In Libia si torna a sparare. A un anno circa dalla tregua tra le principali fazioni antagoniste nel Paese e dopo la nascita del nuovo governo di unità nazionale che deve guidare il Paese verso le elezioni di dicembre, nella capitale Tripoli tornano a fischiare le pallottole. Secondo quanto riferito da Reuters, che riporta le parole di diversi testimoni, forze armate rivali ancora presenti in città si sono scontrate intorno alle 2.30 di venerdì, con le sparatorie che sono proseguite per tutta la mattinata con armi medie e leggere.

Non è ancora chiaro se si tratti di un episodio isolato o se lo scontro della mattinata di venerdì rischia di essere la scintilla che riaccende le tensioni libiche ancora vive. Un’ipotesi, quest’ultima, che rischierebbe di compromettere il processo di pace, che sembrava ben avviato, seppur fragile, che avrebbe dovuto condurre al voto, appoggiato da tutte le fazioni, in forma democratica.

Il nuovo combattimento ha contrapposto la Brigata 444 alla Forza di supporto alla stabilizzazione, due delle forze principali a Tripoli, ha detto un testimone, e segue gli scontri del mese scorso a Zawiya, a ovest della capitale, e piccoli incidenti all’interno di Tripoli, incluso uno scontro a fuoco questa settimana. Anche nella Libia orientale, controllata dall’Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar, negli ultimi mesi si sono registrati sparatorie e altri episodi di violenza.

Tutto mentre il premier transitorio, Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh, ha partecipato a uno dei panel del forum di Cernobbio spiegando che “l’obiettivo principale per la Libia è realizzare il proprio sogno democratico. Occorre guidare il Paese verso questo nobile obiettivo con modalità democratiche mai conosciute prima. L’ambizione della Libia è di creare un esercito unificato, una vera forza di polizia e garantire elezioni libere e trasparenti“. A chi gli ha chiesto quali siano i principali problemi che il Paese deve cercare di combattere, il primo ministro ha parlato del “radicamento della cultura della prepotenza, la presenza di mercenari, la rendita derivante dal petrolio, le migrazioni e l’infiltrazione di terroristi“. E riguardo all’Italia ha dichiarato che le relazioni tra i due Paesi “sono molto importanti per noi. Roma è la capitale più vicina e l’Italia sta facendo un grande lavoro con noi. Abbiamo una relazione molto buona con il presidente del Consiglio Mario Draghi e con il ministro degli Esteri italiano e stiamo combattendo tutti assieme il problema dei migranti in arrivo dal Sud”.

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