Due offerte per 27 milioni di dosi totali: il presidente del Veneto Luca Zaia rilancia l’intenzione di acquistare in autonomia i vaccini e annuncia di aver ricevuto due proposte “da 12 e 15 milioni di dosi rispettivamente”. Prezzi e tempi di consegna però restano un’incognita, così come la provenienza delle fiale: “Non so da che canale sono stati comprati quelli che ci sono stati proposti – dichiara Zaia – ma ad Arcuri diciamo che qui ci sono le carte e vi prendete la briga di dire di no a 12 e 15 milioni di dosi ufficiali. Se sono tarocchi lo dite voi. A noi hanno suonato la porta”. È il commissario straordinario Domenico Arcuri, infatti, a dover negoziare i contratti e autorizzare le forniture, tenendo conto anche dei paletti dovuti all’accordo con l’Unione europea. Mentre l’Agenzia italiana del farmaco ha messo di nuovo in guardia da presunti intermediari e un’inchiesta è stata aperta giorni fa a Perugia.

Le varianti del coronavirus fanno paura, quella inglese in particolare, ma la corsa a vaccinarsi prima che dilaghino rischia di diventare spasmodica, se le Regioni dovessero decidere di andare avanti in ordine sparso. La penuria di vaccini in tutta Ue, dovuta alle iniziali carenza nella produzione, dovrebbe essere risolta entro marzo: a quel punto il vero obiettivo sarà essere in grado di vaccinare tante persone ogni giorno. In questa direzione si muove il governo Draghi, che sta studiando un piano che preveda l’utilizzo di hangar, caserme e palazzetti, con l’aiuto di militari e protezione civile. Acquistare ora – chissà a che prezzo – altre dosi che potrebbe arrivare solo nei prossimi mesi rischia di essere inutile.

Il Veneto e il suo governatore Zaia da tempo hanno manifestato la volontà di muoversi da soli sul mercato. Ora annuncia che sono arrivate due offerte ritenute attendibili: “Abbiamo avuto informazioni dagli operatori sulla quantità di vaccini, sui tempi, sul prezzo, ma non andiamo avanti di un millimetro perché si tratterebbe di negoziare e dobbiamo investire la struttura commissariale del Governo”, ha precisato il direttore generale della Sanità, Luciano Flor. “C’è un impegno reciproco – ha spiegato – a mantenere la riservatezza su queste cose, la nota al Commissario non avrà né omissis né punti di domanda. Siamo a completa disposizione di chi ci vuol chiedere qualcosa”. Resta il dubbio sulla provenienza: Zaia ha spiegato che le offerte non intaccano gli stock della strategia Ue e che vengono “tramite intermediari sul territorio europeo, su vaccini autorizzati da Ema (l’Agenzia europea del farmaco, ndr)”. Il surplus di vaccini delle aziende potrebbe essere stato rimesso sul mercato da alcuni Stati che ne avevano fatto incetta, fa capire Zaia. “Spero di aver scoperto una via di fornitura nuova – aggiunge il governatore leghista – e arrivassero 27 milioni di dosi non solo si ‘coprirebbo’ il Veneto, se ne avvantaggerebbe tutta l’Italia“.

Infatti, alla finestra ci sono anche Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna, così come la Lombardia di Attilio Fontana: “Ci siamo dati da fare, collaboriamo con Zaia e abbiamo i nostri collegamenti”, ha detto a Mattino 5. Più realista l’assessore alla Sanità del Piemonte, Luigi Icardi, coordinatore della Commissione salute della Conferenza delle Regioni. “Noi chiediamo allo Stato di acquistare per noi, di andare oltre gli ordini europei – dice – per le Regioni è molto difficile, siamo piccoli sul mercato internazionale”. Secondo il dg della Sanità veneta Flor, ogni industria “ha un contratto di fornitura con l’Ue per un certo numero di dosi. Quelle non sono intaccabili“. “Oggi però sappiamo che c’è una disponibilità di dosi di vaccino che probabilmente un mese fa non c’era. Questa aumentata disponibilità, o la compra qualche Stato, o la compra l’Ue, oppure l’industria la può regolarmente immettere sul mercato, se nessuno gliela compra”, sostiene Flor.

Zaia ha aggiunto: “Ogni casa farmaceutica immagino abbia un portafoglio pauroso di clienti. E’ possibile dunque che uno di questi clienti si sia approvvigionato di vaccini e li metta sul mercato”. Come dichiarato nei giorni scorsi il direttore dell’Aifa, Nicola Magrini, esiste però un pericolo di truffe collegate alla vendita illegale di vaccini anti-Covid. Per questo la stessa Agenzia italiana del farmaco ha risposto al Veneto che il via libera deve arrivare dalla struttura commissariale di Arcuri. “È fondamentale che non si deroghi dal rispetto delle norme per l’importazione dei farmaci, lavorando semmai per far sì che il meccanismo di acquisto centralizzato gestito dalla Commissione Ue diventi più efficiente e rapido“, spiegava Magrini. Anche i carabinieri del comando tutela della salute nel fine settimana avevano sottolineato che la vendita illegale di dosi “è un pericolo reale di cui i Nas si stanno occupando e si sono occupati anche nei giorni scorsi”. Un episodio di tentata truffa si è già verificato a Perugia: sono in corso le indagini per capire chi fosse il presunto intermediario che cercava di vendere alla Regione una partita di vaccini AstraZeneca.

Tra i Paesi citati da Zaia c’è Israele, al primo posto per vaccinati in rapporto agli abitanti (più di 4 milioni con una dose, quasi metà popolazione, 2,5 milioni con due dosi). E proprio dallo Stato ebraico arrivano buone notizie: il vaccino Pfizer conferma di essere efficace al 94% sui casi sintomatici e al 92% su quelli gravi, secondo uno studio del Clalit Research Institute. Con conseguente drastica diminuzione di ricoveri negli ospedali. In Italia, secondo l’Istituto superiore di sanità, “la vaccinazione delle categorie di popolazione più fragile sta procedendo rapidamente ma non ha ancora raggiunto coperture sufficienti“. Nel Lazio sono già stati vaccinati oltre 50mila ultra80enni. In Lombardia sono oltre 100mila le prenotazioni di over 80, ma la somministrazione deve ancora cominciare. In Veneto le iniezioni per la fascia più a rischio sono iniziate ieri.

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