Il “rischio calcolato” sulle riaperture di cui ha parlato il presidente del Consiglio Mario Draghi presentando la road map dal 26 aprile in poi è “calcolato male”. Lo sostiene Massimo Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano. L’infettivologo si è soffermato su alcuni dati per spiegare come, a suo avviso, l’accelerazione sul ‘liberi tutti’ sia una fuga in avanti: “Abbiamo ancora più di 500mila attualmente positivi ufficiali, che vuol dire averne il doppio, perché ce ne sono sfuggiti molti”, è stata la premessa.

Da qui il paragone per rendere l’idea: “Alla fine del lockdown di maggio scorso erano meno di 100mila ufficiali, anche se allora anche saranno stati 3-400mila”. La circolazione virale, insomma, è assai più alta e adesso sono in gioco anche le varianti. La frenata ai casi gravi indotta dai vaccini, secondo Galli, è prematura: “Abbiamo ancora un’importantissima parte di 70-80enni non vaccinati”. Il primario del Sacco si è quindi soffermato sulle parole del premier britannico Boris Johnson: “La Gran Bretagna, che ha chiuso molto a lungo, ha 40 milioni di dosi fatte. Eppure mi pare che abbia spiegato che con le riaperture, scelte per esigenze economiche, prevede casi, morti e difficoltà”.

La riapertura italiana “precoce” – pur sottolineando di “capire il disastro per chi deve stare chiuso” – avviene secondo Galli all’inizio di una flessione della curva “appena accennata”. E quindi “finiremo a breve distanza” a vedere la curva muoversi nel “senso opposto”. Con una sola possibilità di frenarla: “Che si vaccini a tamburo battente, ma questo non mi pare il caso”. Altrimenti con il sistema a colori pienamente funzionante a partire da maggio, il rischio, a suo avviso, è di fare un passo indietro: “Il sistema a colori non ha funzionato, guardate la Sardegna”.

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