutti gli strumenti che già esistevano per le aree di crisi. “E poi c’è un fatto nuovo: il fondo per la parità salariale di genere, 52 milioni di euro per ridurre il gap sul fronte della differenza salariale uomo-donna”, aggiunge. L’intervento sugli ammortizzatori sociali “si caratterizza per l’ambizione universalistica, porta protezioni laddove non c’erano e le estende alle aziende tra i 5 e i 10 dipendenti“, spiega Orlando, secondo il quale la misura “garantisce a tutti di beneficiare di trattamenti di integrazione salariale“.

“E’ una manovra che resta volutamente espansiva per recuperare il Pil perduto l’anno scorso e cerca di avere una visione di medio periodo“, perché “nei mesi scorsi ci siamo concentrati sul sostegno all’economia e ora cerchiamo di guardare al 2022 e agli anni successivi. L’obiettivo è aiutare la società a uscire dalla crisi”, spiega il ministro Franco presentando la manovra. Per sostenere la crescita economica “nel medio termine”, il governo lo fa attraverso “molti investimenti pubblici, il sostegno ai privati, investimenti per la riduzione della pressione fiscale su lavoratori e imprese”, aggiunge il titolare del Mef.

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