Sono riprese alle 6 di questa mattina, con i mezzi aerei, le operazioni di spegnimento del gigantesco incendio scoppiato nel Montiferru, nell’Oristanese. Durante la notte l’area è stata tenuta sotto controllo via terra per garantire la massima sicurezza sul territorio e il supporto a tutti i comuni coinvolti. Ieri 25 luglio le attività, rese particolarmente difficoltose dal forte vento di scirocco che ha alimentato i roghi, sono state supportate da otto velivoli Canadair, da un elicottero del Reparto volo di Sassari e dagli elicotteri del servizio Aib regionale. Ma il bilancio, ad una prima stima, è pesantissimo: quasi 1500 persone sfollate, oltre 20mila ettari di territorio, di boschi, oliveti e campi coltivati ridotti in cenere, aziende agricole devastate, case danneggiate.

La Sardegna, e in particolare l’Oristanese, brucia da almeno 60 ore. L’incendio divampato a Bonarcado quando il 23 luglio scorso ha preso fuoco un’auto a causa di un incidente stradale – secondo le prime indicazioni che arrivano dalla macchina regionale – e, sospinto sul bosco dal forte vento di scirocco prima e libeccio poi, è ancora attivo su più fronti. E preoccupa soprattutto le comunità del Marghine e della Planargia. Allerta massima anche nei Comuni perché la rotazione dei venti potrebbe portare l’ingresso del maestrale, facendo nuovamente cambiare direzione alle fiamme andando anche in direzione della statale 131 “Carlo Felice” che collega Cagliari a Sassari, tra Noragugume, Sindia e Macomer. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha fatto sapere che segue costantemente l’evolversi della situazione. Il Presidente esprime la propria piena solidarietà a tutta la popolazione colpita e sostegno a quanti senza sosta si stanno prodigando negli interventi di soccorso.

Anche il dispiego di forze è notevole. Il dispositivo di soccorso messo in campo dal Corpo nazionale conta dieci squadre a terra, supportate da 5 velivoli canadair, che dalle prime ore di questa mattina sono operativi sui fronti del fuoco a Scano di Montiferro e a Tresnuraghes. Per una maggiore rapidità di risoluzione dell’emergenza, il Dipartimento della Protezione Civile ha attivato un modulo internazionale di cooperazione: due velivoli canadair provenienti dalla Francia sono in volo verso la Sardegna, mentre altri due canadair provenienti dalla Grecia sono atterrati ad Alghero alle 4:30 di stamattina e sono già pronti ad operare sul territorio sardo. Al momento stanno già operando 57 unità operative a terra, di cui 28 provenienti dai Comandi di Nuoro, Sassari e Cagliari e 29 del locale Comando di Oristano. A Tresnuraghes tre squadre hanno operato per tutta la notte nel contrasto al fronte del fuoco, e la loro attività ha permesso di salvaguardare due attività ricettive. A Scano di Montiferro il lavoro notturno delle squadre ha permesso di mettere sotto controllo il fronte del fuoco, che nella giornata di ieri aveva causato l’evacuazione di oltre 400 persone.

Sono trascorsi quasi 27 anni dall’ultimo rogo scoppiato nel Montiferru: era l’agosto del 1994 quando un incendio, poi risultato doloso, cancellò i boschi di Seneghe, Bonarcado, Cuglieri, Santu Lussurgiu e Scano Montiferro. Ed è proprio nella stessa zona, tra Bonarcado e Santu Lussurgiu che sabato sono partite le fiamme. Le alte temperature e il vento hanno alimentato il fuoco che si è velocemente propagato circondando prima Santu Lussurgiu e poi spostandosi a Cuglieri. Il piccolo paese è stato assediato dalle fiamme per tutta la notte: 200 le persone sfollate. Con loro anche tutti gli abitanti di Sennariolo, 155 persone, che si trova a pochi chilometri e dove gli tessi cittadini di Cuglieri avevano trovato rifugio.

Il governatore ha annunciato che scriverà al presidente Draghi per chiedere al Governo “un sostegno economico immediato per ristorare i danni e che una quota del PNRR sia subito destinata alla Regione per un grande progetto di riforestazione. “Siamo di fronte a condizioni mai verificate nella storia dell’autonomia sarda, per ampiezza del territorio colpito e per i cambi di vento”. E, intervistato da la Stampa, ha aggiunto: “Ancora non è possibile fare una stima esatta. La situazione è ancora in evoluzione. Quello a cui stiamo assistendo è un dramma di proporzioni enormi: ettari ed ettari andati in fumo, secoli di storia ambientale e paesaggistica cancellati”.

“La giunta ha dichiarato lo stato di emergenza regionale su proposta del presidente Solinas. Questo serve per mettere le basi all’istruttoria che ci permetterà di richiedere poi lo stato di emergenza nazionale”. Così, il direttore generale della Protezione civile della Sardegna, Antonio Pasquale Belloi. “Sono già attive tutte le associazioni di Protezione civile per il supporto alla popolazione. Nell’ultima evacuazione ci sono stati circa 400 sfollati. In tutto sono circa un migliaio, però alcuni stanno già rientrando nelle proprie abitazioni, perché – spiega Belloi – si tratta di paesi che comunque hanno ristabilito il margine minimo di sicurezza. La cosa più importante – conclude Belloi – “è che siamo riusciti, nonostante le condizioni meteo e climatiche devastanti dal punto di vista della propagazione degli incendi, a garantire la sicurezza dei cittadini. Da tre giorni le alte temperature hanno reso esplosiva la parte centro-occidentale della Sardegna, quella interessata da questo rogo guidato dal vento”.

Inoltre è stato pubblicato dalla Protezione Civile regionale un nuovo bollettino di previsione di pericolo incendio per la giornata di oggi, lunedì 26 luglio. La pericolosità, che riguarda tutta la zona dell’Oristanese, il Montiferru, la Planargia e parte del Nuorese, dove sono ancora attive le fiamme dopo 60 ore, è classificate come alta ed è scattato il “preallarme”. Codice arancione, ma con attenzione rinforzata, dalla Gallura al Campidano di Cagliari sino al Sulcis.

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