“Mi manchi”. “Anche tu, quando li uccidiamo?”. “Venerdì potremo stare insieme, ti amo“. Così i due fidanzati di Avellino, Giovanni Limata e Elena Gioia, si scrivevano prima dell’omicidio del 53enne Aldo Gioia, padre della ragazza, avvenuto nella tarda serata di venerdì. I messaggi, riportati da Repubblica Napoli, sono depositati agli atti dell’inchiesta insieme ad altri elementi che rischiano di complicare il quadro accusatorio per i due. I giovani attualmente si trovano in carcere con l’accusa di omicidio volontario premeditato e di fronte al gip hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Subito dopo l’arresto, però, Limata ha fornito un’ammissione completa di quanto accaduto, dichiarando agli agenti della squadra mobile che l’intenzione iniziale di Elena era di sterminare tutta la sua famiglia: “Dopo aver realizzato il piano ci saremmo nascosti a casa mia a Cervinara, nessuno ci avrebbe cercato qui”.

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, il padre della ragazza è stato ucciso con 14 coltellate perché non apprezzava la loro relazione. Poi sarebbe toccato alla moglie e all’altra figlia, ma le richieste di aiuto e le grida avrebbero fatto saltare il piano. Gli inquirenti si stanno concentrando proprio sulle decine di chat in cui – riferisce la testata napoletana del quotidiano – viene programmato il delitto. A un certo punto Elena scrive: “Odio tutta la mia famiglia“. Il fidanzato replica così: “Io non li odio, dobbiamo essere liberi“. I due sono difesi dagli avvocati Vanni Cerino e Mario Villani, dopo che i primi due legali scelti dai giovani avevano rinunciato all’incarico. Intanto oggi alle 15 si sono svolti i funerali di Aldo Gioia nella chiesa di San Ciro ad Avellino.

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