Il ministro della Giustizia Marta Cartabia ha firmato la richiesta di estradizione per tre ex militari cileni accusati dalla Procura di Roma della morte e della sparizione di cittadini di origini italiane. Via libera perciò alla richiesta – inoltrata all’ambasciata italiana a Santiago del Cile – di arresto provvisorio nei confronti di Rafael Francisco Ahumada Valderrama, Manuel Vasquez Chahuan e Orlando Moreno Basquez, tutti appartenenti all’esercito durante la dittatura guidata da Pinochet. Le condanne erano diventate definitive il primo luglio scorso (i tre hanno rinunciato al ricorso in Cassazione). I pm contestano il reato di omicidio plurimo. Sono accusati in particolare della sparizione di Juan Josè Montiglio e di Omar Venturelli, entrambi di origini italiane.

Militante del Partito Socialista, Montiglio è ha studiato all’università di Biologia e ha ricoperto il ruolo di leader della “Guardia de Amigos del Presidente” (Gap), la scorta personale di Salvador Allende. È stato arrestato il giorno del golpe, cioè l’11 settembre del 1973. Il 13 viene fucilato, insieme ad altri collaboratori del presidente Allende, nel poligono di tiro a Peldehue. L’identificazione con il Dna è stata possibile grazie al ritrovamento di alcuni resti ossei.

Omar Venturelli è stato invece sacerdote. Insieme ad altri religioni ha guidato i mapuches, il popolo indigeno più numeroso del Sud America, nell’occupazione delle terre regalate ai coloni europei ed è stato per questo sospeso “a divinis” dal vescovo Bernardino Pinera. Diventato professore all’Università Cattolica 3 di Temuco, si è consegnato il 25 settembre del ’73 alla caserma Tucapel. Gli altri prigionieri lo vedono fino al 10 ottobre dello stesso anno: si pensa sia stato ucciso poco dopo. Nella maxi indagine della Procura di Roma, resa possibile grazie anche al lavoro svolto dalla Onlus 24marzo, sono finiti anche ex capi di Stato ed esponenti delle giunte militari e dei servizi segreti di Bolivia, Argentina, Cile, Uruguay e Perù, accusati del sequestro e dell’omicidio di 23 cittadini di origine italiana.

L’8 luglio sono diventate definitive altre 14 condanne, per altrettanti esponenti delle giunte militari e dei servizi di sicurezza di Paesi sudamericani al potere a cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80. I giudici della prima sezione penale della Cassazione hanno rigettato i ricorsi presentati dai difensori accogliendo la richiesta del procuratore generale Pietro Gaeta. Tra i condannati anche Jorge Nestor Troccoli, l’unico al momento residente in Italia e arrestato dopo la sentenza, ritenuto membro dell’intelligence uruguayana e legato al regime del suo Paese. Per altri tre imputati, le cui posizioni erano connesse, i giudici hanno disposto lo stralcio in attesa di acquisire il certificato di morte di uno di loro.

Articolo Successivo

Afghanistan, migliaia di persone accalcate all’ingresso dell’aeroporto di Kabul. Ong Pangea: “Le nostre donne lì sotto il sole per 32 ore”

next