Mezzanotte è passata da circa venti minuti quando viene battuto il comunicato che con ogni probabilità segna una nuova epoca nella storia del calcio mondiale: è nata la Superlega. “Dodici prestigiosi club europei hanno annunciato oggi congiuntamente un accordo per costituire una nuova competizione calcistica infrasettimanale, la Super League, governata dai club fondatori. Milan, Arsenal, Atletico Madrid, Chelsea, Barcellona, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Real Madrid e Tottenham hanno aderito in qualità di club fondatori. E’ previsto che altri 3 club aderiranno come club fondatori prima della stagione inaugurale, che dovrebbe iniziare non appena possibile”, si legge in una nota, pubblicata tra l’altro sul sito del Real Madrid. Tradotto vuol dire che le grandi del calcio europeo – a parte, fino a questo momento, il Bayern Monaco e il Psg – puntano a creare una lega in stile Nba, varando una scissione dagli effetti mai visti. Sportivi, economici e politici. Sul tavolo, infatti, c’è una torta da almeno dieci miliardi di euro. E a finanziare il progetto è la banca d’affari JP Morgan, che con una nota spiega di essere subito pronta a finanziare i club fondatori con tre miliardi e mezzo di euro. Un progetto che il presidente della Uefa, Aleksander Ceferin, ha bollato come “orribile” avvisando che i giocatori impegnati in Superlega “non giocheranno” né il Mondiale né l’Europeo. “I pochi club aderenti sono mossi da avidità – ha aggiunto – È uno sputo a chi ama il calcio, non lasceremo che ce lo portino via”.

Il perché di una scissione: il comunicato – Sarà perché sono consapevoli delle reazioni che i club “scissionisti” usano toni concilianti nel comunicato d’esordio. “In futuro, i Club fondatori auspicano l’avvio di consultazioni con Uefa e Fifa al fine di lavorare insieme cooperando per il raggiungimento dei migliori risultati possibili per la nuova Lega e per il calcio nel suo complesso -prosegue il comunicato diffusa dai club-. La creazione della Super League arriva in un momento in cui la pandemia globale ha accelerato l’instabilità dell’attuale modello economico del calcio europeo”. Il Covid-19, secondo le società, ha evidenziato la necessità di una visione strategica e di “un approccio sostenibile dal punto di vista commerciale per accrescere valore e sostegno a beneficio dell’intera piramide calcistica europea”. Significa che, con una situazione economica segnata dalla crisi economica legata alla pandemia, un colosso come il Real Madrid – o per rimanere dentro ai confini, la Juventus – non vuole più rischiare di mandare in fumo un piano di investimenti pluriennale solo perché può finire fuori dalla Champions. “In questi ultimi mesi ha avuto luogo un ampio dialogo con gli stakeholders del calcio riguardo al futuro formato delle competizioni europee“, scrivono i club che però spiegano che le misure proposte a seguito di questi colloqui “non rappresentino una soluzione per le questioni fondamentali, tra cui la necessità di offrire partite di migliore qualità e risorse finanziarie aggiuntive per l’intera piramide calcistica. Inoltre – prosegue la nota – già da diversi anni, i Club Fondatori si sono posti l’obiettivo di migliorare la qualità e l’intensità delle attuali competizioni europee nel corso di ogni stagione, e di creare un formato che consenta ai top club e ai loro giocatori di affrontarsi regolarmente”.

L’ira delle federazioni: chi aderisce è fuori – Dunque è tutto vero. Come si vociferava da alcune ore i 12 club ribelli intendono fare sul serio. E a nulla sono valse – fino ad ora – le minacce lanciate da Uefa, dalla Federcalcio inglese, dalla Premier League, dalla Federcalcio spagnola e dalla Liga, dalla Figc e dalla Lega Serie A che già ieri avevano diffuso una nota pesantissima per rispondere all’ipotesi di un annuncio imminente: “Se ciò dovesse accadere, ci teniamo a ribadire che resteremo uniti nei nostri sforzi per fermare questo cinico progetto, un progetto che si fonda sull’interesse personale di pochi club in un momento in cui la società ha più che mai bisogno di solidarietà”, scrivevano le maggiori federazioni e leghe europee commentando i rumors sulla scissione. La minaccia è pesantissima: “Prenderemo in considerazione tutte le misure a nostra disposizione, a tutti i livelli, sia giudiziario che sportivo, al fine di evitare che ciò accada. Il calcio si basa su competizioni aperte e meriti sportivi, non può essere altrimenti”. In giornata è arrivato il comunicato della Fifa che esprime “la sua disapprovazione per un lega separatista europea chiusa al di fuori delle strutture calcistiche internazionali”. Il massimo organismo che governa il pallone mondiale dice che “in conformità con i nostri statuti, qualsiasi competizione calcistica, nazionale, regionale o globale, dovrebbe sempre riflettere i principi fondamentali di solidarietà, inclusività, integrità ed equa ridistribuzione finanziaria”.

