Ambulanze in fila davanti agli ospedali, all’interno pazienti costretti ad aspettare anche 11 ore per essere ricoverati, proteste del personale medico: la fotografia scattata dal The Guardian è emblematica di un’emergenza che va oltre i numeri – seppur impressionanti – dei nuovi contagi: oltre 40mila per il secondo giorno di fila. Non solo. Quella immagine è la testimonianza plastica del momento molto complesso che sta vivendo il sistema sanitario della Gran Bretagna, alle prese con scandali, mala gestione e nuove rivolte nel settore medico, il tutto all’inizio di un inverno che si preannuncia particolarmente difficile sul fronte Covid. Ha creato sgomento, ad esempio, la notizia dell’errore compiuto su ben 43mila tamponi PCR diagnosticati falsi negativi per pazienti che avevano sintomi del Covid ed erano già risultati positivi al tampone veloce. E questo proprio mentre, secondo nuovi dati dell’Ufficio Nazionale di Statistica, un inglese su 60 ha avuto il Coronavirus nella settimana al 9 ottobre e la curva dei nuovi contagi sta di nuovo raggiungendo picchi preoccupanti: per il secondo giorno consecutivo sono stati superati i 40mila nuovi casi giornalieri (tra i 45mila e i 43mila solo negli ultimi due giorni) con medie di oltre 140 decessi e 800 ricoveri al giorno. L’inverno, inoltre, fa paura a medici e paramedici che lanciano l’allarme, denunciando come i reparti di pronto soccorso siano sull’orlo del baratro, con la stagione influenzale che mischiata al Covid rischia di ingolfare la macchina già acciaccata dell’NHS. Fuori dall’emergenza Coronavirus, del resto, gli ospedali britannici hanno un arretrato di 5,7 milioni di pazienti in attesa di iniziare trattamenti di cui 9.574 in lista d’attesa da due anni. I dati della UK Oncology Nursing Society rivelano che solo nel primo anno della pandemia 369mila pazienti in meno hanno potuto accedere ad uno specialista e 19.500 persone non hanno potuto ricevere diagnosi sul cancro. E così quando il sistema dovrebbe fare quadrato attorno ad un NHS ridotto allo strenuo di risorse il governo britannico annuncia lo stanziamento di un ‘fondo per l’inverno’ di 250milioni di sterline destinati all’impiego di nuovo personale per implementare i servizi negli ambulatori pubblici, a patto però che i dottori di base aumentino il numero di appuntamenti con i pazienti, faccia a faccia.

La rivolta dei medici – I medici non ci stanno. Non accettano di essere obbligati a riprendere le visite di persona e minacciano l’esodo dall’NHS già in cronica carenza di personale. La British Medical Association ha dichiarato che la mancata attuazione di misure promesse dal ministro alla Sanità Sajid Javid per ridurre il sovraccarico di lavoro dei medici di base costringerà i dottori ad appendere lo stetoscopio e lasciare definitivamente la professione. Ad agosto la percentuale di pazienti che sono stati visitati di persona è stata il 58% del totale e mentre la forza lavoro medica si sta via via erodendo dai 27,381 nel 2019 a 26,805 medici nel 2021, i pazienti si riversano nel reparto emergenze degli ospedali o sulla sanità privata. A Londra, ad esempio, lo studio privato di medici italiani, Dottore London, ha visto una crescita esponenziale: “Covid e la pandemia hanno accelerato processi tecnologici importanti e abbiamo capito che ci sono pazienti che possiamo seguire a distanza per controlli o referti ma ci sono delle specializzazioni, come quella chirurgica dove non vedere un paziente comporta delle difficoltà enormi sia in termini di diagnosi che di trattamento – spiega a ilfattoquotidiano.it il dottor Alex Leo – Un numero di elevato di pazienti che non riuscivano ad avere un appuntamento nel pubblico si sono rivolti agli studi privati per ottenere consulenze in tempi più certi, moltissimi anche gli italiani che si sono rivolti a noi vedendo la differenza con il sistema sanitario britannico. Il trend è stato esponenziale” evidenzia Leo, che nel suo caso parla di un aumento di circa il 30-40% di pazienti.

Falsi negativi: 43mila contagiati in libertà – Non aiuta il fatto che il ministero della salute del Governo Johnson sembra commettere un errore dopo un altro. In Gran Bretagna si sta cercando di tracciare i pazienti potenzialmente ancora infetti tornati al lavoro o a scuola, pur essendo positivi al coronavirus, dopo aver ricevuto un esito falso negativo del tampone PCR. Si stima che siano 43mila i britannici con sintomi del Covid, risultati positivi al tampone veloce ma che dopo essersi sottoposti al test PCR hanno ricevuto una diagnosi negativa, sbagliata. L’agenzia per la salute britannica UKHSA fa sapere che i casi sono circoscritti al periodo tra l’8 settembre ed il 12 ottobre e che si tratterebbe di errori limitati unicamente al laboratorio diagnostico di Wolverhampton nell’Inghilterra centrale, ora costretto a sospendere le operazioni. Il laboratorio, dell’azienda privata Immensa Health Clinic, fa capo ad Andrea Riposati, fondatore della ditta italiana di genomica Dante Labs (Centro analisi L’Aquila) e nel 2020, giusto pochi mesi dopo la sua costituzione in Gran Bretagna, ha ricevuto un appalto di circa 135 milioni di euro dal governo britannico per smaltire l’imbarazzante ingorgo delle analisi dei test sul Covid. Basta scrollare la pagina Facebook dell’azienda per imbattersi nei commenti arrabbiati di clienti che non hanno ricevuto in tempo il risultato dei tamponi antigenici acquistati da Dante Labs senza ricevere rimborsi. A settembre la Competition and Marketing Authority britannica ha aperto un’indagine formale sui possibili illeciti nell’operato della Dante Labs, tra cui appunto i ritardi o la mancata consegna dei tamponi acquistati per viaggiare, il diniego o i ritardi nel rimborsare i clienti. “Stiamo collaborando con UKHSA. Per noi la qualità è di prioritaria importanza. Siamo fieri di aver analizzato oltre 2milioni e mezzo di test per il sistema di tracciamento dell’NHS lavorando con i team al Dipartimento della Salute e UKSGA. Non vogliamo che questa questione rovini il formidabile lavoro fatto dal Regno Unito in questa pandemia” ha dichiarato in un comunicato dell’Agenzia della Salute britannica lo stesso Andrea Riposati per difendere il lavoro di Immensa Health Clinic, che ora è oggetto di indagine da parte dell’ autorità sanitaria del Regno Unito.

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