Le bozze del nuovo dpcm, come accaduto sin dall’inizio della pandemia, sono già in circolazione. Ma il testo definitivo ancora non c’è. E non arriverà prima di martedì 2 marzo, cioè a 4 giorni dalla scadenza del provvedimento precedente, nonostante Mario Draghi avesse garantito “largo anticipo” nel comunicare le prossime restrizioni anti-Covid. Il coordinatore del Cts Agostino Miozzo ha confermato che è necessaria “un’altra riunione” prima di chiudere la partita. Il motivo è che resta ancora aperta nel governo la discussione sul tema della scuola. “Il Cts si è già riunito su questo, non è che siamo preoccupati, siamo preoccupati sull’andamento della patologia e dell’epidemia, questo è il problema”, ha spiegato Miozzo, confermando che “sulle scuole ci saranno delle evoluzioni, saranno chiuse nelle zone rosse“. Ai cronisti che gli domandano se verranno prese altre misure nelle aree gialle e arancioni, però, non dà alcuna risposta. Al centro della discussione interna all’esecutivo c’è proprio il parere fornito sabato dal Cts sui contagi in classe: gli esperti chiedono non solo lezioni online nelle zone più colpite del Paese, ma anche chiusure mirate dove l’incidenza dei contagi è alta.

È questo il nodo su cui si registrano maggiori divergenze. Miozzo ha partecipato al vertice a Palazzo Chigi insieme al presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli e alla cabina di regia governativa sul Covid istituita proprio da Draghi. E’ una sorta di riunione dei capi-delegazione analoga a quella dell’epoca Conte, perché oltre al ministro della Salute Roberto Speranza (Leu) e alla collega agli Affari regionali Maria Stella Gemini (Fi), ne fanno parte anche Giancarlo Giorgetti per la Lega, Stefano Patuanelli per il M5s, Dario Franceschini in quota Pd, la ministra renziana Elena Bonetti e il ministro del Tesoro Daniele Franco. Visto che sul tavolo c’era il tema della scuola, per l’occasione era presente anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Un nuovo incontro è previsto martedì 2 marzo alle 9.30 a Palazzo Chigi e subito dopo ci sarà un altro confronto con le Regioni prima della firma del dpcm. Ciò significa che il testo definitivo sarà approvato nel corso della giornata e potrebbe uscire in Gazzetta ufficiale il 3 marzo, cioè a tre giorni dalla scadenza del dpcm precedente. Una tempistica sostanzialmente in linea con i provvedimenti adottati negli scorsi mesi dal governo giallorosso.

Il decreto, stando alle ultime bozze circolate in queste ore, resterà in vigore fino a Pasqua e Pasquetta. In zona rossa, oltre alle scuole, scatterà la chiusura di barbieri e parrucchieri. In zona gialla cade il divieto di ospitare persone non conviventi, ma restano vietate le feste. Fino al 27 marzo è vietato spostarsi tra Regioni, ma resta sempre consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione così come gli spostamenti motivati da esigenze lavorative, ragioni di salute o situazioni di necessità. Dal 27 marzo potranno invece ripartire – nel rispetto di specifici protocolli – cinema e teatri, e sarà possibile andare al museo anche nei weekend (su prenotazione). È consentito recarsi nelle seconde case in zona gialla o arancione (anche se si trovano fuori regione) solo al nucleo familiare e soltanto se la casa è disabitata. Non si può andare nella seconda casa con amici e parenti. Non è possibile invece – a meno di urgenti e necessari motivi – se le abitazioni sono in zone rosse o arancione scuro. Sono vietati i viaggi per turismo e gli orari di bar e ristoranti seguono lo schema già in vigore: non è previsto alcun allentamento per consentire di andare a cena fuori.

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