Parigi segue l’esempio di altre città come Bordeaux, Grenoble, Lione, e rallenta, portando il limite di velocità a 30 km/h su gran parte delle sue strade. Da lunedì 30 agosto, quindi, a eccezione di alcuni tratti – come i boulevard des Maréchaux, gli Champs-Elysées e la tangenziale – Parigi è diventata una grande “zona30”, come l’ha definita David Belliard, vice sindaco e assessore alla mobilità e ai trasporti della giunta Hidalgo.

“È il culmine di un processo di riduzione della velocità in città iniziato più di quindici anni fa: il 60% del territorio parigino è già nella zona 30, e ad esempio il 100% dell’11° Arrondissement” ha dichiarato Belliard in un’intervista al settimanale Le Journal du Dimanche, “questa generalizzazione è un progresso considerevole, e ha tre scopi: migliorare la sicurezza dei pedoni, ridurre significativamente il rumore, e placare la città”.

In “zona30”, comunque, non andranno le strade più periferiche (che manterranno il limite massimo a 70 km/h, come anche la tangenziale) ma neppure i maggiori boulevard, come quelli des Maréchaux e gli stessi Champs-Elysées, e poi il bois de Boulogne e de Vincennes.

La riduzione della velocità di circolazione dei veicoli è un provvedimento piuttosto coerente con la linea ecologista adottata dall’amministrazione della sindaca Anne Hidalgo, al suo secondo mandato grazie alla rielezione nel 2020. Hidalgo, infatti, nel corso degli anni ha introdotto diverse misure volte a “contenere” la circolazione dei veicoli, come il blocco progressivo delle auto con motori diesel, l’incremento della presenza delle piste ciclabili urbane (ad oggi lunghe complessivamente 1000 km) e di fatto la ciclo-pedonalizzazione di una parte del lungo Senna.

Se da un lato la riduzione del limite di velocità sembra essere stata accolta positivamente, così come riportato da un sondaggio pubblicato dal quotidiano Le Parisien e condotto dall’IFOP (l’istituto francese di sondaggio d’opinione) – il 61% dei residenti è d’accordo con la misura e il 71% ritiene che ciò contribuirà a rendere più sicure le strade della città – dall’altro c’è chi, come l’associazione nazionale “40 milioni di automobilisti”, sulle pagine di Le Figaro ne contesta la necessità.

Secondo Pierre Chasseray, delegato generale dell’associazione, infatti, l’aumento degli incidenti registrato negli ultimi mesi sarebbe correlato piuttosto all’aumento dei ciclisti. Chasseray se la prende soprattutto con quelli che circolano sulle cosiddette “coronapistes” ovvero le piste ciclabili temporanee (60 km) sorte nel periodo di lockdown, secondo lui “frettolosamente tracciate”.

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