Quasi sette ore di silenzio, durante le quali è stato pressoché impossibile avvicinare i consiglieri di Fratelli d’Italia coinvolti nell’inchiesta di FanPage. Nel giorno del primo Consiglio comunale della nuova amministrazione di Milano, Chiara Valcepina e Francesco Rocca, pizzicati dalle telecamere mentre partecipano ad aperitivi elettorali in cui è d’obbligo fare il saluto romano e ipotizzare di risolvere la questione dei flussi migratori ricorrendo alle bombe, erano attesi da decine di giornalisti. Sarebbe stato utile chiedere loro di dare spiegazioni sui presunti finanziamenti in nero destinati alla campagna elettorale. Ma i due consiglieri, “protetti” dagli altri tre eletti del partito di Giorgia Meloni, si sono tenuti a distanza dai cronisti, tanto che – addirittura – Valcepina è uscita dall’ingresso posteriore di Palazzo Marino, direttamente dal cortile interno, a bordo di una moto. La stessa esponente di FdI, in giornata, ha inviato al sindaco Giuseppe Sala e a tutti i colleghi una lettera in cui si dichiara lontana dalle posizioni “fasciste, razziste e antisemite”, accusando i giornalisti di FanPage di aver montato l’inchiesta “ad arte”. Mentre all’esterno di Palazzo Marino i Sentinelli di Milano, con Luca Paladini, avevano organizzato un presidio per dire che “i fascisti qui dentro non ci devono stare”.

Chi invece ha provato a dare qualche spiegazione, poiché coinvolta dall’inchiesta “Lobby Nera” per via della vicinanza col movimento neofascista Lealtà Azione, è stata la consigliera della Lega, ed eurodeputata, Silvia Sardone. Alla domanda di dire, per fugare ogni dubbio una volta per tutte, di essere antifascista, Sardone ha preferito rispondere che “non sono fascista. Sono filoisraeliana e filoamericana, chi mi dipinge come ‘fascista’ non ha capito nulla. Sono stata persino ad Hammamet alle commemorazioni di Bettino Craxi”. Non ha però dichiarato di essere antifascista.