Se tutto va bene, il Mose non sarà completato prima della fine del 2025, a dispetto delle notizie trapelate dal Provveditorato alle Opere Pubbliche del Triveneto che indicavano in linea di massima soltanto due anni. Un cronoprogramma, di solito, ha un inizio certo e una fine probabile. Ma per l’opera da 6 miliardi e mezzo che deve salvare Venezia dalle acque alte, a 18 anni dall’apertura dei cantieri (14 maggio 2003) ci si deve accontentare. L’inizio del rush finale per concludere il sistema di paratoie mobili alle bocche di porto della Laguna ancora non c’è. Nel senso che l’orologio comincerà a mettersi in movimento nel momento in cui i cantieri verranno riattivati. Ma per farlo le imprese che avanzano una ventina di milioni di euro aspettano di incassare quanto avanzano, seppur in una situazione giuridica non facile, visto che il Consorzio Venezia Nuova in liquidazione ha chiesto il concordato preventivo, per evitare il fallimento.

Di cronoprogramma si è parlato l’1 settembre nel Comitato Tecnico amministrativo che all’unanimità ha approvato il Settimo atto aggiuntivo per spendere gli ultimi 538 milioni di euro necessari che il Cipess ha svincolato il 9 giugno scorso. In quella sede è stato aggiornato l’iter di avanzamento dei lavori, che avevano come data di conclusione il 31 dicembre 2021. Seppur informalmente era trapelata l’indicazione di altri 24 mesi, a partire dalla ripresa dei lavori, salvo alcuni capitoli.

La realtà (a parte la data di riavvio non ancora preventivabile) è un po’ meno rosea. Ilfattoquotidiano.it ha preso visione del “cronoprogramma generale degli interventi” allegato all’atto aggiuntivo firmato dal Provveditore ad interim Fabio Riva (fino a poche settimane fa c’era Cinzia Zincone, che però è stata sospesa), dal commissario salva-cantiere Elisabetta Spitz, dal liquidatore del Consorzio Venezia Nuova Massimo Miani, sotto la regia di Ilaria Bramezza, super dirigente del Ministero delle Infrastrutture. Da quelle tabelle emerge che l’attesa per due capitoli cruciali (“criticità” e “avviamento”) arriva in realtà a quattro anni. Se le aziende riprenderanno a lavorare entro fine anno, la mèta tanto agognata da Venezia potrebbe essere raggiunta solo a fine dicembre 2025, ventitrè anni dopo il giorno in cui Silvio Berlusconi pose la prima pietra. I tempi del cronoprogramma riguardano dieci settori e sono divisi tra gli interventi già in corso e quelli “riferiti alle nuove risorse da assegnare (538 mln)”.

Bocca di Lido – E’ divisa da un’isola artificiale nei due canali di Treporti (a nord, con 21 paratoie) e di San Nicolò (verso il Lido, con 20 paratoie). In entrambi i casi serve il primo anno del cronoprogramma per concludere le opere civili e marittime già in essere, mentre i nuovi interventi finanziati con i 538 milioni di euro si concluderebbero a metà del secondo anno, quindi nel secondo semestre del 2023.

Bocca di Malamocco – E’ la bocca di accesso più profonda della Laguna, attraverso cui transitano le navi dirette al porto commerciale e industriale di Marghera. Qui si verificherà il ritardo maggiore delle opere civili e marittime: un anno per gli interventi in essere, mentre serviranno tre anni (fino a tutto il 2024) per quelli resi possibili dal nuovo finanziamento. Le paratoie sono 19. Sulla sponda di Pellestrina si trova la Conca di navigazione per consentire l’accesso delle navi con il Mose in funzione, che però è stata danneggiata da una mareggiata.

Bocca di Chioggia – Qualche ritardo anche nella bocca del porto di Chioggia, con 18 paratoie. Un anno per le opere in essere, ma i nuovi lavori si concluderanno solo dopo 21 mesi.

Impianti – Il Mose non è costituito solo da paratoie e cassoni in cemento. Servono gli impianti per eseguire gli innalzamenti e il riposizionamento sul fondo del mare, quando il sistema sarà a riposo. Anche qui servirà un anno per completare gli interventi in atto, mentre i nuovi lavori dovrebbero cominciare al quarto mese del cronoprogramma, per concludersi al ventitreesimo, quindi un mese prima dei fatidici due anni (novembre 2023).

Mezzi speciali – Questa parte è più semplice e richiede solo sei mesi per mettere a punto i mezzi navali che serviranno per la manutenzione e la periodica sostituzione delle 78 paratoie (mentre 8 sono di riserva).

Centro Operativo Decisionale – Si tratta del “cervello” di controllo del Mose, all’Arsenale. Qui gli interventi saranno suddivisi in due parti. Nella prima è prevista l’”infrastrutturazione all’Arsenale”: un anno per i lavori in essere, ma conclusione dei nuovi lavori soltanto dopo due anni e mezzo (giugno 2024). La seconda parte è più tecnica e legata alla messa a punto del sistema e alla “gestione sperimentale”: serviranno due anni sia per gli interventi in corso, sia per quelli nuovi, con scadenza quindi a dicembre 2023.

Ripristini e criticità – E’ uno dei due capitoli dolenti, visto che riguarda gli errori in fase di progettazione ed esecuzione, nonché anomalie e malfunzionamenti. Basti pensare alla ruggine sulle cerniere che alzano le paratoie, o all’umidità che rimane all’interno dei cassoni in calcestruzzo compromettendo la tenuta nel tempo dei materiali. Già sono in corso lavori, che non saranno però conclusi prima del ventinovesimo mese, all’incirca nell’aprile 2024. Gli interventi resi possibili dal nuovo finanziamento invece richiederanno ancora un tempo mostruoso: 4 anni (dicembre 2025)

Preavviamento e Avviamento – Un andamento simile – e non meno confortante – hanno i lavori di manutenzione conservativa delle opere civili, marittime e degli impianti, nonché la fase di pre-avviamento e di avviamento del Mose. E’ al termine di questo percorso che si potrà affermare che l’opera è conclusa, collaudata e sarà entrata in funzione. Finora gli innalzamenti sono stati sperimentali, anche se nel 2020 sono avvenuti una ventina di volte, ma il sistema non è ancora predisposto per un’attività ordinaria. In questo capitolo la conclusione degli interventi in atto richiederà un anno. Gli interventi di avviamento, invece, prevedono due anni e 6 mesi, a partire dal riavvio dei cantieri: giugno 2024. Gli interventi riferiti al nuovo stanziamento da 538 milioni portano avanti le lancette dell’orologio fino a 48 mesi (dicembre 2025).

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