L’ennesimo ribaltone, da parte della giustizia amministrativa, rimette in gioco un appalto da 1,6 milioni di euro in regime di project financing per il nuovo polo ospedaliero di Trento. Storia davvero senza conclusione, se si pensa che il primo bando di gara, per individuare il promotore dell’opera, risale al 2011. Dieci anni dopo, l’ultima decisione viene messa nero su bianco dal Consiglio di Stato che torna ad affidare la realizzazione e gestione al gruppo Guerrato di Rovigo, rovesciando la precedente decisione del Tar che aveva premiato il gruppo Pizzarotti di Parma. Ma non è detta l’ultima parola, perché adesso i veneti attendono l’esito di un altro giudizio del Tar, previsto per fine giugno, con cui hanno impugnato l’affidamento provvisorio a Pizzarotti da parte della Provincia Autonoma di Trento. Per l’apertura dei cantieri, quindi, c’è ancora tempo, in una vicenda senza pace che ha coinvolto diverse giunte provinciali, basti pensare che quella condotta da Lorenzo Dellai ha ricevuto nel frattempo dalla Corte dei conti la richiesta di risarcire 236mila euro per lo nomina irregolare della prima commissione nel 2012 (due suoi componenti avevano fatto parte del gruppo di lavoro che aveva fissato i parametri della gara).

Un guazzabuglio di carte bollate, ricorsi e controricorsi. L’inizio risale al dicembre 2011, quando viene bandita la gara per il promotore. Nell’agosto 2012 la gara si chiude con la presentazione di quattro offerte che prevedono l’esecuzione e gestione in project financing. Al primo posto arriva il raggruppamento guidato da Impregilo, ma si innesca una prima serie di ricorsi da parte degli altri concorrenti secondo cui due membri della commissione erano incompatibili. Il Tar dà loro ragione e il Consiglio di Stato conferma nel 2014 l’annullamento della deliberazione di nomina della commissione. A questo punto andrebbe rifatta la gara, perché già si conoscono le offerte economiche.

Nel 2016 la Provincia decide di abbandonare il project financing e promuove un nuovo concorso di progettazione con riserva di sospensione a secondo degli esiti dei giudizi amministrativi. Ma i quattro concorrenti, questa volta coalizzati, impugnano la revoca del project financing. Nel 2016 il Tar respinge il ricorso, l’anno successivo, invece, il Consiglio di Stato annulla l’annullamento del project financing. Ma viene chiesto al Consiglio di Stato come procedere, visto che la procedura è ormai ingarbugliatissima. Responso: si riprende dalla fase di presentazione delle offerte, ma possono partecipare solo i quattro concorrenti iniziali, con facoltà della Provincia di modificare i contenuti dell’operazione, considerando che anche lo scenario della politica sanitaria può essere mutato.

Si entra così nella fase attuale. Nel 2018 ripartono gli inviti alle quattro concorrenti, ma solo due partecipano. Nel raggruppamento Pizzarotti c’è anche la società trentina Cristoforetti, mentre si presenta da sola la Guerrato, che era stata nel raggruppamento iniziale con Costruzioni Mantovani, poi coinvolta nello scandalo Mose. Nel dicembre 2019 la nuova commissione sceglie i veneti, ma Pizzarotti ricorre, contestando i criteri di valutazione degli aspetti tecnico-economici. A giugno 2020 i giudici amministrativi danno ragione a Pizzarotti. L’amministrazione provinciale decide di non ricorrere contro la sentenza, ma riconvoca la commissione tecnica provinciale per rivalutare l’offerta economica della Guerrato, che riceve nuovamente l’assegnazione. Pizzarotti torna al Tar e (ottobre 2020) vince, ricevendo l’assegnazione provvisoria dell’appalto. Secondo i giudici c’erano state carenze nella valutazione dell’offerta economica di Guerrato. Nuove carte bollate dei veneti, che ritengono la propria offerta migliore sia da un punto di vista tecnico (66 punti su 70), che economico (29,4 punti su 30), avendo indicato 812 giorni per la realizzazione e un canone annuo di 35,8 milioni di euro.

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