Non partiamo dalla carrozzeria e neppure dal motore, stavolta, per parlare di un’auto nuova. La prendiamo da lontano, dal lato…semantico. Il segmento B-Suv è in grande spolvero, però spesso le vetture che ritengono di farne parte non sono davvero Suv, perché non dispongono delle quattro ruote motrici. Bayonne è una bella località dei Paesi Baschi francesi, dove gli abitanti sono stati così riconoscenti a un loro concittadino, l’ex calciatore e allenatore Didier Deschamps, da intitolargli lo stadio cittadino. La fresca B-Suv (così la etichetta la casa costruttrice) della Hyundai non prevede la trazione integrale e si chiama Bayon, e si chiama Bayon per richiamare proprio la cittadina che s’affaccia sul fiume L’Adour a pochi km dall’Atlantico. Si divertono con le parole, i manager del colosso coreano, peraltro non nuovo a queste trovate, visto che la Sorento della marca “cugina”, la Kia, era stato battezzato così in onore del celebre comune campano e la “erre” sparita non è sparita per caso ma perché, spiegarono allora i dirigenti della Kia, in inglese la seconda “erre” non si sente.

E dopo il lungo excursus parolaio, eccoci alla vettura, brevemente provata sulle ondulate strade della Brianza in provincia di Lecco. La Bayon è la seconda B-Suv (ehm ehm…) che la Hyundai porta in concessionaria, dopo la Kona, che è più lunga di un soffio, più costosa e disponibile pure in versione 4×4. La marca asiatica ha deciso che il segmento delle auto lunghe poco più di quattro metri e dall’aspetto off-road merita due punte in campo. Il compito della Bayon è di intercettare il flusso di clienti che abbandona il classico segmento B (quello della Punto e della C3, per capirci) per mettersi al volante di macchine un pochino più rialzate, con un abitacolo più grandicello e un bagagliaio più capiente.

Sfruttando il pacchetto di promozioni messo in campo per il lancio commerciale, la versione economica della Bayon (spinta da un 1.200 benzina aspirato) viene a costare meno di 17 mila euro. Il motore che la equipaggia non è da esibizione ma in chiave commerciale sarà corroborato, entro la fine dell’anno, dall’impianto a GPL della BRC. Il che permetterà alla vettura di battagliare in un ulteriore sottosegmento, quello di coloro che oltre a guidare rialzati badano assai ai consumi.

Il cuore di gamma della Bayon è ovviamente il mild hybrid a 48volt accoppiato a un mille turbo da 100 cavalli, tranquillo nelle modalità Ec e Comfort è un pochino più pimpante in modalità Sport. Ottimo il cambio manuale a 6 marce, provato sulle strade tra Oggiono e il Lago di lecco, nella Deep Brianza. Il prezzo di partenza della Bayon ibrida è ufficialmente di 21.800 euro, ma sfruttando gli sconti in vigore si possono limare anche 2.900 euro. Infiocchettandola con il cambio automatico a sette rapporti e altre comodità tecnico-estetico-edonistiche, il costo sale ben oltre i 25 mila euro, entrando quindi in fraterno conflitto con la parente stretta Kona. Vedremo che farà il pubblico. A naso, sulla Bayon il GPL farà un partitone, quando arriverà.

Sotto il profilo estetico la coreana prodotta in Turchia non è semplice da descrivere. Linee, scassi, sbalzi e angoli si inseguono come dervisci rotanti. Non garberà agli amanti delle linee pulite ma ha una certa personalità, specialmente nella osservazione laterale e nel posteriore che, visto una volta, non sarà facile dimenticare. I sedili anteriori sono comodi e dietro può accomodarsi anche un cantante che stia a metà strada tra Fedez (che è alto 1,74 metri e potrebbe anche saltare su e giù twittando contro Renzi) e Caparezza (che è alto 1,86 e dovrebbe stare chinato in avanti). Il bagagliaio è okay nella motorizzazione benzina vecchio stile ma perde centimetri quadrati nell’ibrida, a causa della corposa batteria a 48volt.

Dotata di tutte le tecnologie disponibili, compreso il bip bip che ti fa stare in carreggiata, la Bayon ha un sistema di infotainment efficace e intuitivo. Io, che non guardo mai le istruzioni (per pigrizia e arroganza), in pochi chilometri sono riuscito a splittare il maxi display da 10”25 in due, tenendo da una parte la mappa con il percorso e dall’altro la radio. Tra l’altro, sui bei tornanti in discesa tra Canzo e Onno, su Virgin Radio è scoccato il pezzo giusto per la guida allegrotta. “Ho una bella sensazione, servosterzo! Lo scoppiettio dei pistoni, non c’è sosta ora! Panama, Panama!”. Era “Panama”, brano dei Van Halen pubblicato nel 1984. Poi sul lungolago mi sono trovato davanti una Bora anzianotta che andava al ralenti e ho spento la radio, ho inserito la modalità Eco e mi sono messo il cuore in pace.

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