Sostenere il mercato dell’auto attraverso un piano strategico di elettrificazione del parco circolante – e della relativa infrastruttura di ricarica –, rifinanziare con urgenza gli incentivi (quelli per le auto con emissioni di anidride carbonica comprese fra 61 e 135 grammi sono in fase di esaurimento) e rendere strutturale fino al 2026 l’ecobonus. Sono queste le richieste di Anfia, Federauto e Unrae al Governo: le principali organizzazioni italiane del settore automotive invitato anche ad avviare una riforma fiscale del settore, in particolare per le auto aziendali: in questo senso si auspica un intervento sulla percentuale di detraibilità dell’Iva per gli acquisti effettuati da aziende e professionisti e sulla soglia di massima deducibilità dei costi. “Con l’occasione è auspicabile anche una rimodulazione del ‘bollo auto’ in chiave green”, si legge in una nota ufficiale. Misure che potrebbero imprimere una svolta decisiva per lo sviluppo di una mobilità più sostenibile a livello ambientale ed economico.

“Da anni le Case produttrici destinano importanti investimenti per progettare e costruire la nuova mobilità sostenibile. L’inattesa crisi globale ha ora chiamato in causa anche i Governi, perché facciano la loro parte per accelerare il raggiungimento degli obiettivi di uno sviluppo sostenibile che unisca crescita economica e rispetto dell’ambiente”, afferma Michele Crisci, Presidente dell’Unrae: “Occorre una pianificazione politica per guidare, nel breve e nel lungo periodo, la transizione verso la mobilità ‘green’ compatibile con le esigenze economiche e sociali di un comparto da sempre trainante per l’economia del nostro Paese. Per questi motivi ribadiamo la richiesta alle Istituzioni di rifinanziare gli incentivi per le autovetture nella fascia 61-135 g/km CO2 e per i veicoli commerciali, nonché di rendere strutturale fino al 2026 l’ecobonus per le autovetture fino a 60 g/km CO2”

Nel 2020 il mercato dell’auto italiano ha perso il 28%: tuttavia, grazie agli ecoincentivi, sono state rottamate 125.000 vetture vetuste ed inquinanti. La loro sostituzione, secondo Anfia, Federauto e Unrae, ha permesso un risparmio sulle emissioni di anidride carbonica di oltre 61 mila tonnellate/anno. Nonostante questo, però, l’Italia ha ancora il parco circolante autovetture tra i più vecchi d’Europa, con un’età media di 11,5 anni contro gli 8 anni in UK e i 9 anni in Germania e Francia. All’attuale ritmo di sostituzione, per rinnovare l’intero parco italiano ci vorrebbero 27 anni.

“La mobility revolution implica, per la nostra filiera, una transizione produttiva che richiede notevoli investimenti in nuove tecnologie: non solo elettrico, ma anche idrogeno, connettività, autonomous driving e digitalizzazione dei processi. Una sfida per cui le aziende necessitano del sostegno di interventi da attuare tramite il Recovery Plan per mantenerne alta la competitività e rendere l’Italia attrattiva per nuovi investitori”, dice Paolo Scudieri, Presidente di Anfia: “Le misure dedicate allo sviluppo infrastrutturale del Paese devono riguardare rete di ricarica – nel giusto mix tra pubblica, privata e aziendale – infrastrutture per l’idrogeno, tecnologie vehicle-to-grid e smart road. Queste proposte devono concorrere alla creazione di un piano che comprenda l’istituzione di una task force pubblico-privata, in cui ministeri e associazioni competenti possano mettere a frutto una proficua sinergia”.

“Il 2020 ha avuto impatti significativi sulle reti dei dealer che hanno dovuto fronteggiare un pesante calo del fatturato (mediamente -25%) e un azzeramento della redditività aziendale. Il sostegno al mercato introdotto nella seconda parte dell’anno, attraverso gli incentivi destinati alla domanda, ha consentito di arginare le perdite ma la strada per ritornare in equilibrio è ancora tutta in salita. Un deciso cambio di passo, anche per accelerare il rinnovo del parco circolante auto obsoleto e poco sicuro e colmare il gap competitivo con gli altri principali Paesi dell’Europa, è rappresentato dalla riforma della fiscalità auto”, sostiene il Presidente di Federauto, Adolfo De Stefani Cosentino: “Inoltre, nell’ambito di una strategia complessiva di rilancio del settore automotive risultano imprescindibili una semplificazione e rimodulazione della tassa automobilistica e l’introduzione di misure strutturali con orizzonte temporale medio-lungo per gli investimenti delle imprese di autotrasporto”.

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