Zepp punta in alto con “Zepp Z”, uno smartwatch slegato dal sistema Wear OS, con caratteristiche tecniche di fascia alta, elegante, pensato sia per la vita di tutti i giorni sia per le attività sportive. Lo abbiamo provato per diverse settimane e siamo rimasti impressionati dai tanti lati positivi, anche se non mancano alcuni punti deboli.

Design

Cassa in titanio, cinturino in pelle, corona girevole e un peso che gli permette di essere tra i più leggeri del mercato (circa 40 grammi senza cinturino). La dimensione della cassa è di 45 mm circa, non minuscola ma nemmeno troppo grande; chi vi scrive ha un polso piccolo, me Zepp Z non sfigura, probabilmente anche per via del design non particolarmente appariscente. Il cinturino è da 22 mm e può essere sostituito facilmente.

Lo schermo è un modello AMOLED da 1.39” con risoluzione di 454×454 pixel, quindi con densità di 326 PPI e una massima luminosità di oltre 500 nit. Tutto è sigillato e in grado di sopportare fino a 5 ATM. È dotato di tutti i sensori oggi desiderabili su uno smartwatch, incluso barometro, sensori di luminosità e GPS. Nella parte inferiore è presente un lettore di battito cardiaco. Per la connettività è dotato di Bluetooth in versione 5.0; non ha il wi-fi e non è LTE.

La corona laterale è girevole, non solo per estetica ma per interagire con il software. Il pulsante inferiore è personalizzabile; di fabbrica è legato all’attivazione del menù sport in cui potrete selezionare l’attività motoria che state per intraprendere. Il pulsante superiore è, invece, molto particolare, perché non si preme; o meglio, potrete premerlo, ma non sentirete un reale spostamento del tasto. Questo comportamento, unito al fatto che la funzione di questo tasto deve essere attivata, ci ha fatto pensare che si trattasse addirittura di un tasto finto. Invece è quello che Zepp chiama “Tasto Salute”, alla cui pressione verrà attivato, a piacimento, l’analisi del battito cardiaco, pressione o ossigenazione del sangue. Il problema di questo tasto è che è veramente troppo duro, al punto tale che non sempre la pressione va a buon fine. Probabilmente Zepp ha fatto questa scelta perché tali funzioni incidono negativamente sulla durata della batteria e voleva evitare pressioni accidentali.

Autonomia

Parliamo subito dell’autonomia offerta dalla batteria da 340 mAh. Zepp parla di un’autonomia dai 15 ai 30 giorni. Una differenza notevole che dipende veramente molto dal modo in cui lo utilizzerete. Come smartwatch solo per notifiche (messaggi e telefono), consultazione ora, conta passi e qualche promemoria per evitare di stare per troppo tempo seduti, la batteria durerà veramente molto. Lo abbiamo utilizzato in questa maniera per circa due settimane, ed effettivamente abbiamo consumato circa il 50% della carica. Questo risultato è stato ottenuto evitando la sincronizzazione continua con lo smartphone (opzione che mantiene un collegamento bluetooth continuo per tutte le app) e con lo schermo che si spegneva completamente dopo 5 secondi.

La situazione cambia se invece vorrete avere una sincronizzazione continua con lo smartphone (poco utile in realtà), un controllo continuativo dei parametri vitali e per lo sport. Abilitando queste funzioni e registrando almeno una sessione di allenamento al giorno, nonché il sonno notturno, l’autonomia cala drasticamente e si assesta a poco più di una settimana. Risultato che rimane ugualmente molto interessante.

Probabilmente l’autonomia reale si assesta a metà di questi risultati, quindi attorno ai 15 giorni, un risultato notevole per uno smartwatch con tutte queste funzioni. Disabilitando la sincronizzazione continua che non porta reali vantaggi, magari non allenandosi tutti i giorni e disabilitando il controllo continuo dei parametri vitali si otterrà il miglior risultato in termini di esperienza d’uso e autonomia.

