Anche l’ultima fortezza del calcio africano é caduta. Dopo trentotto anni, infatti, gli zambiani dello Nkana hanno perso l’imbattibilità casalinga – sconfitti dai marocchini del Raja Casablanca in CAF Confederation Cup (l’Europa League in salsa africana) – ponendo fine ad una impressionante serie di 64 incontri internazionali senza sconfitte interne. Un qualcosa di straordinario, se si pensa che, tra Champions League, Confederation Cup, Coppa CAF e Coppa delle Coppe africana, davanti al proprio pubblico la formazione zambiana aveva collezionato ben 45 vittorie e 19 pareggi, realizzando 137 reti e concedendone solamente 38. Anche se, a voler essere precisi, la verginità dello Nkana Stadium di Kitwe – la capitale mineraria del Paese e patria dei Red Devils – é stata in qualche modo preservata: la gara con il Raja Casablanca, infatti, per motivi logistici si é giocata nella vicina città di Ndola. Precisazioni che non servono comunque a mitigare la delusione di Takudzo Chimwemwe, uno degli attaccanti più iconici dei Diavoli Rossi: “Ok, non abbiamo perso allo Nkana Stadium perché abbiamo giocato a Ndola – ha dichiarato – ma venire sconfitti in casa è sempre deludente, soprattutto quando sai di avere un record da difendere. In più – ha aggiunto – vederlo evaporare dopo essere riusciti a custodirlo per così tanto tempo é veramente triste”. Del resto, c’era tutta una storia da difendere. Fondato nel 1935, fatto che lo iscrive nell’esclusivo club delle squadre più antiche d’Africa, lo Nkana é la società più blasonata dello Zambia, l’unica del suo Paese ad aver raggiunto la finale di Champions League africana, poi persa con gli algerini della JS Kabylie nel 1990.

Così come sono un’autentica istituzione sono anche i congolesi del Mazembe, conosciuti in Italia per aver disputato nel 2010 la finale del Mondiale per club contro l’Inter post-triplete di Rafa Benítez, a cui é toccata la stessa sorte una settimana prima. Addirittura la striscia di imbattibilità domestica dei Corvi Neri, protagonisti nel nuovo millennio di un rinascimento finanziato dagli ingenti capitali di un noto tycoon locale, era persino più lunga di quella dello Nkana: 74 gare senza nemmeno l’ombra di una sconfitta in gare continentali, a partire dalla semifinale di CAF Champions League 2009 con i sudanesi dell’Al-Hilal Omdurman. Ad interromperla, dopo 12 anni, sono stati i sudafricani del Mamelodi Sundowns: “Abbiamo preparato la gara nei minimi dettagli. Il segreto é stato avere fiducia in noi stessi”, ha commentato Manqoba Mngqithi, il successore del guru Mosimane sulla panchina dei Brazilians, visibilmente orgoglioso dopo la vittoria, la prima di una sudafricana nel fortino di Lubumbashi.

I Sundowns guastafeste di lusso come la Juventus di Cristiano Ronaldo, capace di espugnare lo scorso dicembre il Camp Nou di Barcellona con una prestazione di autorità, diventando la prima squadra a riuscirci dai tempi del Bayern Monaco di Robben e Ribey (2013), dopo 38 tentativi andati a vuoti. Uno score senza precedenti nel calcio europeo e molto probabilmente irripetibile. È una squadra insospettabile, invece, a detenere questo tipo di record in Sudamerica. Non Boca Juniors o River Plate, e nemmeno Flamengo o Palmeiras, ma i peruviani dello Sporting Cristal. I Cerveceros, come sono popolarmente conosciuti per via dei legami con una nota etichetta birraria, tra il 1962 e 1969 hanno inanellato la bellezza di 17 risultati utili consecutivi (di cui 10 in casa) in Copa Libertadores, segnando 29 gol e subendone solamente 15. Tutto è cominciato la notte del 20 febbraio 1962 quando, all’Estadio Nacional di Lima, hanno battuto 2-1 gli argentini del Racing Avellaneda grazie alle reti di Daniel Flores e Alberto Gallardo, due pilastri della nazionale peruviana dell’epoca. Solo l’inizio di una “raya” di 8 vittorie e 9 pareggi, terminata sette anni più tardi, per mano dei cileni dell’Universidad Católica. Il loro segreto? Un direttore d’orchestra d’eccezione come il brasiliano Didi, bicampione del Mondo con il Brasile di Pelé, sbarcato a Lima nelle vesti di ambasciatore del futebol bailado. Il record dello Sporting Cristal è ragionevolmente destinato a rimanere tale ancora per molti anni, anche se nel recente passato qualcuno è riuscito a farlo vacillare. Chiedere ad esempio ai brasiliani del Corinthians, arrivati fino a 16 tra il 2012 e il 2013, ma fermati proprio sul più bello dai messicani del Tijuana. Quella sera, c’è da scommetterci, più di qualcuno nel distretto del Rímac (uno dei più antichi di Lima e casa del Cristal) ha tirato un lungo sospiro di sollievo.

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