Tamponi molecolari o antigenici (con esito non solo in italiano), pass vaccinali e, ancora, certificati di guarigione. Paese che vai regola che trovi. Se da una parte l’Italia ha più o meno uniformato le norme per poter viaggiare all’estero, dividendo i Paesi in “gruppi”, dall’altra bisogna prestare attenzione alle singole decisioni prese da ogni nazione, anche all’interno della stessa Unione europea. Per l’ennesima volta, infatti, le istituzioni europee annunciano l’intesa sul cosiddetto “green pass”. Ma potrebbe non bastare. Ogni Stato membro finora si è mosso in maniera autonoma e quindi, anche per i viaggiatori incalliti, districarsi nella babele di regole non è semplice. Senza dimenticare, poi, che nulla è “statico”: così come in Italia il sistema dei colori determina una variazione di norme quasi settimanale, allo stesso modo accade in Grecia, Spagna o Croazia, solo per citare alcune delle mete estive preferite. Ad oggi, per entrare nei Paesi, da padrone fanno i test molecolari, da effettuare entro le 48-72 ore precedenti l’arrivo, passepartout quasi ovunque, ma c’è anche chi ha introdotto altre certificazioni valide, come quella di avvenuta vaccinazione o quella di avvenuta guarigione.

Una premessa, prima di vedere Stato per Stato le regole ad oggi in vigore, è d’obbligo. Secondo il dpcm del 2 marzo e l’ultima ordinanza del ministro della Salute del 14 maggio, in vigore fino al 30 luglio 2021, gli elenchi di Paesi per i quali sono previste differenti misure in partenza, vale a dire dall’Italia verso la destinazione, o in arrivo, sono cinque. San Marino e Città del Vaticano costituiscono un gruppo a parte: gli spostamenti sono liberi. L’elenco B, invece, racchiude i territori a basso rischio epidemiologico, ma al momento è vuoto: per visitare i Paesi in questo gruppo non è necessario un particolare motivo, ma al ritorno bisognerà compilare un’autocertificazione o un formulario digitale di localizzazione, ancora in via di attivazione. Liberi anche gli spostamenti verso i Paesi inclusi nell’elenco denominato “C”, ma al ritorno in Italia, oltre a compilare un’autocertificazione, è obbligatorio presentare la certificazione verde Covid-19 da cui risulti che ci si è sottoposti a un tampone molecolare o antigenico, con esito negativo, nelle 48 ore precedenti il rientro. Inclusi in quest’elenco sono: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca (incluse isole Faer Oer e Groenlandia), Estonia, Finlandia, Francia (inclusi Guadalupa, Martinica, Guyana, Riunione, Mayotte ed esclusi altri territori situati al di fuori del continente europeo), Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi (esclusi territori situati al di fuori del continente europeo), Polonia, Portogallo (incluse Azzorre e Madeira), Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna (inclusi territori nel continente africano), Svezia, Ungheria, Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord (compresi Gibilterra, Isola di Man, Isole del Canale, basi britanniche nell’isola di Cipro), Svizzera, Andorra, Principato di Monaco, Israele.

Gli Stati sotto la lettera “D”, invece, sono solo 9: Australia, Canada, Giappone, Nuova Zelanda, Repubblica di Corea, Ruanda, Singapore, Stati Uniti, Thailandia. In questo caso lo spostamento verso la destinazione è consentito senza una particolare motivazione, quindi anche a scopo turistico, ma al rientro in Italia bisognerà oltre a compilare un’autocertificazione e ad avere un test molecolare o antigenico con esito negativo, effettuato nelle 72 ore precedenti l’ingresso nel Belpaese, anche sottoporsi all’isolamento fiduciario per 10 giorni con l’obbligo di effettuare un ulteriore tampone al termine della quarantena. Previsto anche un elenco, denominato “E”, che include, di fatto, il resto del mondo, cioè quei territori non espressamente indicati in altri elenchi e verso cui gli spostamenti turistici risultano ancora vietati, mentre restano possibili i viaggi per lavoro, motivi di salute o di studio, assoluta urgenza, rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza. Ma cosa accade all’arrivo nella meta turistica scelta? Ogni Paese, come dicevamo, ha le sue regole. Vediamole nel dettaglio.

Spagna – Per poter entrare a Madrid è necessario presentare un certificato che attesti l’avvenuto tampone con esisto negativo fatto nelle 72 ore precedenti all’arrivo con il metodo Pcr. Al momento non sono ammessi i test antigenici rapidi. Il foglio da presentare al momento dell’imbarco o dell’arrivo deve essere originale, in spagnolo, inglese, francese o tedesco e, inoltre, deve riportare il numero di carta di identità o di passaporto utilizzato per registrarsi in un apposito form online di ingresso nel Paese, ma anche contenere recapiti del centro che ha eseguito l’analisi, oltre alla tecnica utilizzata. Il form da compilare in ingresso (disponibile qui) è obbligatorio e consente al viaggiatore di ricevere un Qr code valido per l’ingresso nel Paese. Ad oggi la Spagna non tiene conto dei vaccinati né dei guariti: bisognerà comunque effettuare un tampone. Le regole, si legge sul sito ufficiale, Spain Travel Health, sono valide per tutti i passeggeri dai 7 anni in su. Le stesse norme valgono, ad oggi, anche per le Canarie e per i territori spagnoli in Africa.

