Le associazioni delle persone con disabilità sono pronte alla mobilitazione contro le nuove restrizioni per poter ricevere l’assegno mensile per l’assistenza degli invalidi civili parziali, rese operative con il messaggio n.3495 del 14 ottobre prodotto dall’Inps. Le due principali Federazioni italiane a tutela delle persone con disabilità, Fish e Fand, hanno risposto unite e lo hanno fatto chiedendo con urgenza un emendamento che faccia chiarezza e ripristini il sostegno economico, peraltro assai ridotto (287 euro al mese), come è sempre stato da anni. Contattato da ilfattoquotidiano.it il presidente dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili (Anmic), Nazaro Pagano, che ricopre pro-tempore anche la carica di numero uno della Fand afferma che “l’unica possibilità definitiva che possa mettere fine a questa incresciosa situazione che colpisce in maniera ingiusta e assurda decine di migliaia di persone con disabilità è quella di modificare la Legge n.118/71, esplicitando da parte del legislatore una volta per tutte e in maniera chiara quello che decenni di consuetudine normativa ha reso nei fatti una realtà”. L’ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo (M5s) ha fatto sapere di condividere le preoccupazioni e di essere intenzionata a presentare “un
emendamento al decreto fiscale per chiederne la modifica”.

L’incontro di Fish e Fand con la ministra per le Disabilità – Il concetto è stato ribadito dai massimi rappresentanti della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish) e della Federazione tra le associazione nazionali delle persone con disabilità (Fand) nell’incontro della sera del 20 ottobre con la ministra per le Disabilità, la leghista Erika Stefani a Roma. In quell’occasione FAND e FISH hanno avanzato alla ministra una proposta di tipo legislativo, una modifica appunto tramite emendamento all’articolo 13 della Legge 118/71. Importante sottolineare è come la direttiva del 14 ottobre emanata dall’INPS arrivi a seguito di due sentenze della Corte di Cassazione, la n. 17388 del 2018 e la n. 18926 del 2019, che hanno dato ragione all’avvocatura della stessa INPS. Stefani, dopo l’incontro con le associazioni, ha parlato di “legittime preoccupazioni” e ha garantito di essersi “attivata con il ministro del Lavoro Orlando e l’INPS affinché si superi l’ingiustizia normativa”, ha dichiarato. “La possibilità per le persone con disabilità di realizzarsi attraverso il lavoro è elemento essenziale ai fini dell’inclusione e va quindi facilitato, non scoraggiato”. Dal dicastero di Andrea Orlando fanno sapere oggi che “la questione è all’esame degli uffici competenti”. A parole la questione sembra risolvibile, ma le associazioni sono molto preoccupate. “Il problema gravissimo – sostengono le associazioni – è che stanno mettendo in estrema difficoltà decine di migliaia di lavoratori disabili poveri. Ma – precisano – “tale questione è risolvibile attraverso un ridotto intervento legislativo, anche ad esempio nella prossima Legge di Bilancio. A patto ovviamente che il governo e la maggioranza assumano questo impegno” affermano le organizzazioni.

Le associazioni: “Chiediamo una modifica di legge per fare chiarezza una volta per tutte sul tema e mettere fine ad un grave vulnus legislativo” – “Siamo in mobilitazione e siamo seriamente preoccupati perché si stanno mettendo in discussione decenni consolidati di orientamento normativo e prassi divenuta realtà nei fatti che dava delle certezze a tantissimi beneficiari dell’assegno mensile”, denuncia Pagano. “Se poi dovesse venire fuori nei prossimi giorni anche una nota interpretativa da parte del ministro del Lavoro Orlando che ristabilisca quanto avveniva finora va bene, ma è fondamentale, e lo stiamo chiedendo a gran voce, una modifica normativa, che abbia una effettiva validità per mettere una parola fine a questa situazione di gravissima incertezza che colpisce soggetti già molto fragili”. Inoltre oltre al danno la beffa. Lo spiega al Fatto.it ancora il presidente di Anmic e Fand: “Un altro aspetto che troviamo inaccettabile – denuncia Pagano – è che il 7 settembre avevamo firmato un protocollo d’intesa tra le associazioni Anmic, Ente nazionale sordi (Ens), Unione italiana ciechi e ipovedenti (Uici) e Associazione nazionale disabilità intellettiva e/0 relazionale (Anffas) con l’Inps, accordo che impegnava a consultare le parti prima di emanare disposizioni in ordine alle provvidenze economiche e alle politiche in favore delle persone con disabilità. Non siamo stati interpellati, non abbiamo ricevuto neanche una chiamata da parte dell’Inps. Ora lo sconforto da parte delle famiglie coinvolte è massimo”.

Dopo l’incontro con Stefani, Pagano si dice “speranzoso perché abbiamo ricevuto delle garanzie verbali da parte del ministro per le Disabilità, ci ha assicurato che farà di tutto per aiutarci a risolvere il gravissimo problema ma noi ovviamente fino a quando non vedremo la soluzione scritta restiamo in pre-allarme, siamo pronti a convocare una mobilitazione generale che unisca il mondo delle associazioni delle persone con disabilità per opporci a quest’azione che attacca coloro che dovrebbero invece essere maggiormente sostenuti, soprattutto in questo periodo di pandemia”. Che succede ora? Secondo il numero uno di Anmic e Fand “non posso saperlo, una nota chiarificatrice del ministro del Lavoro sarebbe una risposta efficace nell’immediatezza ma è arrivato il momento che il Parlamento si assuma le proprie responsabilità”.

Il presidente di Anmic e Fand: “Mettono nelle condizioni estreme le persone disabili di scegliere o il lavoro o l’assegno di assistenza. A rischio le conquiste di decenni di lotte” – Infine Pagano ci tiene a sottolineare che cosi facendo si stanno colpendo proprio soggetti assai fragili da diversi punti di vista. “Quello che noi contestiamo aspramente è il principio di come possa essere presa una decisione di questo genere, perché questo provvedimento dell’Inps metterà nelle condizioni migliaia di disabili o di rinunciare al proprio lavoretto o di rinunciare all’assegno mensile di assistenza di 287 euro. Attraverso questo sistema consolidato da anni – spiega – si dava almeno la possibilità a persone con disabilità di avere un lavoro, seppur temporaneo e saltuario, di provare ad avviare dei percorsi di inclusione lavorativa che poi magari, in alcuni casi, avrebbero potuto anche portare ad una assunzione stabile, andando perciò nei fatti a fare a meno dell’assegno di assistenza previsto. Ora – conclude Pagano – le conquiste realizzate in decenni di battaglie rischiano di essere cancellate. Attaccano i più fragili, chiediamo alle istituzioni di intervenire il più presto possibile”.

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