L’Eca prende le distanze, Agnelli lascia – Nella notte, prima della diffusione del comunicato con cui veniva ufficializzata la nascita della Superlega, tra l’altro, l’Eca, la European Club Association, aveva preso le distanze: “Alla luce dei report relativi alla cosiddetta Lega dei separatisti, l’Eca in qualità di associazione rappresentante 246 club in giro per l’Europa ribadisce il proprio impegno a lavorare sullo sviluppo delle competizioni per club assieme alla Uefa per il ciclo che inizierà nel 2024 e che un modello di Superlega chiuso, a cui si riferiscono gli articolo di oggi, sarebbe fortemente ostacolato dall’Eca”. Problema: fino a poche ore fa il presidente dell’Eca era Andrea Agnelli, che sarà pure uno dei quattro vicepresidenti della Superlega, guidata da Florentino Perez. “I 12 club fondatori rappresentano milioni di tifosi in tutto il mondo. Ci siamo uniti in questo momento critico affinché la competizione europea si trasformi, dando allo sport che amiamo basi che siano sostenibili per il futuro, aumentando sostanzialmente la solidarietà e dando a tifosi e giocatori dilettanti un sogno e partite di massima qualità per alimentare la passione per il calcio”, è il virgolettato del numero uno della Juventus – che in mattinata si è dimesso sia da Eca che dal board Uefa – riportato nel comunicato pubblicato dal sito del Real Madrid. Subito dopo è arrivato quello della Juventus a ufficializzare l’adesione alla Superlega, spiegando che però “i club fondatori continueranno a partecipare alle rispettive competizioni nazionali e, fino all’avvio effettivo della Super League, Juventus ritiene di partecipare alle competizioni europee alle quali ha titolo di accedere”. Resta da vedere, ovviamente, se gli sarà concesso. Di sicuro la notizia della “scissione” fa correre il titolo della squadra di Torino che in Borsa ha chiuso in rialzo dell’17,8%.

Come funzionerà la Superlega – Il format della competizione prevede: 20 club partecipanti di cui 15 Club Fondatori e un meccanismo di qualificazione per altre 5 squadre, che verranno selezionate ogni anno in base ai risultati conseguiti nella stagione precedente. Partite infrasettimanali con tutti i club partecipanti che continuano a competere nei loro rispettivi campionati nazionali, preservando il tradizionale calendario di incontri a livello nazionale che rimarrà il cuore delle competizioni tra club. Inizio ad agosto, con i club partecipanti suddivisi in due gironi da dieci squadre, che giocheranno sia in casa che in trasferta e con le prime tre classificate di ogni girone che si qualificheranno automaticamente ai quarti di finale. Le quarte e quinte classificate si affronteranno in una sfida andata e ritorno per i due restanti posti disponibili per i quarti di finale. Il formato a eliminazione diretta, giocato sia in casa che in trasferta, verrà utilizzato per raggiungere la finale a gara secca che sarà disputata alla fine di maggio in uno stadio neutrale.

I conti (milionari) degli scissionisti – Dopo l’avvio della competizione maschile, non appena possibile, verrà avviata anche la corrispettiva lega femminile, per contribuire allo sviluppo e al progresso del calcio femminile. Il nuovo torneo annuale fornirà una crescita economica significativamente più elevata ed un supporto al calcio europeo tramite un impegno di lungo termine a versare dei contributi di solidarietà senza tetto massimo, che cresceranno in linea con i ricavi della lega. Questi contributi di solidarietà saranno sostanzialmente più alti di quelli generati dall’attuale competizione europea e si prevede che superino i 10 miliardi di euro durante il corso del periodo iniziale di impegno dei club. Inoltre, il torneo sarà costruito su una base finanziaria sostenibile con tutti i Club Fondatori che aderiscono ad un quadro di spesa. In cambio del loro impegno, i Club Fondatori riceveranno un contributo una tantum pari a 3,5 miliardi di euro a supporto dei loro piani d’investimento in infrastrutture e per bilanciare l’impatto della pandemia Covid-19. Una torta gigantesca sul tavolo degli scissionisti, che rischiano di cambiare per sempre il volto del calcio mondiale.

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