Punta e tacco. Si guida così, all’antica, la nuova piccolina della Royal Enfield, la marca anglo-indiana che, producendo moto da 120 anni esatti, è la più longeva del globo. La 350 al debutto si chiama Meteor e si presenta come il mezzo ideale per cominciare a guidare una moto vera (con le marce a pedale…) o ricominciare dopo una lunga pausa.

Da qualche anno la casa di Chennai (la ex Madras) ha dato il via a un profondo ammodernamento della gamma e il nuovo monocilindrico che spinge la Meteor ne è un degno testimone. Parco nei consumi e moderatamente elastico, emana un piacevole borbottio e diverte sul misto, senza mai sembrare né molle né indocile. In vendita a poco più di 4 mila euro, l’indianina costa quindi due terzi meno di una Vespa 300. Direbbe Zaia/Crozza, “Ragionateci sopra”.

Tuttavia la Royal Enfield, non è una marca per…poveri. La sua storia è leggendaria, legata soprattutto alle infinite versioni della Bullet e, andando parecchio indietro con la memoria, pure ai cupi tempi dell’Impero britannico. Ma è anche imbevuta di chicche come la Enfield Diesel del 1883, l’unica moto a gasolio prodotta a livello industriale. Con la Interceptor 650 bicilindrica cilindri e il fuoristrada Himalayan, la Royal Enfield da qualche anno si fa comprare anche da chi avrebbe il grano per acquistare mezzi più costosi. Invece l’ammiraglia Interceptor e la Continental GT, (che ne é la sorella in declinazione café racer) faticano ad arrivare a quota 7 mila euro eppure piacciono anche alla gente che piace. Specie nel Regno Unito e negli Usa, oltre che ovviamente in India.

Ma torniamo alla nuova 350, guidata sulle dolci colline intorno a San Martino della Battaglia e Sirmione, nel Bresciano. La linea da easy cruiser e il propulsore della Meteor alla battaglia con la “b” minuscola non sono naturalmente votati, tuttavia quando si (ri)prende confidenza con il cambio a bilanciere lo zingarare con il vento in faccia sia divertente. La sua nudità e l’assetto di marcia invitano a non superare i cento all’ora, sicuramente meglio godersela in città o sulle provinciali che non spararsi drittoni autostradali tipo Milano-Bologna.

Lo stile è classicheggiante ma la Meteor si concede pure parecchie digressioni, come il faro a led e, di fianco al tachimetro, il display per la navigazione TBT (turn-by-turn), all’esordio su un Royal Enfield, collegabile allo smartphone con una app dedicata. Personalmente, avremmo preferito il contagiri, al navigatore. Ma siamo vecchi e ci piace sbagliare strada.

Non è vecchio affatto, invece, il boss della Royal Enfield (e pure del gruppo Eicher Motors che la controlla dal 1994). Si chiama Siddhartha Vikram Lal, si è preso il Master in automotive engineering all’Università di Leeds e sta portando un brand che in Occidente veniva considerato un outsider al tavolo dei grandi della moto. Royal Enfield nel 2020 ha venduto un milione di moto nel mondo e nei prossimi cinque anni lancerà 28 nuovi modelli. Da Bollywood a Hollywood, è un attimo. Peraltro, tra i possessori con orgoglio di una o più Royal Enfield ci sono Billy Joel, Brad Pitt e Jay Leno. La principale sede nordamericana della casa sta a Milwaukee nel Wisconsin. Esatto, la culla dell’Harley-Davidson. “Ragionateci sopra”, direbbe ancora Zaia/Crozza.

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