Seconda puntata dell’inchiesta de ilfattoquotidiano.it, che ha provato a fare colloqui con albergatori e titolari di stabilimenti balneari della Riviera Romagnola, da Cervia a Riccione, riprendendoli con telecamera nascosta. Dopo offerte di lavoro con turni infiniti, anche di 13 ore, senza alcun giorno di riposo settimanale, alcuni proprietari di hotel e stabilimenti si spingono oltre. E spiegano quali sono le indicazioni di comportamento che danno ai loro dipendenti in caso di controlli. “Non si tratta di lavoro nero o bianco, ma se viene un controllo, devi dire che fai sei ore e quaranta e che hai il giorno libero. Sai che devi fare il giorno libero, ma che non sai quando lo farai perché cambia sempre in base ai turni. Questo è quello che devi dire, ma poi la realtà è un’altra. Lo sappiamo noi, ma la sanno anche loro (i controllori, ndr)”. Un sistema di cui tutti, stando alle parole di un’albergatrice, sarebbero a conoscenza.

Eppure per tanti imprenditori del turismo la colpa della mancanza di manodopera non sono delle condizioni di lavoro e dei contratti proposti, ma del reddito di cittadinanza e dei sussidi. “Stiamo cercando lavoratori, ma c’è poca disponibilità a lavorare. È tutta colpa del reddito di cittadinanza, la gente preferisce stare a casa piuttosto che lavorare”. Poco prima, l’imprenditore romagnolo aveva offerto 1300 euro euro per undici ore di lavoro al giorno, sette su sette. “Ma sulla busta scriviamo che fai 6 ore e quaranta e che hai un giorno libero”. La narrazione è sempre simile in tutti i casi. “Io metto l’annuncio per un lavoro da 1400 euro, ma non mi risponde nessuno perché magari prendono un sussidio da 800 e preferiscono stare a casa” spiega un’albergatrice, dopo aver specificato che anche lei “non prevede il giorno di pausa e che segna sei ore e quaranta in busta”, a fronte di un impegno giornaliero che supera le dieci ore senza riposi settimanali . “Anche il giorno libero, ce l’hai sulla busta, ma non lo fai. Qui in riviera si lavora sette giorni su sette”. [CONTINUA…]

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