“No comment”. Sono le uniche due parole ufficiali che da giorni il gruppo del Movimento 5 Stelle in Regione Lazio pronuncia sul caso ribattezzato “Concorsopoli”, anche se all’interno i malumori non mancano. L’inchiesta è quella del Fatto Quotidiano sulle assunzioni a tempo indeterminato del Consiglio regionale, pescando dall’elenco idonei di un concorso svolto dal piccolo comune di Allumiere – appena 3.800 abitanti a 40 km da Roma – che ha dato il posto fisso ad almeno 16 persone fra militanti, dirigenti e collaboratori di partito, molti dei quali già lavoravano in Regione. Il caso è montato così tanto da portare alle dimissioni, su spinta del governatore Nicola Zingaretti, il presidente del Consiglio regionale, Mauro Buschini. Il sindaco di Allumiere, Antonio Pasquini, lavorava nella segreteria di Buschini. Sulla vicenda indaga la Procura di Civitavecchia, che ha autorizzato i carabinieri ad ascoltare gli idonei esclusi dalla “pesca” che avevano presentato dettagliati esposti. Per il momento, però il tutto sembra essere stato eseguito in punta di diritto amministrativo, e dunque in maniera regolare.

Le persone assunte sono legate a vari partiti: al Pd, soprattutto, ma anche alla Lega e al M5s. Ed è proprio qui il punto. La determinazione del 18 dicembre che ha consentito le assunzioni è stata votata anche da Devid Porrello, vice presidente dell’Assise della Pisana. Fra gli assunti c’è anche Matteo Manunta: già capo segreteria di Porrello, è stato consigliere comunale a Civitavecchia, consigliere della Città Metropolitana ed ora è stato “pescato” come funzionario dal Comune di Guidonia, guidato dal sindaco pentastellato Michel Barbet. Guidonia ha assunto in totale 8 persone prese dalla graduatoria idonei di Allumiere, fra cui anche il consigliere capitolino di Roma del Pd, Marco Palumbo, presidente della Commissione trasparenza che – coincidenza – indaga sui presunti incarichi fiduciari nella giunta romana di Virginia Raggi.

Porrello, da poco entrato in maggioranza – il patto Pd-M5s è stato sancito poche settimane fa con l’ingresso nella giunta Zingaretti di due assessore pentastellate, Valentina Corrado e Roberta Lombardi – era stato invitato dal governatore a dimettersi, insieme a tutti gli altri membri dell’ufficio di presidenza. Ufficio che annovera oltre a Buschini e Porrello anche Michela Di Biase (Pd), Gianluca Quadrana (Lista Zingaretti), Giuseppe Cangemi e Daniele Giannini (Lega). Ma il pentastellato ha preferito mantenere la propria posizione. Senza fornire spiegazioni ufficiali. L’unica a metterci la faccia, evitando il silenzio ufficiale, per il momento, è stata la consigliera Francesca De Vito: “Difficile rimanere in silenzio – dice – soprattutto quando si tratta di difendere quell’idea di istituzione sana che i cittadini meritano. Non stiamo discutendo di violazione delle regole e delle procedure ma di etica ed opportunità politica”. De Vito parla da “grillina” della prima ora. “Il meccanismo – afferma – che si è generato con nuove assunzioni all’interno del consiglio regionale di collaboratori personali oltre ad assessori, consiglieri e segretari del Pd di altri Comuni è un fatto da approfondire”.

Il tema che pone De Vito non è indifferente all’interno del M5s. Il diktat degli inizi era che ognuno avrebbe dovuto mantenere il proprio incarico fino alla scadenza. Invece la storia del Lazio dimostra che si sta andando in ordine sparso. Altra vicenda significativa è quella di Giuliano Pacetti, capogruppo del M5s in Campidoglio. Pacetti è stato assunto con incarico fiduciario part-time nella segreteria della neo assessora regionale Corrado. Tutto legale e regolare, ma la cosa ha creato più di qualche malumore, specialmente perché Pacetti, da sostenitore di Virginia Raggi, si trova a lavorare per un assessore della giunta guidata da Nicola Zingaretti, con Raggi e Zingaretti che se ne dicono giornalmente di tutti i colori. “Non è interessante quello che faccio nel tempo libero”, ha risposto piccato Pacetti a Il Tempo qualche giorno fa.

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