Grecia – Nel Paese dalle mille isole e dal clima perfetto per l’estate, le regole di ingresso sono diverse. Nonostante la Grecia resti al momento ancora in stato di allerta, con disposizioni molto rigide e soggette a cambiamento, al momento per poter accedere al Paese è innanzitutto obbligatorio compilare un modulo di ingresso, il Passenger Locator Form. Il modulo (disponibile qui), va compilato al più tardi il giorno prima dell’arrivo in Grecia, e servirà al passeggero per fornire informazioni sulla durata di soggiorni precedenti in altri paesi e sull’indirizzo del proprio alloggio in Grecia. In caso di mancata compilazione, la sanzione è salata e arriva a 500 euro.

Per poter approdare in Grecia poi, sia via terra che via mare che tramite aereo, sarà possibile presentare, in alternativa, tre diversi documenti. O un certificato che attesti la negatività al Covid-19, verificata tramite tampone molecolare eseguito entro le 72 ore precedenti l’arrivo, e redatto in inglese, francese, tedesco, italiano, spagnolo o russo, oppure un certificato di avvenuta vaccinazione contro il Covid-19, che attesti il completamento del ciclo da almeno 14 giorni e che riporti il tipo di vaccino somministrato, il numero di dosi e la data di somministrazione, oppure un certificato di avvenuta guarigione dal Covid negli ultimi 9 mesi. Anche questi documenti possono essere in lingua inglese, francese, tedesca, italiana, spagnola o russa, e devono includere il nome del passeggero, così come riportato sul documento di identità.

Croazia – Per permettere l’ingresso in uno dei Paesi preferiti dai turisti italiani, soprattutto dai giovanissimi, le autorità croate si sono affidate ai “colori” del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie. I passeggeri provenienti dai Paesi dell’Ue elencati nella “lista verde” al valico di frontiera dovranno solo dimostrare di non aver soggiornato nelle aree di transito. I cittadini dei Paesi, sempre europei o dell’area Schengen, che non rientrano nelle aree meno a rischio, invece possono entrare in Croazia con condizioni simili a quelle della Grecia. Sarà possibile visitare il Paese presentando l’esito negativo di un tampone per il Sars Cov-2, effettuato nelle ultime 48 ore tramite il metodo PCR oppure tramite il metodo antigenico rapido, contenente sia il nominativo del produttore del test sia il nome commerciale del test. In alternativa è possibile presentare un certificato di vaccinazione se sono trascorsi 14 giorni dalla somministrazione della seconda dose, oppure della prima dose per i vaccini che prevedono una sola somministrazione. La terza opzione interessa i guariti dal Covid: basterà presentare un certificato che attesti il superamento della malattia per poter accedere.

Portogallo – Dal 14 maggio sono ripresi i viaggi da e per i Paesi dell’Ue e dello spazio Schengen e verso il Regno Unito. Così come in Spagna, poter entrare in Portogallo dall’Italia bisogna presentare un tampone molecolare Rt-Pcr al Covid-19 con esito negativo, realizzato entro le 72 ore precedenti al viaggio. Esentati i bambini con età inferiore ai 24 mesi. Nel caso in cui in Italia, o in un altro Paese dell’Unione, l’incidenza aumenti fino a 500 casi ogni 100mila abitanti, sono però consentiti solo i viaggi essenziali, con una motivazione professionale, di studio, di ricongiungimento o di salute.

Francia – Nel Paese d’Oltralpe, dove ancora le regole anti-Covid sono abbastanza rigide, non è ancora possibile entrare con la sola certificazione vaccinale o di avvenuta guarigione. Per i viaggiatori è quindi obbligatorio sottoporsi a un test molecolare di tipo “Pcr real time”, da fare nelle 72 ore precedenti alla partenza. Il test antigenico non è accettato, così come non sono accettati tamponi che utilizzano un metodo diverso dal Pcr. L’obbligo scatta dagli 11 anni e non è previsto per i trans-frontalieri, i trasportatori e i residenti nei territori confinanti entro 30 km dal proprio domicilio, se lo spostamento è di durata inferiore alle 24 ore. La Francia ha già previsto un piano per poter riaprire gradualmente, senza però dare ulteriori specifiche sui confini: dal 9 giugno il coprifuoco sarà spostato alle 23 (attualmente è a partire dalle 21) e riapriranno sale interne di bar e ristoranti. Dal 30 giugno, poi, il coprifuoco sparirà.

Malta e Cipro – Per poter arrivare a La Valletta, le regole sono simili a quelle francesi: l’ingresso è consentito solo a chi presenta un tampone molecolare negativo eseguito non più di 72 prima dell’ingresso. Chi però non dovesse riuscire a mettersi in regola potrà effettuare il test anche all’arrivo in aeroporto e, in caso di positività, essere soggetto a quarantena. I viaggiatori, come avviene ad esempio in Grecia, sono tenuti a compilare un modulo nel quale devono dichiarare gli spostamenti nei 30 giorni precedenti.

