La conferma dell’apertura delle scuole fino alla prima media, il punto sulla campagna vaccinale, poi una novità assoluta: il governo interverrà per impedire che operatori sanitari non vaccinati siano a contatto con i pazienti. È la novità principale della conferenza stampa a cui hanno preso parte il premier Mario Draghi e il ministro della Salute Roberto Speranza, che hanno risposto per oltre ottanta minuti alle domande dei giornalisti. Sulla questione dei sanitari non vaccinati il presidente del Consiglio è stato netto: “Non va bene che operatori sanitari non vaccinati siano a contatto con malati. La ministra Cartabia sta prendendo un provvedimento a riguardo”. Quale provvedimento? Al momento non è dato saperlo, ma già l’annuncio è una notizia, specie dopo gli ultimi casi di contagi nelle strutture ospedaliere dove infermieri e medici non immunizzati lavoravano a stretto contatto con i malati. Sul punto è intervenuto anche il ministro Speranza, che parlando del provvedimento annunciato ha sottolineato che “è una norma a nostro vaglio ma riconosciamo che l’adesione del personale sanitario è stata molto ampia, è la stragrande maggioranza e ha dato il buon esempio. C’è un pezzetto molto minimale, che stiamo quantificando – ha aggiunto – sul quale valutiamo un intervento con una norma“.

SCUOLE APERTE – Mario Draghi, poi, ha confermato che subito dopo Pasqua in molte scuole d’Italia riprenderanno le lezioni in presenza: nella fattispecie gli alunni delle scuole dell’infanzia, delle elementari e della prima media torneranno in classe ovunque, anche nelle regioni in zona rossa. “Il ministro Bianchi sta lavorando perché avvenga in modo ordinato – ha detto il premier – La volontà complessiva era che, se ci fosse stato uno spazio, lo avremmo utilizzato per le scuole fino alla prima media. Le evidenze scientifiche mostrano che le scuole sono un punto di contagio molto limitato solo in presenza delle altre restrizioni“. Da qui la riapertura dopo Pasqua. Ma con quali modalità? Tamponi a tappeto, come era emerso nelle ricostruzioni di stampa dei giorni scorsi? L’ipotesi è smentita: “In alcuni casi sarà possibile effettuare dei test, un’azione globale è difficile” ha sottolineato Draghi, secondo cui “in alcuni casi sarà possibile effettuare il test” per gli studenti “ma parlare di azione globale mi sembra eccessivo”. Parole chiare anche sulle eventuali reazioni dei governatori regionali, le cui “scelte dovranno essere riconsiderate alla luce dell’affermazione del governo che la scuola in presenza è obiettivo primario della politica del governo”.

EXPORT VACCINI – Non poteva mancare un passaggio della conferenza stampa su ciò che sta avvenendo in Europa per quanto riguarda la circolazione dei vaccini tra i vari stati, specie dopo il caso Astrazeneca. “Il criterio enunciato dalla commissione è in parte una modifica del criterio precedente – ha spiegato Draghi – Prima l’unico requisito per lo stop all’export di un certo vaccino era il non rispetto del contratto da parte di una società. Ieri la commissione ha allargato il criterio introducendo le parole proporzionalità e reciprocità. Conta anche cosa fa il Paese verso cui un vaccino è diretto – ha spiegato il premier – ovvero se consente o meno le esportazioni. La proporzionalità e un criterio più sottile, riguarda la spedizione di vaccini verso un Paese che ha una percentuale già alta di vaccinati”. Draghi poi ha sottolineato il ruolo dell’Italia nella vicenda: “Noi per primi abbiamo proposto” il tema delle restrizioni all’export di vaccini nei Paesi extra-Ue. “Ora purtroppo è un tema all’attenzione di tutti – ha detto – Siamo stati gli unici a bloccare l’export dei vaccini. Ora la Commissione Ue allarga la rete entro cui possono cadere le società che esportano. La Commissione Ue allarga i criteri“.

Ma sul blocco tutti i paesi Ue sono concordi? Per Draghi non ci sono dubbi: “Il blocco dell’export è completamente condiviso, la decisione è unanime dai paesi Ue. Però ora l’enfasi è tutta sul blocco ma non ne usciamo con i blocchi ma con la produzione dei vaccini, è l’unica cosa che ci farà uscire dalla pandemia e ci ridarà fiducia nel tornare a viaggiare, a costruire relazioni. Il blocco – ha aggiunto – va attuato soprattutto verso società che non rispettano i patti. Il blocco totale” di esportazione dei vaccini verso il Regno Unito “interromperebbe la produzione del vaccino, oltre a innescare una tensione politica. Non ci dobbiamo assolutamente arrivare – ha sottolineato il premier – e non ci arriveremo”. Il premier, tuttavia, non ha smorzato le sue critiche nei confronti di quelle “case farmaceutiche” di cui ha parlato anche a Bruxelles: “Si ha l’impressione che alcune società di cui non faccio nomi si sian vendute le dosi” di vaccini “due o tre volte”.

LE REGIONI – Centrale anche il tema del rapporto tra Stato e regioni sulle differenze della campagna vaccinale. “Ci sarà un incontro la prossima settimana tra le Regioni e il governo centrale, ci sarò anche io. Bisogna lavorare tutti insieme, inutile mettere divieti o minacciare misure – ha spiegato Draghi – Il criterio di fondo è l’età. Si va avanti così e si va avanti bene”. Tornando sulla polemica suscitata dalle sue parole, il presidente del Consiglio ha spiegato: “Quello che ho detto in parlamento alle Regioni era una reazione spontanea davanti alle differenze tra le varie regioni. La Costituzione – ha detto Draghi – attribuisce al governo centrale competenze in caso di pandemia, il mio richiamo era anche un appello a collaborare, il richiamo era inteso a dire che bisogna vaccinare i fragili e gli ottantenni e poi andare in ordine di età, ho anche detto che il criterio dell’età deve tornare a essere prioritario. Perché – ha concluso – si vedono categorie che sono state vaccinate prima e non si capisce perché siano più esposte degli ultraottenni che poi sono i nonni che stanno con i nipoti“.

SPUTNIK – Sempre in tema vaccini, a Draghi è stato chiesto un parere sull’accordo annunciato dalla Regione Campania per l’acquisto di dosi del russo Sputnik. “Starei attento a fare contratti perché ieri la presidente della commissione ha messo in luce come, da un’indagine fatta dalla commissione parlando col fondo d’investimento russo, possono produrre massimo 55 milioni di dosi, di cui il 40% in Russia e il resto all’estero – ha spiegato – È vaccino in due dosi, a differenza di Johnson&Johnson, e all’Ema non è stata ancora presentata formale domanda su questo ma sta facendo review delle varie componenti e non si prevede che l’Ema si pronunci prima di tre o quattro mesi. Se va bene il vaccino sarebbe disponibile nella seconda parte dell’anno”.

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