Lo studio e la sorveglianza di virologi e microbiologi ha portato all’identificazione di altri due coronavirus capaci di contagiare l’essere umano, ma non ancora capaci di trasmettersi da uomo a uomo. Uno è descritto dall’Università della Florida sul sito medRxiv (dove si raccolgono gli studi non ancora validati dalla comunità scientifica) ed è stato trovato in tre bambini di Haiti.

L’altro è segnalato sulla rivista Clinical Infectious Diseases dall’Ohio State University. Isolato in otto bambini malesi, il nuovo virus è una chimera di quattro coronavirus, due dei quali finora identificati nei cani, uno nei gatti e uno dei maiali. Per la precisione, in Malesia è stato trovato un alfacoronavirus nei campioni di 8 bambini positivi a un virus simile a quello di un tipo di coronavirus simile a quello del cane e del gatto. “Per un paziente si è riusciti a fare il sequenziamento genetico, mentre gli altri virus rimanenti erano abbastanza diversi tra loro. Per questo è difficile pensare ad un unico ceppo di virus, può darsi che siano state più infezioni ripetute con ceppi diversi“, spiega all’Ansa, Vito Martella, virologo veterinario dell’Università di Bari. Quella del paziente malese è la prima segnalazione che suggerisce che un coronavirus di tipo canino possa replicarsi nell’uomo, anche se ulteriori studi dovranno confermarlo. “Le infezioni umane da coronavirus canini possono essere più frequenti di quanto finora pensato. Questo particolare virus non si trasmette tra uomini, ma non lo sappiamo con certezza”, commenta Anastasia Vlasova, coordinatrice dello studio.

Nella ricerca condotta dall’Università della Florida sono state individuate le tracce di un deltacoronavirus suino nel plasma di tre bambini haitiani, che nel 2014-2015 avevano avuto febbri di origine non chiara. Questo coronavirus è simile ai deltacoronavirus aviari, ma “la cosa da chiarire è che comunque si tratta di dati preliminari, e che per nessuno dei due coronavirus – conclude Martella – si è dimostrato che possano trasmettersi da uomo a uomo. Bisognerá verificare anche se si tratta di un fenomeno confermato in altre parti del mondo“.

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