Le province di Bologna, Modena ed Ancona sono le aree più vaste finite oggi in zona rossa per decisione delle rispettive Regioni. La situazione in Emilia Romagna è molto complicata già da qualche giorno: è di ieri l’allarme dell’Asl del capoluogo che aveva sottolineato la carenza dei posti letto e la velocità del contagio. “E’ peggio della seconda ondata”, hanno detto le autorità sanitarie locali. Quelli attuali, con la comparsa di nuove varianti Covid, “sono giorni complicati e si devono avere la forza e il coraggio per decisioni anche difficili, ma necessarie, se vogliamo stringere ora, per poi ripartire prima possibile e per sempre”, ha scritto su facebook il governatore Stefano Bonaccini.

Bologna e la sua provincia saranno zona rossa da giovedì fino al 21 marzo. Saranno chiusi anche gli asili nido e le scuole d’infanzia oltre alle attività commerciali non essenziali. Stessa decisione per Modena: “Una scelta necessaria e indispensabile per poter arrestare la diffusione del contagio”, dice il sindaco Gian Carlo Muzzarelli. Nella scorsa settimana nel Modenese l’incidenza è stata di 388 casi ogni 100mila abitanti. Al momento rimane in arancione scuro la zona della Romagna (Ravenna, Cesena e Rimini), mentre un provvedimento analogo potrebbe essere presto assunto per la provincia di Reggio Emilia. I dettagli dell’ordinanza, valida per due settimane, saranno definiti domani dalla Regione.

Partirà già domani la zona rossa nella provincia di Ancona, ma durerà solo fino al 5 marzo. Il provvedimento sarà valido fino alla scadenza del Dpcm in vigore, cioè venerdì 5 marzo. Per il periodo successivo emaneremo un nuovo provvedimento, non appena sarà noto il testo definitivo del nuovo Dpcm che entrerà in vigore da sabato 6 marzo”, ha detto il governatore Francesco Aquaroli. Nell’ordinanza viene “fortemente raccomandato lo svolgimento dell’attività didattica con modalità a distanza in tutti gli istituti scolastici in cui si registra un aumento di casi di contagio da virus Sars-Cov-2, anche sulla base di quanto è previsto dal Comitato tecnico scientifico”. “Occorre sempre far uso – prevede poi l’atto – della autocertificazione riguardo alle cause dello spostamento”.

Diventano rossi 14 comuni del Piemonte: 12 della Valle Po, nel Cuneese, e due nel Torinese legati al focolaio di Cavour (Torino) dove la stretta anti-contagi è in vigore da sabato scorso, Il provvedimento riguarda Barge, Bagnolo Piemonte, Crissolo, Envie, Paesana, Gambasca, Revello, Martiniana Po, Oncino, Ostana, Rifreddo, Sanfront, tutti nel Cuneese, e Scalenghe e Bricherario, nel Torinese. Sale così a 22 il numero dei Comuni piemontesi in zona rossa: lo erano già Cavour e i 7 Comuni della Val Vigezzo.

Annuncia misure a breve anche il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: “Pordenone e Trieste sono ancora aree dove l’incidenza dei contagi non è esplosa mentre l’indice è alto e preoccupante nelle ex province di Gorizia e ancora di più di Udine”. Gli incrementi sono dovuti alle varianti che colpiscono anche la fascia più giovane della popolazione. “Servono misure rigorose, efficaci ma accettabili il più possibile; la positiva applicazione” della contrazione della libertà “avviene quando vi è la più ampia condivisione”.

Pure in Toscana Arezzo ed Empoli sono a rischio. “Rischiano tutte e due” la zona rossa ma “la situazione è meno peggiore” e forse non servirà prendere questi provvedimenti, ha detto il presidente Eugenio Giani. “Ora – ha spiegato – abbiamo una zona rossa nelle province di Pistoia e di Siena”. In Calabria entrano in rossa i comuni di Briatico, Dasà, Gerocarne e Sorianello, tutti in provincia di Vibo Valentia. La misura sarà in vigore fino al 17 marzo 2021. Il provvedimento tiene conto della nota del dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia, la quale ha comunicato che nei comuni “si osserva un andamento epidemiologico in rapida evoluzione, con una elevata incidenza di nuovi casi rispetto alla popolazione residente, negli ultimi giorni”; e che “la situazione osservata potrebbe subire bruschi peggioramenti, a causa dell’elevato numero di contatti sociali avvenuti con soggetti poi risultati positivi, emersi nel corso delle indagini epidemiologiche”. Era già zona rossa dalla scorsa settimana e lo sarà fino al 5 marzo anche l’isola de La Maddalena, dove tra domenica e lunedì su 7mila tamponi fatti sono stati trovati 25 positivi. “Siamo intervenuti immediatamente per bloccare la catena dei contagi e mettere in sicurezza l’isola e l’intera comunità”, dice afferma il commissario straordinario dell’Ats di Olbia, Massimo Temussi.

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