Duecento euro al mese nei call center. Supermercati che offrono “stage” con nessuna prospettiva di trasformarsi in assunzioni. Poco più di 500 per fare il “consulente finanziario” offrendo prestiti via telefono. Contratti che cambiano di anno in anno – e magari diventano part-time – con l’unico obiettivo di alleggerire gli stipendi. Turni da 10 ore al volante dei bus privati, anche se la paga è solo per 6 ore e mezza. Rimborsi che arrivano solo se il capo è “di buon umore”. E chi fa il vigilante in azienda è fortunato se prende 5,2 euro all’ora per 8 ore al giorno, che vuol dire meno di 1000 euro in busta paga: c’è chi ha un contratto peggiore, quello di portineria, che di euro ne prevede poco più di 2. Sono le storie raccontate dai lettori che hanno partecipato alla campagna No al lavoro sottopagato del fattoquotidiano.it inviando le loro storie a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it. L’emergenza del lavoro sfruttato riguarda tutti i settori, dalla ristorazione alla logistica passando per grande distribuzione, hi tech e servizi professionali. Continuate a inviarci le vostre testimonianze.

Sono autista di autobus per aziende private. L’impegno è di 50/60 ore alla settimana, pagate ovviamente 39. Le ore di fermo in divisa nei piazzali non vengono retribuite, in base al contratto nazionale firmato dai sindacati: quindi capita di fare un turno dalle 6 del mattino alle 16/18 del pomeriggio ed essere pagati per 6 ore e mezza. Questo sei giorni su sette compresi i festivi. Ma spesso si lavora sette giorni consecutivi. Così diventa un incubo. Io ho 40 anni, un giovane difficilmente intraprende questo mestiere.
Andrea D., Torino

Non si trova personale? La gente è stanca di essere sfruttata. Io ho 46 anni e ho fatto il cuoco per 26. Negli ultimi 15 non solo gli stipendi si sono abbassati drasticamente, ma il personale è stato ridotto: se prima in cucina si era in tre adesso sei solo e fai 15-16 ore per 6 giorni, a volte anche sette a settimana. Con contratto part time da 4,5 ore al giorno. Negli ultimi 6 anni ho dovuto fare cinque cause di lavoro e non ho preso un centesimo. Sfrattato, ho dormito in macchina. Ora faccio portineria, la cosiddetta “sicurezza non armata”: veniamo pagati 2 euro all’ora più 2,50 di trasferta. Non possiamo prendere ferie in quanto vengono pagate 12 euro al giorno. Per non parlare degli stagisti che vengono spremuti come limoni per 40 ore settimanali a meno di 600 euro per un anno. Poi li scaricano.
Alessandro A., Silvi Marina

Sono un lavoratore ultra 50enne del settore vigilanza non armata (servizi fiduciari) in un’azienda elettronica. Nel mio settore la paga da contratto nazionale è di 5,29 euro lordi all’ora. Praticamente per un tempo pieno 8 ore al giorno – 6 giorni di lavoro più due di riposo compresi sabato e domenica e tutti i festivi praticamente h24 – si percepiscono, compreso il bonus Renzi, tra 870 e 980 euro al mese. Ci mangi e ci paghi le bollette. Se succede un imprevisto sei nella m**** più assoluta.
Mirko A., Bergamo (allega busta paga)

Ho 57 anni e lavoro da quattro anni per una società leader nel mondo nella vigilanza e servizi fiduciari. H un appalto per la loss prevention (prevenzione delle perdite ndr) da una grande multinazionale americana della vendita via web. Lo stipendio base è di 920 euro lordi a cui si aggiungo 60 euro da pochi mesi erogati volontariamente dalla società. Il contratto firmato da Cgil e Cisl nel 2013 è scaduto dal 2015 e le trattative durano ormai da 5 anni. La retribuzione oraria lorda (per 176 ore mensili) è quindi di euro 5,56. Il lavoro si svolge per turni: mattina, pomeriggio, notte. Non è prevista maggiorazione per lavoro notturno. Quindi sia che si lavori alle 10 del mattino o alle 3 di notte sempre 5,56 lordi sono. I disagi e responsabilità aumentano, la retribuzione no. Sopravvivo integrando lo stipendio con i pochi risparmi accumulati.
Stefano R.

Sono laureata in architettura e ingegneria edile in corso, con votazione superiore a 100. Ho iniziato subito a lavorare in diversi studi tecnici: alla fine dei 3/5 mesi di prova la risposta era sempre la stessa. “non possiamo pagarti, al massimo 250 euro al mese per coprire le spese“. Dopo anni ho trovato un posto a tempo indeterminato come progettista in un negozio di rivestimenti e sanitari. Dopo i 2 mesi di prova ho firmato il tanto atteso contratto a 9,50 euro l’ora, salvo le 4 ore del sabato che erano “regalate” all’azienda. Dopo la prima busta, per magia la paga è calata ad appena 8,40 l’ora: il contratto è stato cambiato senza avvisarmi. Dopo circa un anno viene ancora una volta modificato (sempre a mia insaputa) ad un part-time al 90%. Da ottobre 2020, poi, sono stata messa in cassa integrazione. Questa è l’Italia di oggi, dove i laureati vengono considerati meno di niente e la nostra generazione è stata bruciata.
Stefania C., Caltanissetta

