“Mi hanno paragonato a un tribuno? Ringrazio, un onore, il massimo per un romano. Era colui che rappresentava il popolo. E Cesare Ottaviano Augusto, che io considero il più grande imperatore, pretese una cosa sola: essere tribuno della plebe a vita. Noi dobbiamo riportare la Capitale a essere caput mundi“. Così, tra auto paragoni e citazioni della storia romana, è iniziata la campagna elettorale del neo candidato sindaco del centrodestra a Roma, Enrico Michetti.

Dal tempio di Adriano, nel centro della Capitale, accanto ai leader di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia e al resto dei partiti a suo sostegno, e a Simonetta Matone (candidata prosindaco), Michetti si è presentato ai media, difeso dalla sua principale sponsor, Giorgia Meloni, che era riuscita a imporre il suo nome alla coalizione: “Ho sentito dire con tono di scherno ‘ma Michetti chi? Lui è uno dei principali avvocati amministrativisti d’Italia, docente universitario, è il fondatore della Gazzetta amministrativa, è la persona che l’ex premier del Pd Paolo Gentiloni ha nominato cavaliere del lavoro. Quindi consiglio di essere prudenti sulla macchina del fango“. Attacchi rivolti verso il Pd e il suo segretario, Enrico Letta, invece, sono arrivati da parte di Matone: “Polemiche sui magistrati in politica? Mi sorprende, è stato proprio lui a nominarmi al Dipartimento nel ruolo che un tempo fu di Giovanni Falcone. Il Parlamento dal 1992 in poi è sempre stato pieno di magistrati, lo stesso discorso vale per i sindaci. Quasi tutti non sono usciti dalla magistratura, si sono messi in aspettativa, cosa che farò anche io. Non ho mai fatto parte di cordate”.

Dal centrodestra, invece, ostentano fiducia sul ticket: “Secondo i sondaggi anche senza candidato eravamo sopra al 40%, non possiamo che crescere e migliorare”, ha concluso Matteo Salvini.

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