Anche Maurizio Landini apre sul salario minimo e nasce l’asse Giuseppe Conte ed Enrico Letta. La svolta è arrivata durante un dibattito all’evento della Cgil a Bologna “Futura 2021”: per la prima volta il sindacalista ha messo sul tavolo la questione, trovando il sostegno dei leader della coalizione giallorossa. Un’intesa molto significativa perché arriva pochi giorni dopo che Mario Draghi, osannato dagli industriali e da quasi tutti i partiti, ha lanciato il suo “patto per l’Italia”, che però al momento non riguarda appunto il salario minimo. Ma che qualcosa si muove lo dimostrano le parole del segretario della Cgil che sull’argomento non ha mai nascosto le sue resistenze. “Se penso anche alla discussione europea, io vedo un tema“, ha dichiarato nel corso del dibattito proprio con Conte, Letta e la vicepresidente dell’Emilia-Romagna Elly Schlein. “Non possiamo passare dalla pandemia del virus a quella dei salari”. Un’apertura che ha permesso di far emergere pubblicamente l’intesa del segretario Pd e del presidente M5s su un tema che per il Movimento è sempre stato cruciale. Ma soprattutto ha dimostrato che l’asse di governo non è così compatto nel sostegno entusiastico della linea pro industriali. A ribadirlo oggi è stato lo stesso Giuseppe Conte: “Non si può lavorare solo con Confindustria”, ha detto mentre era in tour a Napoli. “Bisogna coinvolgere tutte la parti sociali”. Intanto, sempre dal palco della Cgil, il presidente Inps Pasquale Tridico, che già si era esposto nei giorni scorsi per il salario minimo, ha rincarato la dose: “Oggi sono oltre 2 milioni i lavoratori che lavorano a 6 euro l’ora lordi”, ha detto. Ci sono rider che corrono e fanno incidenti anche mortali e guadagnano 4 euro l’ora. Questo non è tollerabile”.

L’apertura di Landini e l’asse Conte-Letta – Molto nette sono state le parole di Landini: “Domenica”, ha detto, “in Germania, il candidato che sembra possa diventare premier”, Olaf Scholz, “nel suo programma parla di salario minimo a 12 euro. E rivolgendosi ai leader giallorossi, ha aggiunto: “Il problema non è se facciamo o no dei patti, ma il problema è che contenuti hanno e per quale progetto di Paese”. Secondo Landini però, la discussione dovrà tenere insieme anche “una legge sulla rappresentanza e un nuovo statuto sui diritti di tutte le forme di lavoro”.

Il primo a lanciare la battaglia sul salario minimo è stato proprio il M5s, ma nonostante la decisione di puntare sull’argomento, il tema negli ultimi tempi sembrava uscito dai radar. Proprio l’apertura di Landini però, apre nuovi scenari. E a schierarsi a favore in modo netto è stato questa volta anche il segretario Pd Enrico Letta. “E’ tempo di aprire la discussione in Italia sul tema del salario minimo, la discussione è pronta, avviene in tutta Europa, io sono favorevole a questa discussione“, ha detto. Poco dopo è intervenuto anche il presidente 5 stelle Giuseppe Conte: “Un altro tema che sta a cuore al M5s è il salario minimo, una battaglia di cui siamo convinti, stiamo parlando di oltre 4 milioni di lavoratori. Dobbiamo contrastare il calo demografico con una politica globale investendo di più su asili nido, scuole, su assegno unico ma anche sul salario minimo. Credo ci siano le condizioni”, ha detto. “Dobbiamo metterci attorno a un tavolo e realizzare questa battaglia al più presto. Non dobbiamo consentire che ci siano divari di genere”.

E sull’argomento ha parlato anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando: “Credo che il salario minimo serva perché la contrattazione da sola non basta più ma la contrattazione va integrata con lo strumento della rappresentanza. Bisogna trovare il modo pe correlarle”, ha detto sempre intervenendo a Futura 2021. “Questo dovrebbe essere, “il punto di partenza di un ragionamento che tenga insieme rappresentanza e salario minimo perché il rischio è che passa il salario minimo e contemporaneamente si sfascia il sistema della contrattazione”. E sempre Orlando, pensando al Patto per l’Italia invocato da Draghi, ha chiesto che sia quanto più “largo” possibile, “contro nessuno”, che coinvolga anche i giovani, il terzo settore e il privato sociale, “tenendo dentro le forze politiche, perché l’idea di marginalizzare le istituzioni sarebbe un errore”. E soprattutto, ha detto il ministro, il Patto per l’Italia dovrà affrontare accanto alla questione lavoro e crescita i temi dell’inclusione, della sostenibilità, del salario minimo e anche della rappresentanza.

I giallorossi ora chiedono un patto per l’Italia che non guardi solo agli industriali – Del resto, due giorni dopo i grandi endorsement di politica e industriali per Draghi, sono iniziati i primi distinguo. E, almeno sul fronte giallorosso, sono cominciate a emergere alcune richieste. Proprio Conte, parlando dal palco della Cgil, ha rivendicato, con maggiore incisività, una parte in commedia. “E’ chiaro che un patto per ridare forza e mantenere equilibrio tra lavoro e imprese è importantissimo per il paese, e va benissimo. Ma pensare di tenere fuori i partiti sarebbe un non-senso. I partiti e le forze politiche si sono assunte una grande responsabilità durante la pandemia. Tenere fuori i partiti sarebbe una follia, anche se ovviamente le forze politiche devono assumersi le loro responsabilità”. Anche Enrico Letta, che pure già da aprile aveva proposto il modello Ciampi del ’93, ha detto chiaramente di non aver gradito troppo le critiche mosse ai partiti dal leader degli industriali. “Il tema che abbiamo davanti è quello di come rendere tutti protagonisti: le parti sociali, i partiti, la politica, il parlamento, il governo. Da questa crisi si esce se si esce tutti insieme, se sono protagonisti i sindacati, le imprese, i partiti, il parlamento e il governo”. E il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, è stato dello stesso avviso: “Io credo che una volta finita la fase emergenziale si riaffacci lo spazio per la politica”, taglia corto. Se, dunque, il numero uno di viale dell’Astronomia si era scagliato contro “chi pensa che questo Governo è a tempo e allora basta tergiversare, perché poi le riforme si faranno quando governerà l’una o l’altra parte”, Pd e M5s replicano ribadendo la volontà di incidere, militando in una parte determinata del campo, sul presente e sul futuro. E in questo schema, il salario minimo è centrale. Insieme ai giallorossi anche Leu. “Le parole di Letta e Conte sono benvenute”, ha incalzato il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, “il minimo sindacale per garantire diritti e opportunità. E una base comune per costruire un’alternativa alla destra”.

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