Un “liberal-progressista” con l’obiettivo di portare una ventata d’aria fresca nella politica. Questo il biglietto da visita di Theo Guatta, il ragazzo mantovano che con i suoi 18 anni e due mesi è il candidato sindaco più giovane d’Italia nell’imminente tornata elettorale. “Tra i cinque più giovani della storia repubblicana”, assicura lui: “Ho controllato su Google”. Le mattine le passa tra i banchi di scuola, ma per il resto del tempo lavora alla campagna che lo vede concorre per diventare il primo cittadino di Guidizzolo, un comune di circa 6mila abitanti in provincia di Mantova.

Guatta frequenta l’ultimo anno del liceo classico Arnaldo di Brescia e nel suo comune guida “Guidizzolo Riformista”, lista civica sostenuta dal Partito democratico. A sfidarlo alle urne il sindaco uscente Stefano Meneghelli, a capo di “Siamo Guidizzolo”, e la sua ex vice Laura Azzini, che gli si contrappone con “Vivere Guidizzolo”. “Sono sostenuti l’uno dalla Lega, l’altra da Fratelli d’Italia”, spiega il 18enne. Che precisa: “Io invece non sono iscritto a nessuno partito. Ho partecipato a qualche riunione, ma non pensavo potessero candidarmi”. In effetti, tutto è nato dalla moglie del segretario locale del Pd, Gilberto Quiri: “Lei mi ha notato in alcuni eventi cui avevo partecipato e mi ha presentato al marito, che poi mi ha offerto il suo appoggio”, racconta.

“Un liberal con simpatie radicali” si definisce il ragazzo, che dice di aver scoperto la sua vocazione a 14 anni imbattendosi nel dipinto “Allegoria del Buon Governo” di Lorenzetti e da lì ha iniziato ad avvicinarsi alla politica “a suon di talk e giornali”. Tra i suoi cavalli di battaglia il “sostegno alle imprese” ma anche la “difesa dell’ambiente” e dei “diritti civili”, senza dimenticare il “sì al referendum per la liberalizzazione della cannabis”. “Guido una lista che si oppone ai sovranisti e vuole ravvivare il Paese per renderlo più vivibile dai giovani”, dichiara.

A chi gli chiede il perché della sua scelta, Guatta risponde proprio parlando delle nuove leve: “In Italia i giovani devono mettersi in gioco, portare idee fresche e innovative, un nuovo stato mentale”. Una sfida non semplice, come lui stesso ha constato durante la sua esperienza elettorale: “Bisogna vincere il sentimento di sfiducia verso i partiti ma anche superare alcuni pregiudizi”. “Da una certa parte politica l’impegno dei giovani è visto ad esempio con scetticismo”, racconta. E la ragione, secondo l’aspirante sindaco, sta anche nel diverso approccio di fondo: “I ragazzi come me sono molto attenti ai singoli temi, dall’ambiente ai diritti, ma non li etichettano necessariamente secondo logiche di partito. Non si rispecchiano per forza in una visione bipolare”. Detto questo, i vantaggi restano: “Per un giovane scendere in politica fa prendere atto di dinamiche gestionali fondamentali e acquisire rapporti che sono importanti: se una lista ci punta davvero su di lui, anche un 18enne può diventare credibile. Da piccolo volevo fare il musicista, anche perché vengo da una famiglia di artisti: mio padre fa il pittore e mia madre lavora come illustratrice”, racconta Guatta. Che chiude: “Quest’anno farò la maturità, poi mi dedicherò alla mia passione. E a prescindere da come andrà il voto, ho ambizioni più ampie dell’ambito locale”.

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