Quel “vaffa” di Mino Raiola alla giornalista sportiva della Rai, Paola Ferrari, non è reato. Il giudice del Tribunale di Roma, dopo aver analizzato l’episodio avvenuto durante una conferenza stampa circa quattro anni fa, ha assolto il mega-procuratore dopo la denuncia della conduttrice che aveva chiesto un risarcimento da 5 milioni di euro per le parole pronunciate in conferenza stampa dopo un attacco al suo assistito, l’ormai ex portiere del Milan Gianluigi Donnarumma. “Sono della linea che le sentenze vanno accettate, ma ricorrerò comunque in appello – ha commentato Ferrari – È stato gravissimo che Carmine Raiola abbia convocato una conferenza con tutti i giornali ed emittenti nella quale ha fatto un attacco preciso a una critica che avevo espresso con toni non volgari”.

I fatti risalgono al giugno 2017, quando Raiola convocò i giornalisti per rispondere a un tweet della giornalista sul tira e molla legato al primo rinnovo del portiere rossonero e nel quale si leggeva: “Donnarumma non deve indossare la maglia della Nazionale per almeno un anno. Codice etico? Quale peggior esempio di chi tradisce per i soldi? Chi indossa quella maglia deve essere un esempio per i giovani e lui non lo è più”. Nell’incontro con la stampa, il procuratore decise di replicare duramente al post social della conduttrice Rai: “Ho sentito dire da Paola Ferrari – ha riportato Libero – che Donnarumma dovrebbe lasciare la Nazionale per il codice etico, detto da una che ha il marito (Marco De Benedetti, ndr) che gestisce i fondi e che pensa ai soldi quando si sveglia al mattino e quando va a letto la sera. Perciò io mi inca..o con quella Paola. Come ti permetti di dire codice etico. Ma vaffa… tu e tutto il fondo Carlyle”. Per il giudice, però, queste parole non costituiscono reato “perché il marito della Ferrari e Raiola perseguono lo stesso scopo. E gli insulti rientrano nel diritto di critica e, seppur lesivi, sono collegati alla manifestazione di un dissenso ragionato, non è un’aggressione gratuita“.

“Questa offesa è stata ripetuta più volte – ha replicato Ferrari – E oltre alla parolaccia reiterata c’è il fatto di denigrare una giornalista che lavora da 18 anni e che esercita il suo dovere di critica. Non si può permettere di essere insultati anche attraverso i mezzi di stampa, come concetto e come precedente”.

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