Alle porte di Torino, a Orbassano, l’ospedale San Luigi tramite una lettera informa i medici che non si sono ancora vaccinati della possibilità di avere un consulto psicologico. Ma il documento il 21 settembre finisce su Twitter, facendo scoppiare la polemica, incendiata particolarmente dal senatore piemontese di FdI, Lucio Malan, che twitta: “Incredibile! Per chi non vuole vaccinarsi consulto non con un immunologo che spieghi e convinca, ma con lo psicologo per vedere se è matto!”. Dall’ospedale San Luigi, chiariscono: “La lettera non suggeriva di andare dallo psicologo, ma informava della possibilità del consulto psicologico dentro la nostra azienda”. Uno sportello “che esiste da tempo e che è rivolto non solo agli operatori sanitari e ai medici, ma anche ai pazienti e ai loro familiari”. Fra le tante attività, aiuta i pazienti ad affrontare le proprie paure. E lo stesso fa nel caso nel caso dei medici che temono il vaccino, a patto – naturalmente – che siano loro stessi a richiedere un aiuto.

In effetti, in alcuni ma non in tutti i casi, di paura sembra trattarsi. In Piemonte dei 17mila sanitari non ancora vaccinati al momento sono 108 i medici torinesi, sospesi fino al 31 dicembre dalla possibilità di avere un contatto con i pazienti. L’Ordine dei medici di Torino, di cui è presidente Guido Giustetto, dalla scorsa settimana (14 settembre) ha infatti aggiunto alla lista dei 95 sospesi altri tredici dottori: 71 medici, 12 odontoiatri e i restanti appartenenti ad entrambi gli albi. Gli stessi medici che il 27 luglio scorso hanno disertato in massa il tavolo di confronto, organizzato dall’Ordine dei medici, che voleva incontrarli per capire e discutere le motivazioni dietro la loro scelta. All’incontro, infatti, di 108 furono soltanto due a presentarsi: l’avvocato penalista Gianfranco Ferreri e un medico che “a causa di una particolare patologia non poteva ricevere l’inoculazione”. Mentre, da remoto, si collegarono 15 operatori sanitari. L’avvocato Ferreri, presente al tavolo in rappresentanza di circa 60 medici no-vax, riguardo alle motivazioni che spingevano e spingono i suoi assistiti a non vaccinarsi, dichiarò: “Hanno paura soprattutto di problemi nel futuro di medio e lungo termine” dovuti alle “reazioni degli anticorpi”.

A Torino, il San Luigi non è l’unico ospedale che ha tentato la strada dello psicologo per affrontare (anche) il timore di vaccinarsi. Come ci informa dottoressa Monica Agnesone, psicologa dell’Asl città di Torino, anche l’Asl ha aperto dallo scoppio dell’emergenza – un anno e mezzo fa – uno sportello multidisciplinare dedicato al personale sanitario, ma anche ai dipendenti: “Una porta aperta e un’occasione di ricevere ascolto. In questo momento penso sia fondamentale per chi decide di non vaccinarsi sapere che c’è qualcuno disposto ad ascoltarti senza giudicare”. Riguardo alla polemica scoppiata dopo la lettera inviata ai dipendenti del San Luigi, la dottoressa commenta: “Le persone che decidono di non vaccinarsi hanno una difficoltà, che non è solo legata alla paura. Dire che sono tutti spaventati significa minimizzare l’altro, dal momento che le ragioni sono tantissime: ci sono persone che scegliendo di non vaccinarsi comunicano la loro sfiducia nei confronti delle istituzioni. Altre per cui questa scelta diventa il modo per definire in maniera specifica la loro identità, per sentirsi più presenti, più vive, più attive in questa circostanza. La scelta, infatti, in tanti casi diventa un modo per mandare un messaggio al mondo”. E durante un consulto uno psicologo che ha di fronte un paziente che ha deciso di non vaccinarsi, che cosa fa? “Dobbiamo trattare queste persone con grande rispetto: l’obiettivo è parlare, non far cambiare loro idea, perché significherebbe giudicare la loro scelta una scelta sbagliata. E lo psicologo non giudica mai. Potrà sembrare controproducente per le istituzioni, ma non lo è”. Durante i consulti psicologici dell’Asl di Torino, che in città sono erogati anche dalla Città della Salute, oltre dal San Luigi, ci spiega la Dottoressa, “cerchiamo di rendere i pazienti che hanno deciso di non vaccinarsi più consapevoli possibile della scelta che hanno preso, perché avrà delle conseguenze” sociali, lavorative, psicologiche. “Li prepariamo ad affrontarle, per non soffrire. Il consulto è un aiuto, un sostegno per approfondire la questione: uno spazio dove confrontarsi con se stessi. Un servizio che non può ovviamente essere prescritto, ma che dev’essere una proposta, uno strumento a disposizione”. “Ah, un’ultima precisazione – aggiunge – “lo psicologo è il professionista che si cura del benessere psicologico. Non dei matti”, conclude forse ripensando alle parole del senatore Malan.

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