Anche per poter entrare a Cipro i passeggeri dovranno compilare un modulo, detto “Flight pass”. Le altre norme, invece, variano in base al Paese di provenienza e in base al “colore” dell’area di partenza, se verde, arancione, rossa o grigia, in base alla situazione epidemiologica rilevata dal Centro europeo per la prevenzione ed il controllo delle malattie (ECDC). Attualmente l’Italia è in zona rossa, e quindi, per poter accedere i passeggeri devono presentare un certificato che attesti la negatività al Covid 19, rilevata con test molecolare Pcr effettuato non più di 72 ore prima della partenza, e poi ripetere il test all’arrivo a Cipro, rimanendo in auto-isolamento fino all’esito dell’esame. Possibile anche l’ingresso ai passeggeri provenienti sia dai Paesi Ue che da alcuni Paesi terzi, come Israele, Stati Uniti e Regno Unito, che abbiano completato il ciclo di vaccinazione, e in possesso del certificato vaccinale da caricare online al momento della compilazione del “Flight pass”.

Paesi scandinavi – Per gli amanti delle mete invernali, i Paesi scandinavi tendono più che altro a chiudere, senza una linea omogenea tra un Paese e l’altro. La Norvegia, vista l’insorgenza di varianti contagiose, ha deciso di chiudere i propri confini: solo i cittadini norvegesi e gli stranieri residenti nel Paese possono entrare. Per poter accedere in Svezia, invece, fino al 31 maggio bisogna presentare all’ingresso del Paese un certificato di un test covid negativo, molecolare o antigenico, effettuato entro le 48 ore antecedenti all’ingresso. Ma non solo: le autorità raccomandano, ma non obbligano, di osservare comunque un periodo di isolamento fiduciario di 7 giorni, sottoponendosi quindi a un secondo tampone dopo 5 giorni dall’ingresso nel Paese. Anche in Finlandia gli ingressi per turismo, ad oggi, sono ancora vietati: possibili gli spostamenti cosiddetti “essenziali” per ricongiungersi con i familiari, ma comunque con l’obbligo di auto-isolamento fiduciario di 14 giorni.

Thailandia – Nonostante secondo le autorità italiane sia consentito viaggiare liberamente verso i cosiddetti Paesi del “gruppo D”, come appunto la Thailandia, gli Usa e il Canada, secondo le ultime disposizioni, non tutti accettano turisti. Dei tre, solo la Thailandia ha riaperto i confini a partire dal 1 aprile 2021, ma dal 1 maggio è tornata obbligatoria la quarantena di 14 aggiorni giorni. Per poter entrare bisogna quindi presentare l’esito di un tampone negativo, effettuato con metodo molecolare Pcr non oltre le 72 ore prima della partenza. Bisogna inoltre aver prenotato in una struttura alberghiera di Alternative State Quarantine (ASQ), oltre ad aver ricevuto il via libera all’ingresso, con il Certificate of Entry, rilasciato dall’Ambasciata di Thailandia su richiesta. Obbligatorio, inoltre, avere un’assicurazione sanitaria che copra anche la Thailandia e quindi eventuali spese collegate al Covid.

Usa e Canada Impossibile, invece, al momento, entrare negli Usa e in Canada: fino a nuove disposizioni l’ingresso nel Paese guidato da Joe Biden non è consentito a tutti i viaggiatori che, nei 14 giorni precedenti, siano stati in un Paese dell’Area Schengen, inclusa l’Italia, nel Regno Unito, in Irlanda, in Brasile, in Sud Africa Cina o in Iran. L’ingresso in Canada, invece, è consentito ai soli cittadini canadesi e ai residenti permanenti, nonché ai loro familiari stretti.

Repubblica Dominicana – Per accelerare le procedure di ingresso si consiglia, 72 ore prima del viaggio, di compilare un modulo da mostrare poi alle autorità di dogana in arrivo. In seguito al peggioramento della situazione sanitaria, infine, il Paese ha esteso il coprifuoco fino al 30 maggio.

Marocco ed Egitto – Tra le mete turistiche per gli amanti del mare e della storia, i due paesi nordafricani sono al momento esclusi dalle destinazioni verso le quali è possibile muoversi liberamente, vale a dire anche per scopi turistici, senza una reale necessità. Non si sa ancora se la situazione cambierà per i mesi caldi delle ferie, luglio e agosto, ma al momento, anche se l’Italia dovesse riaprire, il Marocco ha comunque deciso di chiudere i confini: il blocco dei collegamenti con Roma è in vigore fino al 10 giugno, ma non è detto che non possa essere allungato ulteriormente. L’Egitto, invece, consente l’ingresso ai cittadini stranieri che però devono effettuare, entro le 72 ore precedenti l’arrivo, un test molecolare con esito negativo. Il certificato per essere accettato dovrà essere redatto in lingua inglese o araba, includere data e ora del prelievo, essere rilasciato da un laboratorio autorizzato, menzionare il tipo di campione preso per l’analisi e la tipologia di test effettuato che può essere solo Rt-Pcr.

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