Formulare l’imputazione entro dieci giorni per cinque massimi dirigenti dell’Esercito italiano, accusati di disastro ambientale. È con questa decisione che la gip del tribunale di Cagliari, Maria Alessandra Tedde, ha riaperto l’inchiesta sul poligono militare di Capo Teulada, situato nel sud della Sardegna. Respinta la richiesta di archiviazione della pm Emanuela Secci, dopo circa un anno dall’apertura del fascicolo per disastro ambientale e per omicidio colposo plurimo a carico dei responsabili della gestione della base. Ora la gip ha posto l’ultimatum a formulare entro dieci giorni il primo capo d’imputazione, ordinando invece alla pm di svolgere ulteriori indagini riguardo la seconda ipotesi. L’inchiesta riguarda gli effetti dannosi che le attività belliche della base militare – in corso da decenni – hanno avuto sul livello di inquinamento del territorio e sulla salute dei residenti e degli stessi militari.

Nell’ordinanza della gip, riporta Il Manifesto, è menzionata una relazione del Centro studi per le applicazioni militari datata 2012, che parla di “presenza di contaminazione radioattiva in alcune aree come zone arrivo colpi per le esercitazioni a fuoco effettuate con l’impego di vettori e testate missilistiche“. Solo tra il 2008 e il 2016 – scrive il quotidiano – tra maxi operazioni Nato e attività di guerra dell’esercito italiano sono stati sparati 860mila colpi e lanciati 11.875 missili, pari a 556 tonnellate di residui bellici pericolosi, “spesso sepolti nel terreno”, si legge nell’ordinanza. Una quantità di materiale enorme, dovuta – secondo la gip – anche alle mancate attività di bonifica. Il poligono, nato nel 1956 sotto il governo Dc-Psdi-Pli guidato da Antonio Segni, è il secondo in Italia per estensione: 7.200 ettari, a cui se ne sommano altri 75mila di zone militari interdette alla navigazione. Sorto grazie agli accordi Nato, è utilizzato per le esercitazioni di tiro e la simulazione di interventi militari nei cosiddetti “scenari reali”, che inscenano le condizioni di guerra contemporanee. Uno dei maggiori centri europei d’addestramento ad alta tecnologia, quello di Capo Teulada, grazie anche a un recente investimento di 70 miliardi di euro.

Da qui l’imputazione per disastro ambientale a carico di cinque altissimi dirigenti dell’esercito italiano: Giuseppe Valotto, Claudio Graziano e Danilo Errico (tre ex Capi di Stato maggiore), Domenico Rossi e Sandro Santroni, ritenuti penalmente responsabili della situazione a Capo Teulada. A questo primo capo d’imputazione si aggiunge anche quello per omicidio colposo plurimo. La base, infatti, non costituisce solamente una minaccia per l’ambiente ma anche per la salute dei civili che vi abitano vicino o vi hanno prestato servizio: tantissime le persone che negli anni di attività bellica, hanno denunciato di essersi ammalate o di aver visto i propri congiunti morire di tumore. Denunce che sono state accolte da Tedde, che ha per questo predisposto ulteriori indagini al riguardo: i nuovi studi saranno presi in carico da nuovi esperti e avranno una durata di cinque mesi.

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