di Marcello Badali

Tutti i tg aprono con la triste notizia di una ragazza morta sul luogo di lavoro. La cosa che mi incuriosisce è che in Italia, da almeno trent’anni (da quando seguo la politica), ci sono circa mille morti bianche (sul lavoro appunto) all’anno, tre al giorno, e non mi risulta che, generalmente, ricevano quest’attenzione da parte dei media. Forse perché era una ragazza giovane, madre, di bell’aspetto? Chi lo sa, ma il punto è un altro.

Le cause di una strage continua e costante da tanti anni sul luogo di lavoro non è un caso, e ha, per chi vuole vederlo, dei responsabili ben definiti e individuabili.

Io, a dispetto della mia nomea di smemorato, mi rendo conto di essere dotato di memoria storica di gran lunga più sviluppata della gran parte dei miei compatrioti. Mi ricordo nitidamente un telegiornale della sera di 13 anni fa. Si era nell’anno in cui l’ultimo governo Prodi lasciava il posto all’ennesimo, e per fortuna ultimo anch’esso, governo Berlusconi. Un avvicendamento avveniva anche al vertice di Confindustria, dove Montezemolo lasciava lo scettro a Emma Marcegaglia. Entrambi, ça va sans dire, ammirati simboli della famosa “Italia che lavora”.

Bisogna fare una premessa. Il morente governo Prodi, per affrontare e tentare di combattere la costante carneficina delle morti bianche, era stato il primo in assoluto a inserire delle sanzioni per gli imprenditori che non avessero rispettato le norme di sicurezza sul lavoro. Perché il problema era, ed è, proprio questo: le regole ci sono, le sanzioni no. Un po’ come un codice stradale senza multe. L’introduzione di queste sanzioni scatenò l’ira dei confindustriali, al punto che, sia il discorso di addio di Montezemolo che quello di insediamento della Marcegaglia furono diretti principalmente a polemizzare e a criticare con veemenza l’introduzione di tali sanzioni. Le quali, ovviamente, furono prontamente cancellate dal governo Berlusconi e mai più introdotte.

Questa, purtroppo, è l’amara verità. Confindustria, che dovrebbe, per definizione, appoggiare la libera impresa scevra di aiuti di Stato, fa esattamente il contrario. Da una vita che seguo la politica li ho sentiti sempre e solo lamentarsi, mentre intascavano qualsiasi tipo di benefit in soldi pubblici. Tagli al cuneo fiscale, incentivi statali, soldi a pioggia, ma a loro non bastava mai, e non si sono smentiti neanche quest’anno di Covid (i famosi “chiagnefott’”). Mentre magnificavano l’iniziativa privata e pretendevano libero mercato, allo stesso tempo chiedevano a gran voce soldi dallo Stato.

Che cosa volete che siano mille morti all’anno, senza contare che per ogni morto ci saranno svariati che restano invalidi o lesionati gravemente, di fronte al profitto? E quello che più mi intristisce è la reputazione che le grandi famiglie e gruppi industriali italiani, spesso proprietari di grandi quotidiani, ancora vantano tra la gente.

Quindi sì, i responsabili di questa strage silenziosa hanno nomi e cognomi, ma ho l’impressione che continueranno a passarla liscia.

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