Esperienza d’uso

Zepp Z non utilizza Wear OS, ma un sistema operativo proprietario, che ricalca i metodi d’interazione degli smartwatch Google. La schermata principale è selezionabile tra differenti quadranti con più o meno complicazioni, tra quelli già a bordo dello smartwatch a cui si aggiungono molte varianti scaricabili tramite l’applicazione per smartphone, disponibile sia per iOS che Android. La pressione della corona permette di passare dalla schermata principale a un un menù delle funzioni e “app” secondarie; si può interagire direttamente con il touchscreen o muovere la corona per scorrere la lista. Un attuatore lineare interno comunica un bel feedback aptico, che non è la solita vibrazione, ma è più simile alla sensazione che si ha con Apple Watch o altri smartwatch di fascia alta.

Un movimento sullo schermo dall’alto verso il basso apre un menù a tendina con delle opzioni veloci; un movimento verso da sinistra a destra apre una schermata con i widget, personalizzabile (come accade per molti smartphone); un movimento da destra verso sinistra mostra il menù salute con un riepilogo dei principali dati, tra cui quello definito “PAI”, un indice che raggruppa tutte le informazioni vitali in un numero semplice da leggere che vi da un’indicazione sullo stato di salute. Per avere informazioni complete sotto questo punto di vista dovrete attivare i vari controlli automatizzati di battito cardiaco e altri parametri, situazione che, come detto nel capitolo precedente, limita la durata della batteria e la allontana dal traguardo dei 30 giorni. Infine, un movimento dal basso verso l’alto apre il menù delle notifiche.

Potrete scegliere di tenere lo schermo sempre spento, e far si che si accenda quando muoverete il polso; sempre acceso, situazione che inciderà molto sulla batteria; o una via di mezzo, mostrando sempre e solo l’ora.

Una pressione sul pulsanti in basso e avrete accesso al menù degli sport, e una quantità infinita di attività tra cui scegliere. Il GPS integrato permette di tracciare i tragitti, e potrete anche abilitare un sistema di rilevamento automatico dell’attività. La precisione del GPS è soddisfacente, così come quella del battito cardiaco. Probabilmente esistono smartwatch più precisi sotto questo punto di vista, ma non possiamo lamentarci delle prestazioni misurate.

Diversamente da uno smartwatch Android, Zepp mette a disposizione molte più opzioni che permettono di tagliare su misura il comportamento dello smartwatch, limitarlo a quello che serve veramente, avendo quindi un impatto positivo anche sull’autonomia. Il risvolto della medaglia è uno smartwatch che richiede diverso tempo per scoprirne tutte le funzioni, buona parte delle qualità è gestibile anche tramite l’applicazione. Un difetto, tuttavia, è la mancanza di un reale ecosistema di applicazione di terze parti, cosa che non si può dire per Wear OS e Apple Watch.

Conclusioni

Zepp Z è un bel prodotto, sia sotto il profilo estetico, per qualità costruttiva e completezza delle funzioni. E’ fantastico se cercate uno smartwatch con la batteria in grado di durare da tanto (poco più di una settimana) a tantissimo (quasi un mese), sempre considerando i concorrenti. Il suo punto debole è la mancanza di un ecosistema di applicazioni, e questa è la discriminante tra il considerarne l’acquisto o meno. Se cercate uno smartwatch con cui tenere traccia delle vostre attività fisiche, con cui tenere sotto controllo alcune informazioni e ricevere notifiche di chiamata e dai principali sistemi di messaggistica e poco più (WhatsApp, Telegram, Skype, Facebook, Instagram e YouTube), e soprattutto non volete ricaricarlo ogni giorno o poco più, dovreste considerare Zepp Z. Vogliamo premiare questo smartwatch con il nostro Award proprio per il mix di caratteristiche, abbinate alla possibilità di estendere di molto l’autonomia, mantenendo attive una buona quantità di funzioni da smartwatch.

Al contrario, se avete bisogno di interagire con applicazioni specifiche, in questa fascia di prezzo potreste considerare il TicWatch Pro 3, basato su Wear OS, o anche il Samsung Galaxy Watch 3, che è basato su Tizen, ma offre compatibilità con un po’ di applicazioni di terze parti.

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