Ho 31 anni e oggi ho un posto full time e indeterminato in una multinazionale, nel mio settore e con un ottimo stipendio. Ma prima di arrivarci ho lavorato per anni sottopagato. A 22 anni durante la laurea triennale come cameriere e aiuto pizzaiolo nei weekend: 40 euro al giorno per 9 ore. A 23 come steward allo stadio: 6 ore a fronte di un voucher di 30 euro a partita con pagamento posticipato a 9/12 mesi. A 25, durante la magistrale, tirocinio curriculare in banca: 8 ore al giorno con un rimborso di 250 euro mensili (solo l’abbonamento del treno ne costava 79). A 26 un tirocinio post laurea di 6 mesi in una grande azienda americana: sempre 8 ore al giorno, 600 euro al mese più ticket restaurant. A 27 sono emigrato in Uk, ma dopo tre anni ho dovuto rientrare per problemi familiari e mi sono rimesso a cercare. La prima offerta? Stage a Milano per una grossa società con sede in Svizzera: 500 euro al mese. La seconda: contratto stabile a 1.350 euro per un ruolo su cui avevo 3 anni di esperienza in Uk. Poi l’apparente svolta: un indeterminato a 1.850 euro. Peccato che poi le condizioni di lavoro siano diventate di schiavitù: 4 giorni la settimana in trasferta lontanissimo da casa, orari di lavoro dalle 9 del mattino alle 21:30 senza straordinari pagati e con richieste più o meno velate di lavorare anche il weekend. Alla fine ho lasciato. La mentalità schiavista è la regola in Italia, in ogni settore, livello e sotto ogni forma, non solo quella salariale
Raffaele G.

Da circa 20 anni la mia compagna tiene corsi di educazione ambientale nelle scuole d’infanzia, elementari e medie, tramite una cooperativa di cui è socia. Laureata, specializzata, master. Dieci anni fa lo stipendio era di 800 euro al mese, poi se l’è visto decurtare via via fino ai circa 300 euro attuali per un part-time che spesso la vede impegnata dalle 20 alle 30 ore settimanali (calate lo scorso anno causa pandemia). Come se non bastasse, spesso deve anticipare soldi per l’acquisto di materiale didattico e sperare che il presidente sia di buon umore per ottenere i rimborsi, compreso quello chilometrico. Quando non ha lezione o attività è caldamente invitata ad effettuare le pulizie nei locali della cooperativa, visto che, come espresso in riunione da alcuni soci, “lo stipendio va meritato“. Oltre a sottopagare il lavoro, in Italia c’è una folle corsa anche a sminuire le competenze. Una legge sul salario minimo, magari che tenga conto anche dei titoli di studio, è quantomai necessaria.
Roberto C.

Scrivo per raccontarvi la mia esperienza in un’agenzia di consulenza finanziaria. Dopo un corso di 7 giorni (che in preselezione mi avevano annunciato come retribuito e finalizzato ad un attestato di riconoscimento) mi sono ritrovato a chiamare per tutto il giorno persone che due anni fa avevano fatto richiesta di finanziamento e ovviamente non erano più interessate. La retribuzione promessa era 520 euro mensili netti. Passate sei settimane mi sono ritrovato con 190 euro di ritenuta d’acconto dopo 160 ore di lavoro, escluso il famoso stage alla fine non retribuito e senza attestato. Va bene la gavetta, ma almeno siate chiari in fase di selezione e non prendete in giro le persone.
Emanuele S.

Sono una ragazza di 24 anni e ho un attestato professionale. L’anno scorso ho lavorato come stagista in un supermercato per 40 ore settimanali per 500 euro al mese. Il contratto è durato sei mesi: poi mi hanno detto che facevo bene il mio lavoro ma farmi passare all’apprendistato di tre anni era troppo costoso. Come addetti al confezionamento, invece, molte aziende cercano proprio degli apprendisti. Ma non mi assumono perché non ho abbastanza esperienza.
Gabriella V., Monza e Brianza

Ho 30 anni. Per qualche anno ho lavorato come operatore outbound in vari call-center a 200 euro al mese, aggiungendoci a volte anche il volantinaggio sempre per lo stesso compenso. Tornato da Londra, dove ho vissuto per un periodo, ho scoperto che la paga nei call center era scesa a 100 euro. Per un anno intero ho consegnato pizze dalle 15 fino alla chiusura della pizzeria: ho guadagnato 2mila euro totali. Poi, dopo una parentesi da conducente di autobus, ho deciso di diventare sviluppatore web e ora sto facendo uno stage a 500 euro con la speranza di essere assunto. Noi stagisti non veniamo seguiti: purtroppo pare sia una cosa molto normale nelle aziende IT perché le aziende per risparmiare non prevedono la presenza di tutor per formare le persone. Nel frattempo ogni tanto mi sono concesso il “lusso”, nel weekend, di guidare pullman per una compagnia di noleggio autobus: mi danno 50 euro dalle 13 alle 23.
Antonio O.

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