Una bandiera della pace è stata rimossa dai balconi del Liceo classico Napoleone Colajanni di Enna perché ritenuta “velatamente politica”. Era apparsa all’esterno della struttura il 10 maggio, dopo che gli studenti ne avevano discusso in assemblea e la dirigenza ne aveva autorizzato l’utilizzo. Poche ore dopo, la preside è tornata sui suoi passi in seguito alle rimostranze di alcuni genitori che avrebbero considerato quel simbolo capace di influenzare politicamente i ragazzi. “Riteniamo inopportuno – dicono gli studenti – che una bandiera della pace possa essere contestata. Questa iniziativa aveva lo scopo di sensibilizzare e prevenire il fenomeno dell’omofobia, della bifobia e della transfobia. Non aveva sfondo politico, né la bandiera conteneva simboli religiosi e/o politici che potessero far intendere volontà propagandistica di qualsiasi tipo”.

Non la pensano così alcune famiglie che, da quanto si apprende, hanno protestato già pochi minuti dopo l’affissione, causandone la rimozione: “Non posso consentire – ha detto la preside Maria Silvia Messina a ilfattoquotidiano.it – che un simbolo di pace scateni discordia, né che la mia scuola diventi terreno di scontro. Visto che non è obbligatoria, ho preferito rimuoverla”. La scelta di associare la scuola a un’immagine di pace è stata presa dai ragazzi in vista della Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia che ricorre il 17 maggio di ogni anno, promossa dal Comitato internazionale per la Giornata contro l’omofobia e la transfobia, riconosciuta dall’Unione europea e dalle Nazioni Unite. Gli studenti, di età compresa fra i 14 e i 19 anni, volevano lanciare il messaggio che la Scuola dev’essere inclusiva. Il fatto che l’arcobaleno stesse sventolando proprio nelle settimane in cui l’opinione pubblica si divide intorno al disegno di legge Zan ha contribuito forse a collegare la bandiera della pace a uno schieramento politico. “La comunità scolastica – dicono i rappresentanti d’Istituto – sa che è in discussione al Senato un ddl contro l’omotransfobia il cui relatore è un esponente di un partito politico italiano, ma il comitato studentesco Colajanni ribadisce che l’iniziativa non ha nulla a che vedere con tale ddl”. Immediata la reazione dei cittadini che hanno avviato un dibattito, prima sui social e poi dal vivo, con alcuni esercenti che hanno messo in vetrina la bandiera della pace con slogan come: “Ne tolgono una, ne spuntano 100!”.

Il presidente del comitato provinciale Anpi Enna, Renzo Pintus, ha diffuso un comunicato per ricordare che “la Pace è uno dei principi ispiratori e fondamentali della Carta costituzionale e in un momento in cui in tante parti del mondo, ancora per l’ennesima volta nella martoriata Palestina, cadono bombe e pallottole, è compito della scuola formare la coscienza civile dei giovani a quei valori per promuoverne la partecipazione e la cittadinanza attiva”. Nelle 48 ore successive all’accaduto, gli studenti sono intervenuti in difesa della preside, esprimendo solidarietà nei suoi confronti per le proteste pervenute da ogni parte: “Pensiamo che il vero problema non sia stata tanto la scelta della dirigente, che non aveva intenzioni discriminatorie e si è trovata a dover prendere una decisione in tempi brevi e sotto pressioni esterne, quanto i genitori dei ragazzi che reputano una bandiera della pace, simbolo di uguaglianza, libertà, amore e fratellanza, bandiera con ‘velati sfondi politici’”. Ma intanto, al Liceo classico di Enna, nessuna bandiera arcobaleno è tornata a sventolare.

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